Il 14 novembre è la Giornata mondiale del diabete
Riduci il rischio della chetoacidosi diabetica con dieta e stile di vita sano, attività fisica e controlli periodici
Il 14 novembre, data di nascita di Frederick Banting, endocrinologo, scopritore della insulina, con Charles Best e James Macleod, nel 1922, ricorre “La giornata Mondiale del Diabete” istituita dalla International Diabetes Federation e l'Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1991. Dal 2002 è organizzata da Diabete Italia, Onlus, la rete delle Società Scientifiche e delle Associazioni. La giornata, in risposta al rapido progressivo incremento in tutto il mondo dei casi di diabete, si propone di sensibilizzare i cittadini alla prevenzione del diabete di tipo 2, la forma più comune nell'adulto, circa il (90%) attraverso semplici azioni rappresentate da dieta e stile di vita sano, regolare attività fisica, controlli periodici e, per il diabete tipo 1 che esordisce prevalentemente in età infantile e giovanile, di prevenire una grave complicanza: la chetoacidosi diabetica.
Il diabete mellito
Sono oltre 425 milioni le persone nel mondo che vivono con il diabete, in Italia più di 3.200.000, dei quali 20.000 minori. La malattia è determinata dalla incapacità dell'organismo di produrre la quantità necessaria di insulina per regolare i livelli di glucosio nel sangue.
L'insulina è un ormone peptidico prodotto dalle cellule B delle isole di Langerhans all'interno del pancreas, ad attività ipoglicemizzante, stimola l'assunzione del glucosio nelle cellule muscolari e adipose ed insieme al glucagone (ormone prodotto dalle cellule A del pancreas, con attività iperglicemizzante), partecipa alla regolazione dei livelli ematici di glucosio. Facilita, quindi, il passaggio del glucosio dal sangue alle cellule, favorisce l'accumulo di glucosio sotto forma di glicogeno a livello epatico (glicogenosintesi) ed inibisce la degradazione di glicogeno a glucosio (glicogenolisi).
Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune, causata dalla produzione di autoanticorpi che attaccano le cellule B che producono insulina, in soggetti con particolare predisposizione genetica. Diversi fattori di rischio sono stati associati al diabete tipo 2 e comprendono: spiccata familiarità, obesità, stress psico-fisico, inattività fisica, aumento dell'età, ipertensione arteriosa, alterata tolleranza al glucosio. Il diabete gestazionale, spesso insorge per scorretta alimentazione durante la gravidanza, età della madre e i neonati che superano i 4 Kg. di peso sono maggiormente a rischio. Nel diabete tipo 2 non viene prodotta una quantità sufficiente di insulina (deficit di secrezione di insulina), oppure l'insulina prodotta non agisce in maniera soddisfacente per riduzione del numero di recettori per l'insulina, dovuta a diverse cause: ormonali, genetiche o farmacologiche (insulino-resistenza)..
Nel diabete di tipo 1, si assiste spesso ad un esordio acuto in relazione ad un episodio febbrile ed i sintomi sono: aumento della sete (polidipsia), aumento della quantità e frequenza delle urine (poliuria), sensazione di stanchezza (astenia), perdita improvvisa di peso, visione offuscata, aumentata frequenza di infezioni.
La diagnosi viene effettuata tramite l'esecuzione di un prelievo di sangue per la misurazione della glicemia, dopo almeno 8 ore di digiuno. Se i valori sono compresi tra 100 e 126 mg/dl, si tratta di una condizione a rischio per diabete. Oltre il valore di 126 mg/dl, confermato con due misurazioni, è possibile porre diagnosi di diabete. E' utile, in alcuni casi, l'esecuzione di una curva da carico con glucosio (75 grammi di glucosio assunti per via orale) in cui, se il dosaggio della glicemia dopo due ore è superiore a 200 mg/dl, la diagnosi è di diabete. Una ulteriore metodica è il dosaggio della emoglobina glicosilata (Hba 1c); se in due misurazioni, il valore è superiore a 6,5%, si può parlare di diabete mellito. Valori tra 5,7 e 6,4% e tra 39 e 47 mmol/mol, sono compatibili con un aumentato rischio di sviluppare diabete.
Complicanze metaboliche acute sono: l'ipoglicemia, la chetoacidosi diabetica e l'iperglicemia iperosmolare non chetoacidosica. Complicanze croniche, che sono più frequenti nel tipo 1 sono causate dalla iperglicemia che può danneggiare diversi organi: gli occhi (retinopatia), il rene (nefropatia), il sistema nervoso (neuropatia), il sistema cardiovascolare (cardiopatia ischemica, coronaropatia e vasculopatia cerebrale).
La chetoacidosi diabetica
E' una grave complicanza del diabete, soprattutto di tipo 1, con esordio improvviso dovuto ad interruzione volontaria o accidentale della somministrazione di insulina. Una emergenza medica, che, se non trattata, in modo adeguato e tempestivo, è causa di mortalità. Si manifesta con: poliuria, polidipsia, astenia, respiro pesante ed alito acetonemico, dovuto alla eliminazione per via aerea di corpi chetonici. Si associano: disidratazione, nausea, vomito, ipotensione, aritmia, sonnolenza e stato confusionale fino al coma. La chetoacidosi si manifesta quando i tessuti non riescono ad utilizzare il glucosio come riserva di energia perché manca l'insulina e al suo posto, utilizzano soprattutto acidi grassi dai quali si formano sostanze di scarto chiamate corpi chetonici.
Alla chetoacidosi concorrono alcune condizioni: iperglicemia (elevati valori di glucosio nel sangue > 200 mg/dl), glicosuria (accumulo di glucosio nelle urine), chetonemia (accumulo di corpi chetonici nel sangue), chetonuria (accumulo di chetoni nelle urine), acidosi metabolica (pH < 7,30 - bicarbonati <15 mmoli/l), disidratazione più o meno intensa. La chetoacidosi può svilupparsi anche nei soggetti di tipo 2, innescato dal mancato controllo della glicemia o da un utilizzo non adeguato dei farmaci prescritti.
Il trattamento della chetoacidosi deve essere eseguito in Ospedale attraverso una terapia reidratante e con insulina per via endovenosa per normalizzare, in modo graduale i valori della glicemia. Come terapia, nel diabete tipo 2, si possono associare uno o più farmaci, per via orale ad una dieta appropriata. Il farmaco di prima scelta e più utilizzato è la Metformina, disponibile anche in formulazione a lento rilascio. Nei pazienti con diabete di tipo 1, è necessaria la somministrazione giornaliera di insulina, mediante iniezione o in pompa. Oggi, tutte le insuline sono di sintesi, annullando gli inconvenienti (immunogeneticità e reazioni allergiche), ottenute attraverso la tecnologia del DNA ricombinante, in sistemi batterici.