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Venerdì, 19 Aprile 2024
Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

Aids, in 37 anni 25 milioni di vittime

E' indetta ogni anno, il primo dicembre, per accrescere la conoscenza della epidemia mondiale dovuta alla diffusione del virus HIV, che dal 1981, ha procurato più di 25 milioni di morti. Nel mondo, nel 2016, sono 36,7 milioni le persone che vivono con il virus dell’HIV, un milione di morti, 1,8 milioni le nuove diagnosi e preoccupa l'aumentato numero di casi nell'Est Europa

E' indetta ogni anno, il primo dicembre, per accrescere la conoscenza della epidemia mondiale dovuta alla diffusione del virus HIV, che dal 1981, ha procurato più di 25 milioni di morti. Nel mondo, nel 2016, sono 36,7 milioni le persone che vivono con il virus dell’HIV, un milione di morti, 1,8 milioni le nuove diagnosi e preoccupa l'aumentato numero di casi nell'Est Europa. Lo afferma l’ultimo rapporto del programma delle Nazioni Unite, dal quale emerge una maggiore sopravvivenza, grazie agli effetti della terapia antiretrovirale e le misure di prevenzione legate alla consapevolezza dei comportamenti e stili di vita corretti. In Italia, dal 1982 a oggi, sono stati segnalati oltre 68.000 casi di AIDS, di cui, 43.000 decessi; le persone sieropositive sono alcune migliaia. L’AIDS (Acquired Immuno Deficiency Sindrome), identifica una malattia del sistema immunitario causata da un Retrovirus umano a RNA, con attività citopatica. Il virus (Human Immunodeficiency Virus) è stato scoperto da Luc Montagnier e Francoise  Barrè - Sinoussi, che meritarono il Premio Nobel per la Medicina 2008. L’HIV 1 è predominante nel mondo, l'HIV 2  è diffuso soprattutto in Africa occidentale ed è molto meno aggressivo del tipo 1. Il reperto più caratteristico dell’infezione da HIV è una perdita dell’immunità T- cellulare e le cellule più colpite sono i linfociti T- helper CD4 che vengono progressivamente distrutte dal virus ed il soggetto diventa, con il passare del tempo “immunodepresso” , quindi esposto a malattie ed infezioni. Una persona infettata con HIV, sviluppa la malattia (AIDS), se il suo sistema immunitario diventa seriamente compromesso a causa dell’infezione e questo avviene quando il numero dei linfociti CD4  nel sangue, scende  al di sotto di 200 cellule per mm3. In assenza di trattamento, la sopravvivenza è di circa tre anni, mentre il ricorso alle cure mediche permette di mantenere una carica virale ridotta e a prevenire lo stadio di AIDS conclamato. Il virus, quando si riproduce, copia il suo codice genetico, in modo non sempre attendibile, determinando delle mutazioni che possono conferire resistenze ai farmaci antiretrovirali, permettendo al virus di moltiplicarsi, anche in presenza del farmaco, che ha ridotto così la sua efficacia.

TEST DIAGNOSTICI La diagnosi di infezione da HIV può essere effettuata attraverso la dimostrazione della presenza di anticorpi specifici  e  la rilevazione  del genoma virale. I test sierologici ora disponibili sono in grado di svelare la presenza di anticorpi diretti contro HIV-1 e HIV-2, dopo circa 20 giorni dall'avvenuto contagio, sono  altamente sensibili e specifici e consistono  in un semplice prelievo di sangue  (Elisa, Western blot). Il test salivare, si può effettuare solo in presenza di personale autorizzato (non si vende in farmacia).  Rileva la presenza di anticorpi IgG e IgM anti HIV 1 - 2 .  Richiesto un test di conferma sul sangue con metodica Elisa e Western Blot. Autotest diagnostico: dosaggio immunocromatografico.   Una goccia di sangue ottenuta dal polpastrello del dito, è in grado di rilevare la presenza degli anticorpi. Effettuare il test a distanza di 3 mesi dal presunto contagio. Risultato in 15 minuti. Disponibile in Farmacia, senza ricetta medica. Possibilità di falsi positivi, perciò, effettuare sempre un test di verifica  presso un Centro specializzato. Test in gravidanza: la donna può trasmettere il virus al nascituro; il rischio è ridotto < 1%  se la  madre  adotta le seguenti precauzioni: idonea terapia, parto cesareo,  allattamento artificiale, terapia al neonato. Viene definito “periodo finestra” il tempo durante il quale un soggetto che ha contratto il virus HIV, non ha ancora  sviluppato gli anticorpi specifici; in questo periodo, la persona risulterà negativa al test per gli anticorpi, pur essendo stata contagiata dal virus. Una persona contagiata, può trasmettere il virus anche durante il periodo finestra. La determinazione del genoma virale avviene attraverso test basati sulla ricerca degli acidi nucleici del virus (tecniche di amplificazione genica NAT = Nucleic Acid Test), qualitativa e quantitativa ed il periodo finestra si riduce  a circa 7 giorni. L’allestimento di un vaccino contro l’Aids risulta difficile, in quanto, i virus  a RNA, come l’HIV, hanno mostrato i più alti tassi di mutazione genetica.

