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Esse come sicurezza

Esse come sicurezza

A cura di Siap (Sindacato italiano appartenenti polizia) di Piacenza

La sicurezza, i problemi e le questioni legate al ruolo che oggi la Polizia di Stato riveste nel nostro territorio e in tutto il Paese, commentate e approfondite dal Siap di Piacenza. Interviene direttamente Sandro Chiaravalloti, segretario provinciale e regionale, e membro del direttivo nazionale

Esse come sicurezza

«Due poliziotti a volante non bastano più, adesso il taser è diventato indispensabile»

Gli ultimi interventi effettuati dalle volanti della questura di Piacenza nella zona della stazione ferroviaria, da sommare a tutti gli altri avvenuti nel tempo, oltre ad evidenziare come esistono zone della città che, per necessità urbanistica ovvero per essere luogo di continui nuovi arrivi e di incontri, necessitano di continue cure impongono delle riflessioni ulteriori su quanto le leggi esistenti, rispetto ad altri paesi democratici occidentali, poco tutelino chi opera in modo legale in nome e per conto dello Stato da aggressioni estremamente violente e, infine, sui  moduli operativi e sulle attrezzature ed equipaggiamenti degli operatori delle volanti. In particolare, voglio soffermarmi sulla necessità di ottenere al più presto il taser: strumento che ritengo sia sempre più fondamentale sia sotto l’aspetto preventivo sia, nella malaugurata ipotesi, repressivo. 

Si prenda ad esempio l’ultimo evento avvenuto il 24 aprile dove i colleghi Giulio Papa e Allia Fabiola, che ho l’onore di rappresentare, nel controllare un individuo ospitato nel nostro Paese per fini umanitari, con precedenti e con divieto di dimora a Piacenza,  ha improvvisamente usato, con una furia non motivata, violenza nei confronti del collega Giulio, anche quando era in condizione di non poter immediatamente reagire, e poi successivamente nei confronti della collega Fabiola che ha tentato di dare supporto al collega. Solo grazie ad un gioco di squadra e all’esperienza del capo pattuglia Giulio che successivamente, nonostante un calcio in faccia reagiva all’improvvisa violenza subita, con non poca fatica, riuscivano a consegnare alla giustizia chi non ha avuto rispetto dei rappresentati di uno Stato che lo ha accolto e che oggi spero celermente lo giudichi, gli faccia scontare quello che ritengo il suo probabile debito, e, poi, visto che non ha meritato di rimanere nel nostro paese, avvii e concluda le sue procedure di espulsione.

Pertanto, a fronte di questa violenza, troppe volte inaspettata e improvvisa, che colpirebbe anche un pugile o un esperto di arti marziali, episodi noti alla cronaca di ogni giorno in ogni provincia d’Italia, (basta poter accedere alla rassegna stampa nazionale della Polizia di stato per notare quante violenze subiamo quotidianamente) il taser diventa indispensabile in quanto quelli sottoposti a maggior rischio di soccombere a violenze gratuite e furiosi siamo proprio noi, operatori del controllo del territorio. Come noto, gli equipaggi di volante un tempo erano composti da tre unità e grazie ad alcuni accorgimenti sull’auto è stato possibile scendere a due ma, come si potrà notare, due operatori in una volante non bastano più perché la delinquenza è diventata sempre più agguerrita, violenta e affatto rispettosa di chi rappresenta lo stato a difesa della sicurezza dei cittadini. 

Pertanto, a mio parere è necessario aderire ad un modulo operativo, dove nei confronti di viene controllato, se si avvicina troppo agli operatori, dopo un’intimazione netta, verbale e o gestuale/posturale, a mantenere una distanza di sicurezza, possa essere usato il taser. So perfettamente che in tanti non sono favorevoli al Taser, ma a tutti questi, chiedo di dire come bisogna fare per fermare i violenti spesso intossicati di sostanze lecite o illecite, con problemi psichiatrici ovvero muniti di oggetti idonei all’offesa come coltelli, siringhe e, come la cronaca insegna, talvolta persino scimitarre, asce, martelli? Usare la forza, col contatto ravvicinato anche mediante gli altri strumenti di coazione fisica oggi in dotazione? Difficile, perché col contatto ravvicinato non si abbatte, anche in prevalenza di operatori, il rischio del gesto repentino e, se l’azione si prolunga, anche quello che, in taluni quartiere della città, qualche altro delinquente possa correre in rapido ausilio del soggetto violento.

Come, in caso dell’uso della forza ravvicinata, non si abbattono, vista l’imprevedibilità di talune reazioni ovvero la presenza di teatri d’azione pericolosi in sé (binari ferroviari, strade ad alto scorrimento ecc. ecc.), i margini del possibile errore professionale; con ciò lasciando l’operatore nel dubbio, in talune situazioni, della scelta tra una azione troppo forte ed immediata, per conseguire subito il risultato, e una “tolleranza” volta ad aspettare il momento propizio, che in taluni casi può essere interpretato dal passante anche con un’omissione bella e buona.  Chi oggi in sostanza è contro il taser, oltre a esprimere  la propria contrarietà fine a se stessa, suggerisca una soluzione tecnica che non sia “fallo con i fiori”. 

        

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