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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Piacenza, una storia per volta

Piacenza, una storia per volta

A cura di Giuseppe Romagnoli

Quando in colonia si andava all’Isolotto Maggi, la “Rimini” dei piacentini

La colonia fluviale intitolata al conte commendatore Alessandro Calciati venne fondata nel 1921. Toglieva dalle strade un numero ragguardevole di fanciulli e li rinvigoriva

Quella lingua di sabbia bianca, pulitissima, era il mare “nostrum”. La domenica i traghetti facevano una spola ininterrotta dalle rive. C’erano le cabine, c’era "al Belu" con il suo chiosco delle bevande tenute fresche con i blocchi di ghiaccio fabbricati al macello che venivano grattati, quindi insaporiti con un po’ di sciroppo. Abbronzature, sabbiature contro i reumatismi, nuotate, giochi tra i ragazzi (con le inevitabili liti), chiasso, ma tanto divertimento a buon mercato e poi sul far della sera, per molte famiglie, c’era l’appuntamento alla trattoria “Pesce fritto” gestita da Ettore Fraschini.

Allora il pesce non mancava: stricci (lasche), alborelle, pesci gatto, cavedani, anguille erano gustati così, alla “carta”, con un po’ di pane e qualche bicchiere di vino e si concludeva in bellezza e semplicità il giorno di festa.

Altri tempi: con il progressivo aumentare dell'inquinamento, la “Rimini” dei piacentini è deserta. Il grande padre Eridano, dalle acque pulite, tanto che si poteva bere dai “surtum” tra la ghiaia, ha cambiato colore grazie ai “generosi” apporti lombardi di Lambro, Olona e Seveso. I depuratori, se riusciranno a modificarne la qualità, non potranno certo ripristinarlo come un tempo. Oggi il turismo è nel mondo e la vita intensa che si svolgeva sul fiume non tornerà più o forse…? Si vedrà…

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