Il 2020 sarà l'anno internazionale della salute delle piante
Lo ha proclamato la FAO, per rendere il mondo consapevole dell'importanza degli organismi vegetali
La FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura) lancia "l'International Year of Plant health 2020" per rendere i cittadini del mondo, e le imprese economiche in genere più consapevoli della importanza degli organismi vegetali.
Le piante producono l'ossigeno che respiriamo, indispensabile alla vita, assorbono l'anidride carbonica, puliscono l'aria da sostanze inquinanti, contrastano l'aumento delle temperature causate dai riscaldamenti domestici, salvaguardano argini e terreni dalle erosioni che causano crolli e frane e costituiscono l'80% del cibo che introduciamo.
Ogni anno, malattie causate da parassiti distruggono quasi la metà delle coltivazioni, arrecando danni ingenti. La salute dei vegetali è importante anche per la sicurezza alimentare, ed è fondamentale per l'equilibrio degli ecosistemi, l'insieme degli organismi che vivono in un determinato ambiente. Gli esperti consigliano la massima attenzione prima di trasferire, durante viaggi, semi o piante del Paese visitato, per evitare che si diffondano malattie.
Ad oggi, sono state classificate 300.000 specie di piante ed oltre un milione e 700.000 sono invece quelle animali conosciute, ma gli scienziati ipotizzano siano molte di più. Tutti gli esseri viventi fanno parte di un unico disegno della natura e vegetali ed animali sono strettamente dipendenti.
Le api sono considerate sentinelle dell'ambiente, se diminuiscono in numero elevato, come sta accadendo, a causa dei pesticidi e dell'inquinamento, significa che gli ecosistemi nei quali vivono sono gravemente minacciati.
Rivela uno studio effettuato dai Ricercatori del "Royal Botanic Garden" di Kew, in Gran Bretagna e della Università di Stoccolma che negli ultimi 250 anni, sono state 571 le specie vegetali scomparse, che crescevano, soprattutto sulle isole e nelle zone tropicali, dove c'è una maggiore diversità della flora.
L'estinzione di tante piante è dovuta alle attività umane dannose, come l'inquinamento che sta avvenendo ad una velocità superiore ai normali cicli della natura. Il record di specie perdute va alle Hawai (79), seguite da Città del Capo, in Sud Africa con 37 casi.
In Italia, negli ultimi anni, il diffondersi del batterio "Xylella fastidiosa" in Puglia, ha modificato distese di olivi secolari che sono stati distrutti dalla "malattia del disseccamento rapido". Oltre 4 milioni di piante sono diventate improduttive e ancora non si è trovata una terapia specifica, arrecando gravissimi danni economici.
Tra gli alberi più antichi del mondo il "S' ozzastru", olivo selvatico di Luras in provincia di Sassari, con i suoi 4.000 anni è uno degli esemplari più vecchi di Europa.
L'albero più antico piantato dall'uomo si chiama "Sri Maha Bodhi" ed è un "Ficus religiosa" a Bodh Gaya, città dell'India. Ma, l'albero più antico della Terra è la quercia "Jurupa" trovata in California nel 2009, ha 13.000 anni ed è spuntata quando gran parte della Terra era coperta dai ghiacci. Senza dimenticare l'olivo storico di Palombara Sabina, vicino a Roma, dove sostavano i pellegrini diretti alla Cappella della Madonna della Neve, che ha mille anni.
Avventurarsi tra gli alberi, spesso secolari, fa bene al corpo ed alla mente. E' una pratica denominata "terapia forestale" (forest therapy) e proviene dal Giappone dove la cura degli alberi è considerata un'arte nobile. Passeggiare nel verde è rilassante, favorisce la respirazione, aumenta il tono dell'umore e rafforza il sistema immunitario.
L'età delle piante può essere stabilita dal CEDAD (Centro di Fisica Applicata, Datazione e Diagnostica - Brindisi), il primo centro italiano che effettua datazioni con il Radiocarbonio (o carbonio -14), di cui è Direttore il professor Luca Calcagnile dell'Università del Salento a Lecce. Questo elemento chimico presente nella atmosfera viene assorbito dagli organismi viventi fino alla loro morte, per poi diminuire con il tempo. Misurando la concentrazione rimasta di radio carbonio si può stabilire la datazione indietro di 50.000 anni.
L'Amazzonia, considerata "il polmone verde" è la più grande foresta al mondo con il più ricco sistema fluviale planetario ed ospita circa il 20% dell'acqua dolce sulla Terra. Una foresta che regola il clima dell'intero pianeta, ospitata principalmente dal Brasile e la sua superficie è di circa 5,5 milioni di Km2.
Tra il 2017 e il 2018, la foresta pluviale brasiliana si è ridotta di 7.900 Km2 a causa della deforestazione. L'osservazione della Amazzonia da parte di una coppia di scienziati esploratori Gerard e Margi Moss, ha portato allo studio l'effetto dello spostamento di enormi concentrazioni di umidità dovute alla traspirazione degli alberi.
La quantità di acqua rilasciata dalla foresta brasiliana è di circa 20 miliardi di tonnellate al giorno. L'acqua che evapora dalle grandi foreste porta pioggia nelle zone aride del mondo, un fenomeno atmosferico importantissimo, messo purtroppo a rischio dall’abbattimento di alberi.