FASI DELLA INFEZIONE - infezione acuta: è la prima fase che si verifica  entro  2-4 settimane dal contagio; si può avere nessun malessere, ma in alcune persone si manifestano sintomi simil influenzali, con febbre, ingrossamento dei linfonodi, dolori articolari e muscolari,  dovuti alla  velocità di replicazione  virale. Un alto numero di contagi avviene in questa fase, nella quale, la carica virale è molto elevata ed il rischio di contagio è elevatissimo. - latenza clinica o infezione cronica: i soggetti in questo stadio non mostrano sintomi; il virus, però, continua a replicarsi e ad intaccare il sistema immunitario. I farmaci antiretrovirali oggi disponibili possono evitare la trasformazione della sieropositività in AIDS, ma non annullare l'infezione.

AIDS: è lo stadio finale della infezione da  HIV. Il sistema immunitario,  in questo stadio è gravemente danneggiato  e la persona sieropositiva sviluppa una serie di infezioni opportunistiche (tubercolosi, batteriche ricorrenti, parassitarie, virali ((herpes simplex)), fungine e tumori ((linfoma di Burkitt  e sarcoma di Kaposi)).

TERAPIA - Le terapie antiretrovirali permettono di ridurre il rischio di trasmissione della infezione, abbassando la viremia e, sebbene incapaci di eliminare il virus, ne impediscono la replicazione, contribuendo al miglioramento della prognosi. Attualmente la terapia antiretrovirale utilizza farmaci appartenenti a quattro classi: gli inibitori  della trascriptasi inversa, gli inibitori della proteasi, gli inibitori della fusione e gli inibitori dell’integrasi.

PREVENZIONE DEL RISCHIO DI TRASMISIONE DEL VIRUS - utilizzare in modo corretto il profilattico durante i rapporti sessuali; - eseguire il test per l'HIV, se comportamenti a rischio. La via più diffusa di trasmissione del virus dell'HIV sono: - rapporti sessuali non protetti sia tra eterosessuali che omosessuali; - scambio di sangue infetto tramite siringhe; - scambio di sangue infetto a seguito di trasfusione o trapianti di organi e tessuti (oggi, molto rari); - trasmissione verticale: una madre sieropositiva può trasmettere il virus  al nascituro durante la gravidanza, il parto o l'allattamento al seno.

PREVENZIONE DEL RISCHIO TRASFUSIONALE - Il miglioramento delle metodiche in linea con le conoscenze scientifiche, ha ridotto drasticamente il rischio di contagio attraverso le terapie emotrasfusionali e trapianti d'organo. Come previsto dal Decreto 2 novembre  2015 del Ministero della Salute, il donatore viene sottoposto ad una serie di accertamenti, tra i quali: l'esame del sangue per la determinazione  di test sierologico per la ricerca combinata di anticorpi anti HIV 1-2 e antigene HIV 1-2 e la NAT, metodica di biologia molecolare  con la quale è possibile visualizzare   frammenti, anche estremamente piccoli di materiale genetico, in modo da  poter identificare  il riscontro  della  eventuale  presenza del virus nel sangue ( HIV 1 NAT).

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