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Uccellacci e uccellini

Uccellacci e uccellini

A cura di Filippo Mulazzi

Candidato sindaco, lo slalom del Pd tra diktat e “paletti”

Cinque anni fa, di questi tempi, il Partito Democratico con le Primarie sceglieva Paolo Dosi. Ancora lontana l'intesa sul candidato a sindaco. E la sinistra intanto si smarca…

Il Pd, molto timidamente e sottotraccia, sta portando avanti un confronto interno. Parliamoci chiaro: per confronto interno s’intende che alcuni emissari della segreteria renziana s’incontrano con i fedelissimi dell’area più a sinistra del partito, vicina a Paola De Micheli e Francesco Cacciatore.

Se l’assessore regionale Paola Gazzolo e l’onorevole Marco Bergonzi si dimostrano più collaborativi, dal sottosegretario De Micheli vengono fissati più paletti, trasformando l'avvicinamento alle Elezioni in uno slalom speciale affrontabile dall'Alberto Tomba dei bei tempi. I “no” della minoranza demicheliana si stanno facendo sentire nel percorso di condivisione della scelta del candidato a sindaco. Sembra infatti defilarsi l’ipotesi Paolo Rizzi. Il docente è apprezzato dal partito per il suo profilo professionale, la sua storia, la sua vicinanza al mondo cattolico, ma è ostacolato e non sembra lottare più di tanto per farsi spazio all’interno del Pd. La minoranza dem (dem come demicheliana) ha detto “no” a figure provenienti dall’Università Cattolica e dal Politecnico, e anche da altri mondi. L’entusiasmo iniziale sembra ora sopito: la sua corsa potrebbe non essere mai del tutto partita, in virtù di questo preciso veto imposto dalla minoranza.

Eco allora due candidature inedite e alternative ai già conosciuti Stefano Cugini (renziano) e Christian Fiazza (renziano-bersaniano un po’ a fasi alterne) e al veterano Silvio Bisotti. Marco Castagnola è la proposta “cacciatoriana-demicheliana”: l’imprenditore arriva da un passato nei Ds ed è stato in passato consigliere comunale. Accanto a lui l’ipotesi di Carlo Marini, manager di Unicredit.  

A scuotere il partito - almeno per ventiquattr'ore - ci ha pensato l'invito all'harakiri che Renzi ha messo sul piatto (condito da Maria Teresa Meli del Corriere della Sera che ha raccontato l'offerta) al "nostro" Pierlugi Bersani. Per qualche ora l'agitazione era palpabile nel Pd piacentino, costretto a fare "buon viso a cattivo gioco" vantando la possibilità di avere il mancato smacchiatore di giaguari come possibile primo cittadino. Ma davvero qualcuno ha creduto che Bersani lasciasse Roma per rispondere alle interrogazioni su Mortizza, Borghetto e Roncaglia e sulla viabilità cittadina? 

Il Pd non si è dato una scadenza, ma è evidente la precarietà della situazione rispetto a cinque anni fa. Ai primi di febbraio del 2012, si svolse infatti l’atto finale delle Primarie per scegliere il candidato sindaco della coalizione. Paolo Dosi la spuntò di poco su Francesco Cacciatore: da lì iniziò il percorso verso le Amministrative. In quel periodo c’era già una bozza di programma – ogni candidato a primo cittadino aveva i suoi cavalli di battaglia e le sue idee – e coalizione e alleanze erano già designata. Cinque anni dopo il Pd è ancora in alto mare, alle prese con veti incrociati e faide interne mai risolte. Del programma nemmeno l'ombra, ma in questo è in buona compagnia.

Incerto anche il ruolo di alcuni ex sindaci: se Stefano Pareti insieme ad altri sta pensando a come contrapporsi a questo Pd, l'economista Giacomo Vaciago - insieme all'avvocato Miglioli (figura importante nell’assetto societario del quotidiano Libertà) - si sta mobilitando per vedere cosa può nascere. 

La sinistra - quella già fuori dal Pd, in attesa di sviluppi futuri nello scontro tra la ditta bersaniana e Renzi - stavolta non vuole proprio saperne di correre insieme ai democratici. A questo giro fanno sul serio - troppi gli strappi in questi ultimi cinque anni - e sembrano decisi (Rifondazione, Sel, ambientalisti) a creare attorno a una persona – potrebbe essere l’ex assessore all’ambiente Luigi Rabuffi – un piccolo polo in grado di dare del filo da torcere al Pd e raccogliere i suoi delusi. 

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