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Esse come sicurezza

Esse come sicurezza

A cura di Siap (Sindacato italiano appartenenti polizia) di Piacenza

Criticare il sindacato genericamente vuol dire attaccare il lavoratore in modo populistico e poco serio

Le dichiarazioni generiche di Di Maio offendono i lavoratori onesti e offendono i veri sindacalisti. Se Di Maio voleva fare una critica sul sindacato, era meglio farla su certi sindacalisti che - grazie alla compiacenza dirigenziale e politica, soprattutto quelli politicamente schierati senza vergogna - abbiamo visto fare salti di qualità con piazzamenti al sole e carriere da superman alla velocità della luce. Criticare il sindacato genericamente, vuol dire criticare il lavoratore in modo populistico e poco serio. 

Ma in tutto questo, ed è questa la verità scomoda, spesso la colpa non è solo politica, dirigenziale e sindacale, ma anche di certi lavoratori fannulloni che ho sempre invitato ad iscriversi ad altri sindacati: pretendono  dal sindacalista che cammini sulle acque come Gesù per interessi non supportati dalle norme contrattuali. Pertanto non è sindacato e tutto ciò che rappresenta che è sbagliato, ma è l’uso distorto che se ne fa, con la complicità politica e dirigenziale, le quali consentono ad esempio che taluni sindacalisti - meglio forse in questo caso definirli burattini – per pochi denari, come giuda, occupino posti di prestigio e di potere, e che consente loro di sentirsi tristemente appagati e servi del potere stesso. 

Vero, queste cose succedono, ma il sindacato è altro: il sindacato è difesa del diritto, difesa del lavoratore. Il vero problema è che fare tutto ciò, grazie alla politica fallimentare di questo Paese, diventa sempre più difficile e, ve lo posso assicurare per esperienza personale, anche pericoloso per se stessi e la serenità famigliare. Tanto che spesso mi chiedo se ne valga la pena o se sarebbe meglio partecipare a certe cene o rinfreschi, oppure stare seduti nei primi posti di una festa della Polizia, prendersi a braccetto con l’amministrazione e vedersi attribuire punteggi valutativi elevati e premi utili alla carriera, a discapito di chi sputa sangue in mezzo alla strada in una volante con mezzi a volte non adatti.  

Ogni volta che mi chiedo ciò, la risposta è sempre la stessa: ne vale la pena, anche se mi dispiace per chi mi sta vicino, come la mia famiglia che mi sostiene. Per questo cercare di affondare il sindacato in genere è offensivo, perché si va a colpire chi davvero ci mette anima e corpo a difesa del diritto. 

Pertanto Di Maio, prima di attaccare il sindacato, attacchi la politica e la dirigenza di questo Paese del balocchi, che con il suo modo di fare aiuta e sostiene il sindacalista “corrotto” e opportunista. Il sindacato va difeso, perché senza questo gli abusi e soprusi già esistenti sarebbero all’ordine del giorno, e il sistema per difendere ciò è il rispetto delle regole, delle norme e delle leggi che regolano, in modo trasparente, l’attività lavorativa, la giusta retribuzione e la vera meritocrazia tanto acclamata e che spesso va a farsi friggere in olio di bassa qualità extraeuropeo.  

Posso assicurare sulla mia pelle e per esperienza di altri sindacalisti, tantissimi,  che quando si va contro questo potere politico dirigenziale c’è un costo da pagare, perché a mio parere ad una certa politica e a una certa dirigenza il sindacalista adulatore e opportunista fa comodo. Quindi si cambi, ma prima la politica e la classe dirigenziale fallita che è il prodotto della politica stessa.

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