Il 1° dicembre giornata mondiale per la lotta contro l’Aids
Dal 1982, inizio della Pandemia, nel mondo sono decedute 25 milioni di persone; un terzo di quelle infettate. Nel 2018, in Italia 2.847 le nuove diagnosi di infezione da HIV e 661 di AIDS
La giornata mondiale contro l'Aids è indetta ogni anno, il primo dicembre, per accrescere la conoscenza sulle misure di prevenzione e la consapevolezza di adottare comportamenti e stili di vita corretti. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, dall'inizio della pandemia (1982) sono state infettate 75 milioni di persone nel mondo che hanno causato oltre 25 milioni di decessi e sono circa 37,9 milioni le persone che oggi convivono con il virus dell’HIV.
In Italia, secondo i dati del COA (Centro Operativo Aids dell'Istituto Superiore di Sanità) sono stati segnalati 70.567 casi di Aids con 45.347 decessi. Sono circa 130.000 le persone che convivono con l' HIV, 2.847 le nuove diagnosi di infezione e 661 i nuovi casi di Aids registrati nel 2018. La fascia di età in cui è stata rilevata l'incidenza più alta è tra i 25-29 anni.
Gli scienziati, in quasi due decenni, hanno scoperto il primo nuovo ceppo dell'HIV, che fa parte della versione del gruppo M dell'HIV-1, la stessa famiglia di sottotipi di virus sotto accusa della pandemia globale. Abbott Laboratories ha condotto la ricerca insieme alla Università del Missouri, Kansas City e i risultati sono stati pubblicati sul "Journal of Acquired Immune Deficiency Syndromes". L'HIV ha diversi sottotipi e ceppi e come altri virus, ha la capacità di mutare nel tempo, è infatti, in continua evoluzione e deve essere quindi monitorato. E' importante sapere quali ceppi del virus circolano, per garantire l'efficacia dei test utilizzati per diagnosticare la malattia. Il dottor Anthony Fauci, Direttore del "National Institute of Allergy and Infections Diseases", americano, ha affermato che gli attuali trattamenti per l'HIV sono efficaci contro questo ceppo e altri. I ricercatori sono stati in grado di sequenziare il Dna e determinare il sottotipo "L del gruppo M".
L' infezione da HIV determina la perdita dell’immunità T- cellulare e sono più colpiti i linfociti T- helper CD4 che vengono progressivamente distrutti dal virus ed il soggetto diventa, con il passare del tempo “immunodepresso” quindi esposto a malattie ed infezioni. Una persona infettata con HIV, sviluppa la malattia (AIDS) se il suo sistema immunitario diventa seriamente compromesso a causa dell’infezione e questo avviene quando il numero dei linfociti CD4 nel sangue, scende al di sotto di 200 cellule per mm3. In assenza di trattamento, la sopravvivenza è di circa 3 anni, mentre il ricorso alle cure mediche permette di mantenere una carica virale ridotta e a prevenire lo stadio di AIDS conclamato. Il virus, quando si riproduce, copia il suo codice genetico, in modo non sempre attendibile, determinando delle mutazioni che possono conferire resistenze ai farmaci antiretrovirali, permettendo al virus di moltiplicarsi, anche in presenza del farmaco, che ha ridotto così la sua efficacia.
AIDS è lo stadio finale della infezione da HIV. Il sistema immunitario, in questo stadio è gravemente danneggiato e la persona sieropositiva sviluppa una serie di infezioni opportunistiche (tubercolosi, batteriche ricorrenti, parassitarie, virali ((herpes simplex)), fungine e tumori ((linfoma di Burkitt e sarcoma di Kaposi)).
