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Esse come sicurezza

Esse come sicurezza

A cura di Siap (Sindacato italiano appartenenti polizia) di Piacenza

Ok la legittima difesa, ma il lavoro della polizia non va vanificato con sentenze discutibili che tutelano i carnefici

Vedere la giustizia trionfare con più consistenza sarebbe la gratificazione di chi, violentato nella sua dimora, vede uno Stato che lo tutela attraverso punizioni davvero consistenti nei confronti di chi  ha turbato la propria vita

La condanna definitiva della Suprema Corte nei confronti dell’imprenditore piacentino per tentato omicidio, dopo aver sparato contro dei malviventi intenti a rubare nella sua azienda, ripropone il tema sulla legittima difesa. Ovvero, sulla possibilità di poter sparare, a prescindere, contro dei malviventi che violano la  proprietà e mettono a repentaglio l’incolumità personale e i propri beni. In sostanza, la discussione si apre sempre più spesso su questo, ovvero sulla possibilità di effettuare sicurezza e giustizia fai da te e non, come vorremmo noi, sulle pene sin troppo dolci contro chi viola, oltre che la proprietà, la serenità famigliare. Perché subire tutto ciò ti cambia la vita: è una violenza che lascia il segno. Ci sono persone che dopo aver subito un furto non dormono più. Il punto è questo: la gente non ne può più, non si stente tutelata. La polizia di Stato, e le altre forze di Polizia, di malviventi ne assicurano alla giustizia in quantità industriale – si potesse quotare in borsa il risultato, saremmo ricchi - ma questi, una volta condannati (e se condannati) grazie a sentenze discutibili e a leggi non al passo con i tempi, ricominciano a rubare con la consapevolezza che si rischia poco. Per questo motivo purtroppo i cittadini sono disillusi, grazie a politiche fallimentari per le quali se ad esempio investi, anche per casualità, una donna anziana in bicicletta e gli procuri lesioni superiori a quaranta giorni e sei un cittadino onesto, sei rovinato; mentre se sei un delinquente spregiudicato nulla tenente e rubi, anche con violenza inaudita, in una casa o in una azienda, non è affatto sufficientemente sconveniente. 
Credo pertanto che se le pene fossero davvero pene e non punizioni da asilo nido, questa rabbia di chi non ne può più, potrebbe attenuarsi. Vedere la giustizia trionfare con più consistenza sarebbe la gratificazione di chi, violentato nella sua dimora, vede uno Stato che lo tutela attraverso punizioni davvero consistenti nei confronti di chi  ha turbato la propria vita. 

Pertanto, al di là della legittima difesa - anche perché c’è chi le armi non le vuole neanche vedere con il binocolo - credo che la soluzione principale sia quella di mettere in condizione le forze di polizia di poter operare sempre più nel migliore dei modi, e soprattutto che l’immenso lavoro svolto per catturare delinquenti - che ha un costo esorbitante in energie e risorse economiche - non sia vanificato da sentenze legittime e discutibili grazie a leggi colabrodo che sempre più, per gli effetti delle leggi stesse, finiscono paradossalmente a tutelare i carnefici e non le vittime, scatenando anche demotivazioni alle donne e uomini  in divisa chiamati quotidianamente a garantire sicurezza con armi spuntate. 

Pertanto, al di là di come la si pensi sulla legittima difesa (personalmente credo sia giusta, ma con regole precise e più chiare per chi detiene le armi) prima ancora che un cittadino pensi di comperare una pistola per difendere la propria famiglia, deve pensare ed essere sempre più convinto che c’è uno Stato che lo difende attraverso la sconvenienza di commettere determinati reati che esasperano la gente. Perché nei diritti umanitari, degni di un paese civile, prima ancora che garantire le condizioni residenziali dei detenuti, bisogna garantire i diritti umani della brava gente che ha il diritto di vivere serenamente e non dover pensare di armarsi qualsiasi sia le legge sulla legittima difesa.

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Ok la legittima difesa, ma il lavoro della polizia non va vanificato con sentenze discutibili che tutelano i carnefici

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