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Esse come sicurezza

Esse come sicurezza

A cura di Siap (Sindacato italiano appartenenti polizia) di Piacenza

Il Siap di DI Piacenza cresce ancora

Il 49 % di rappresentatività in provincia e il 52% in Questura di Piacenza. Una crescita costante che, sinceramente, ogni anno dico che non sarà possibile crescere ancor di più anche perché i poliziotti diminuiscono. Ma la crescita non è solo sulla quantità, ma soprattutto sulla qualità di quei poliziotti che ci scelgono

Il 49 % di rappresentatività in provincia e il 52% in Questura di Piacenza. Una crescita costante che, sinceramente, ogni anno dico che non sarà possibile crescere ancor di più anche perché i poliziotti diminuiscono. Ma la crescita non è solo sulla quantità, ma soprattutto sulla qualità di quei poliziotti che ci scelgono e ci riconoscono come capaci a dialogare quando il dialogo è vero ma anche capaci di buttare il cuore oltre la siepe e intraprendere strade difficili che non vorremmo mai percorrere, come rivolgerci alla autorità giudiziaria, o come il dissenso pubblico e democratico che, nel bene e nel male, ritengo fondamentale: la Polizia di Stato, a mio parere, deve essere una istituzione democratica e trasparente dove il cittadino deve veramente sentirsi a casa propria.

Il cittadino, deve sapere cosa succede in quella che io definisco l’Istituzione più importante dello Stato e il motto “i panni sporchi si lavano a casa” (oltre al fatto che poi bisognerebbe stenderli puliti sul balcone) per me non è percorribile. Infatti, oltre a ritenere la Polizia di Stato la casa di tutti, ritengo che lavare i panni sporchi in casa in una pubblica amministrazione sia un comportamento “mafioso” voluto e sostenuto da chi, avendo il potere in mano, vuole mantenere un sistema poco democratico all’interno. Questo, come sostengo e ho sempre sostenuto, incide negativamente con il rapporto che ogni donna e uomo della polizia deve mantenere con il cittadino.

Un poliziotto, quando ha a che fare con un cittadino, anche se sinceramente non sempre è possibile, deve agire pesando che se è  un ragazzo potrebbe essere suo figlio, se è un anziano potrebbe essere un suo genitore o un nonno  e se è un coetaneo pensare ad un fratello. Lo dico perché ci credo, perché l’ho vissuto sulla mia pelle e lo vivo ancora quando ripenso all’addestramento militaresco e non  democratico che ho ricevuto nel 1983 e che mi ha portato a commettere errori e subire ingiustizie.  

Oggi, grazie ai colleghi con cui mi rapporto e grazie anche a situazioni negative e positive trattate e vissute, credo di aver capito tante cose che mi permetterebbero di operare meglio sia come istruttore che come pattugliante della stradale, anche se per ragioni di salute non posso più. Che rabbia. Ed è per questo, forse, che con l’avvicinarsi della pensione, anche se a volte vorrei mollare tutto - staccarmi dai colleghi che ringrazio davvero di cuore e con affetto del sostegno che mi-ci danno - è sempre più difficile farlo.

Scusandomi per aver un po’ raccontato di me, ma con il cuore, ho detto tutto questo per ringraziare pubblicamente ad uno ad uno ogni collega che, anche se non iscritto, riconosce che il Siap piacentino è sempre presente e determinato a raccogliere il malessere dei lavoratori e cercare soluzioni in un terreno difficile: soluzioni che a volte arrivano subito e a volte negli anni, ma sempre attivi per una Polizia sempre più serena, democratica e davvero vicina al cittadino, al mondo del lavoro e alle famiglie; perché per pensare agli altri - ed è questo che non comprendono i despota e gli incapaci di turno - bisogna essere in questo mestiere davvero sereni.  Pertanto ringrazio tutti i colleghi e ringrazierò la sera del 4 marzo personalmente tutti i componenti di segreteria e direttivo che incontrerò in riunione.

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