L’allestimento di un vaccino contro l’Aids risulta difficile, in quanto, i virus a RNA, come l’HIV, hanno mostrato i più alti tassi di mutazione genetica. L'infezione acuta è la prima fase che si verifica entro 2-4 settimane dal contagio; si può avere nessun malessere, ma in alcune persone si manifestano sintomi simil influenzali, con febbre, ingrossamento dei linfonodi, dolori articolari e muscolari, dovuti alla velocità di replicazione virale. Un alto numero di contagi avviene in questa fase, nella quale, la carica virale è molto elevata ed il rischio di contagio è elevatissimo. Nella latenza clinica o infezione cronica, i soggetti non mostrano sintomi; il virus, però, continua a replicarsi e ad intaccare il sistema immunitario. I farmaci antiretrovirali oggi disponibili possono evitare la trasformazione della sieropositività in AIDS, ma non annullare l'infezione.
Le terapie antiretrovirali permettono di ridurre il rischio di trasmissione della infezione, abbassando la viremia e, sebbene incapaci di eliminare il virus, ne impediscono la replicazione, contribuendo al miglioramento della prognosi. Attualmente, la terapia antiretrovirale utilizza farmaci appartenenti a quattro classi: gli inibitori della trascrittasi inversa, gli inibitori della proteasi, gli inibitori di entrata e gli inibitori dell’integrasi. La Terapia Antiretrovirale Altamente Attiva (HAART) è una modalità terapeutica antiretrovirale, utilizza tre o più farmaci che interferiscono con la replicazione del virus.
I TEST RIVELATORI
La diagnosi di infezione da HIV può essere effettuata attraverso la dimostrazione della presenza di anticorpi specifici e la rilevazione del genoma virale.
* I test sierologici attualmente disponibili sono in grado di svelare la presenza di anticorpi diretti contro HIV-1 e HIV-2, dopo circa 20 giorni dall'avvenuto contagio, sono altamente sensibili e specifici e consistono in un semplice prelievo di sangue (Elisa, Western Blot).
* Il test salivare, si può effettuare solo in presenza di personale autorizzato (non si vende in farmacia). Rileva la presenza di anticorpi IgG e IgM anti HIV 1 - 2 . E' richiesto un test di conferma sul sangue con metodica Elisa e Western Blot.
* Autotest diagnostico: dosaggio immunocromatografico: una goccia di sangue ottenuta dal polpastrello del dito è in grado di rilevare la presenza degli anticorpi. Effettuare il test a distanza di 3 mesi dal presunto contagio. Risultato in 15 minuti. Disponibile in Farmacia, senza ricetta medica. Possibilità di falsi positivi, perciò, effettuare sempre un test di verifica presso un Centro specializzato.
In gravidanza, la donna può trasmettere il virus al nascituro; il rischio è ridotto (< 1%) se la madre adotta le seguenti precauzioni: idonea terapia, parto cesareo, allattamento artificiale, terapia al neonato. Viene definito “periodo finestra” il tempo durante il quale un soggetto che ha contratto il virus HIV, non ha ancora sviluppato gli anticorpi specifici; in questo periodo, la persona risulterà negativa al test per gli anticorpi, pur essendo stata contagiata, ma potrà trasmettere ugualmente il virus.
*La determinazione del genoma virale avviene attraverso test basati sulla ricerca degli acidi nucleici del virus (tecniche di amplificazione genica NAT = Nucleic Acid Test), qualitativa e quantitativa ed il periodo finestra si riduce a circa 7 giorni.
Come misure di prevenzione utilizzare in modo corretto il profilattico durante i rapporti sessuali ed effettuare il test per l'HIV, se comportamenti a rischio. La via più diffusa di trasmissione del virus dell'HIV avviene tramite rapporti sessuali non protetti, sia tra eterosessuali che omosessuali, scambio di sangue infetto tramite siringhe e a seguito di trasfusioni o trapianti di organi e tessuti. Il miglioramento delle metodiche ha notevolmente ridotto il rischio di contagio attraverso queste terapie.
Per quanto tempo si resta infettivi? L'esito dell'esame: "Non rilevabile o non trasmissibile" sta a significare che quando una persona con Hiv è in terapia con farmaci efficaci che mantengono costantemente la "carica virale", cioè la quantità di virus presente nel sangue /secrezioni a livelli "non misurabili" da almeno 6 mesi, non risulta più infettiva.