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Martedì, 16 Aprile 2024
Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

Genoma, stile di vita e longevità: l'Ogliastra è zona blu, zero contagi per il Coronavirus

I Ricercatori Gianni Pes, Michel Poulain e Dan Buettner hanno identificato zone (blù) di maggiore longevità nel mondo: isola di Okinawa (Giappone), Sardegna, prevalentemente i paesi montani della Ogliastra (regione storico-geografica nel centro-orientale dell’isola); Penisola di Nicoya (Costa Rica), Isola di Icaria (Grecia) e la comunità di Loma Linda in California.

In Sardegna, la posizione isolata e le pochissime invasioni straniere subite dall'isola, hanno permesso al genoma sardo di mantenersi intatto per migliaia di anni. Il DNA è cambiato più lentamente, tanto che nei centenari sardi è simile a quello degli uomini del Neolitico (periodo della preistoria, l'ultimo dei tre che costituiscono l'età della pietra). A interessare studiosi e ricercatori è soprattutto il genoma di chi abita in Ogliastra. una regione poco accessibile tra il mare e la montagna. Nel 2000, un gruppo di studiosi, cui aderì anche il Consiglio Nazionale delle Ricerche chiese a 13.000 di questi anziani di  indagare i propri cromosomi. I preziosissimi campioni, insieme a una ricostruzione precisa delle discendenze dei donatori, sono tuttora conservati in una apposita banca a Perdasdefogu in provincia di Nuoro, di cui si prende cura la Fondazione "Dna Ogliastra."

Nelle Banche del Dna, il materiale biologico prelevato dai donatori viene depositato e custodito secondo regole precise che impediscono al contenuto delle provette di danneggiarsi. L'obiettivo di questi studi è di capire meglio il meccanismo delle malattie e trovare nuove cure. L'Ogliastra è una regione interessante anche per l'altissimo numero di centenari, nei cui geni, si cerca l'elisir di lunga vita, A rendere longeva questa popolazione, dicono gli esperti è sicuramente la dieta tipica della zona, ma anche la genetica unica al mondo.

I sardi non sono gli unici con un Dna straordinario, al quale gli esperti guardano con attenzione. Gli islandesi, abitanti dell'isola posta a nord dell'Europa, rimasti per secoli separati dagli uomini del continente, sono stati coinvolti negli studi genetici ed hanno mappato il Dna di un terzo della sua popolazione, operazione unica al mondo. Gli islandesi, al primo gennaio di quest’anno  contavano 364.134 abitanti, la maggior parte di loro ha antenati in comune e un corredo cromosomico simile, quindi molto facile per identificare mutazioni genetiche e trovare collegamenti con le malattie; dal 1996 ad oggi, si sono fatte scoperte su patologie cardiache, epatiche e Alzheimer.

Gli scienziati, in questi anni hanno letto con attenzione il Dna dei sardi con scoperte interessanti. Dalle analisi del Cromosoma Y in cui si accumulano le mutazioni genetiche di tutte le generazioni passate, si è potuto datare con precisione la comparsa dell'uomo moderno a 200mila anni fa e alcuni studi hanno aiutato a conoscere meglio alcune malattie come il diabete, la sclerosi multipla, entrambe più diffuse tra i sardi, rispetto al resto della popolazione mondiale. Sempre grazie al Dna di 6.600 volontari sardi, nel 2015, l'Istituto di Ricerca genetica e biomedica, ha scoperto anche i geni responsabili della statura bassa, quelli che regolano il colesterolo nel sangue e l'emoglobina. Recentemente, l'Ospedale di Cagliari ha trovato nel Dna sardo un nuovo gene legato allo sviluppo della malattia di Parkinson. Ma, l'Ogliastra sta in silenzio anche verso il Coronavirus che fortunatamente ancora non è arrivato, sia per il distanziamento sociale attivo che la bassa densità demografica, è a zero contagi.

La predisposizione genetica alla longevità si annulla, se non vengono adottati comportamenti salutari. Fumo, alcol, sedentarietà, esposizione agli inquinanti chimici, radiazioni, vanificano gli influssi positivi dei geni ed accorciano la vita. L'esercizio fisico, alza il livello dell'umore ed aiuta a tenere allenate le capacità mentali. I maggiori rischi per la salute nascono dagli eccessi alimentari, lo conferma anche la dieta abituale nelle zone blù, in cui la vita media è più lunga e si registra una maggiore concentrazione di centenari. Queste popolazioni longeve sono caratterizzate da un’alimentazione a basso apporto calorico, basato soprattutto su: frutta, noci, mandorle, olio di oliva legumi, verdura e pesce, svolgono una attività fisica moderata, ma costante ed hanno la percezione di essere socialmente utili.

Secondo i dati della OMS, gli italiani, sono tra i popoli che, nel mondo, hanno la probabilità di vivere più a lungo; l'Italia, infatti, è al secondo posto per l'aspettativa di vita con: S. Marino, Spagna, Svizzera e Singapore, al primo posto si trova il Giappone. La relazione "World Health Statistics" dell'OMS rappresenta la fonte ufficiale delle informazioni sullo stato di salute della popolazione mondiale. Contiene i dati provenienti da 194 Paesi relativi ad una serie di indicatori: mortalità, malattia, speranza di vita, cause di morte e sui maggiori fattori di rischio per la salute, tra i quali, prevalgono: l'obesità, l'abuso di alcol ed il fumo di sigaretta.

LA RELAZIONE TRA TELOMERI E INVECCHIAMENTO

Si deve a Elizabeth Helen Blackburn, biologa australiana, che nel 2009 ha ricevuto il Premio Nobel per la Medicina, assieme a Jack W. Szostak e Carol W. Greider, in merito ai loro studi riguardo a come i cromosomi sono protetti dai telomeri e dalla telomerasi.

I telomeri sono le strutture del DNA alla cui lunghezza sembrano strettamente collegati i processi di invecchiamento. Sono il cappuccio protettivo collocato al termine dei cromosomi che servono a proteggere il Dna nella duplicazione cellulare. Analisi cliniche offrono la possibilità di misurare i telomeri delle proprie cellule attraverso un esame del sangue ed i risultati vengono interpretati per stabilire se una persona ha una età biologica corrispondente a quella anagrafica. Quando la lunghezza dei telomeri scende al di sotto di una soglia critica, definita “Hayflick limit”, sono troppo corti per svolgere le proprie funzioni protettive nei confronti dei cromosomi, quindi il Dna si altera più facilmente ed aumenta la probabilità di lievi mutazioni genetiche, dalle quali deriva un maggior rischio di ammalarsi di patologie cardiocircolatorie o di altre gravi malattie, tra cui i tumori. L'accorciamento eccessivo e il danno ai telomeri costituiscono una minaccia alla stabilità del Dna e la cellula reagisce attivando un allarme molecolare che blocca la proliferazione delle cellule danneggiate inducendo la sua senescenza, una forma di invecchiamento cellulare. Questo fenomeno avviene inevitabilmente nel normale processo di invecchiamento dell'organismo, ma anche a seguito di eventi patologici, come in alcune malattie genetiche e tumori.

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