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Uccellacci e uccellini

Uccellacci e uccellini

A cura di Filippo Mulazzi

Pd, ora il nodo da sciogliere è chi mettere in lista

Paolo Rizzi si presenterà appoggiato da una lista civica "sua", una composta da soli giovani e quella del Pd. Sulla graticola i consiglieri uscenti Perrucci, Sichel, Bisagni e Tagliaferri

Il candidato sindaco Paolo Rizzi è stato chiaro: la coalizione sarà formata dalla tradizionale lista del Pd, da una lista civica a sostegno del candidato (così come in passato c’erano “Piacentini con Reggi” e “Piacentini con Dosi”) e da una lista di soli giovani.

Non sarà però facile arrivare a una sintesi per quanto riguarda la lista del Partito Democratico: i posti sono 32 e gli esponenti del partito sono tanti. Difficile accontentare tutti. Da vagliare poi un paletto messo in passato dal partito. Il limite dei due mandati in consiglio: una di quelle regole fissate per farsi belli agli occhi dell'opinione pubblica ma che poi mettono in difficoltà, perchè in aula bisogna avere anche persone esperte e rodate, in grado di saperci fare con pratiche, delibere e in grado di osservare con acume la realtà. 

Da quanto trapela, il limite dei due mandati si può rimettere in discussione. Il partito e Rizzi non staranno a guardare a quello. Piuttosto appaiono un po’ in bilico le posizioni di alcuni consiglieri uscenti. Non è infatti scontato che i rappresentanti del Pd sotto al limite dei due mandati e presenti in quest'ultima consigliatura siano riconfermati.

Se si va a guardare le presenze e i voti espressi potrebbero esserci problemi per diversi consiglieri uscenti. La Giunta non ha avuto vita facile dal rimpasto del gennaio 2014 in poi: le acredini tra la maggioranza renziana e la corrente bersaniana-cacciatoriana si sono moltiplicate nel corso del tempo. Dopo l’epurazione di Cacciatore, Romersi, Beltrani e Palladini dalla Giunta del gennaio 2014, le distanze si sono allungate, così come le resistenze interne su molti provvedimenti presi dall’Amministrazione.

La pattuglia della minoranza dem si è nel frattempo infoltita. L’abbandono di alcuni consiglieri Pd – su tutti il capogruppo Daniel Negri - ha aperto le porte del consiglio comunale a esponenti non proprio ortodossi, come Federico Sichel e Lucia Carella. Dosi e i suoi assessori – per citarne uno, Stefano Cugini -, sono stati spesso infilzati dai banchi del Pd.

Se si guardasse a come hanno votato in aula in questi anni, gli uscenti Federico Sichel, Stefano Perrucci, Andrea Tagliaferri e Miriam Bisagni troverebbero qualche difficoltà a vedersi confermati nella lista. Ma Perrucci nei voti chiave – ad eccezione dell’accreditamento del Vittorio Emanuele – ha quasi sempre appoggiato l’Amministrazione, limitandosi a disturbare con qualche sgambetto qua e là nelle votazioni meno decisive. Le sue mosse scaltre non sono passate inosservate, e infatti già alle Elezioni Provinciali è stato ostacolato nella riconferma dal suo partito, salvo poi ottenere l'elezione grazie anche all'aiutino dei 5 Stelle. 

Discorso diverso per Sichel, collaboratore del sottosegretario all’economia Paola De Micheli e bastian contrario fin dal momento del suo approdo a Palazzo Mercanti. Sichel ha fatto opposizione – molto di più di un paio di distratti consiglieri del centrodestra –, a partire dal bando dell’illuminazione pubblica. Il suo veto ha costretto l’assessore Cisini a rivedere l’intera pratica. In queste settimane, mentre Dosi firma accordi sul nuovo ospedale alla Lusignani, lui proponeva di realizzarlo altrove, abbandonando inoltre il project financing sulla nuova piscina. Insomma, le posizioni sono molto diverse: il “taglio” dalla lista non è un’ipotesi remota. Anche se il giovane Sichel rappresenta uno dei possibili leader locali del partito di domani. 

Anche Tagliaferri rischia. Le sue posizioni sono state discordanti in molti casi: negli ultimi due anni ha incalzato la maggioranza sul tema dell’inquinamento dell’aria e sulla Pertite, con toni da “ambientalista” simili a quelli della sinistra che ora sostiene Rabuffi alle Amministrative. Anche la sua figura è risultata in diversi episodi scomoda: è stato il promotore di diverse mozioni che correggevano nella sostanza le proposte della Giunta e ha preteso – salvo abbandonare l’idea – una commissione speciale sull’inquinamento.

Miriam Bisagni rappresenta un po’ un oggetto misterioso anche per lo stesso Pd. Quasi mai ha partecipato al dibattito – quando l’ha fatto si è scagliata contro il collega Perrucci sul “Telefono Rosa” – e difficilmente in questo mandato (per lei iniziato quando Giulia Piroli e Stefano Cugini sono finiti in Giunta, lasciando liberi due posti in consiglio) è rimasta tra i banchi ad ascoltare i colleghi di maggioranza e opposizione. Il Partito Democratico potrebbe fare a meno di lei: se già la sua presenza-assenza a Palazzo Mercanti destava qualche malumore e costringeva i capigruppo ad inseguirla nelle stanze del palazzo (o al telefono) per tenere a galla l’Amministrazione nel pallottoliere, la decisione sua di appoggiare il comitato per la Pertite rischia di compromettere la sua conferma. Il nuovo regolamento comunale poi la obbligherà a rimanere nell’aula per il 70% del dibattito, pena la perdita del prezioso gettone da 81 euro a seduta.

Il candidato sindaco Paolo Rizzi potrebbe perciò dare un’occhiata a presenze e voti espressi e tirare le somme, per non ripetere – in caso di vittoria del centrosinistra – gli errori che hanno imbrigliato in questi cinque anni la Giunta Dosi.

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