Albanese assaltava ville con la gang: il pm chiede 5 anni ma il giudice lo condanna a 7
Non capita solo al Cavaliere di trovarsi una sentenza inasprita rispetto a quanto già chiesto dall'accusa durante il processo. Ogni tanto avviene nelle aule italiane, ed è accaduto anche questa mattina - 26 giugno - in tribunale a Piacenza dove si è concluso il primo grado della vicenda giudiziaria per un albanese che era accusato di furto e rapina in villa
Non capita solo al Cavaliere di trovarsi una sentenza inasprita rispetto a quanto già chiesto dall'accusa durante il processo. Ogni tanto avviene nelle aule italiane, ed è accaduto anche questa mattina - 26 giugno - in tribunale a Piacenza dove si è concluso il primo grado della vicenda giudiziaria per un albanese che era accusato di furto e rapina in villa. Infatti Coba Besnik, questo il nome dell'imputato, è stato condannato dal collegio di Piacenza, presieduto da Italo Ghitti, a 7 anni di reclusione e 1500 euro di multa, mentre il pubblico ministero, nella sua requisitoria lo scorso 3 giugno, aveva chiesto una pena di 5 anni e 4 mesi. L'imputato era difeso dall'avvocato Franco Livera.
Lo straniero nel 2004, con alcuni complici, assalì una villa a Gazzola, terrorizzando una famiglia. L’uomo era stato riconosciuto grazie al Dna lasciato su un mozzicone di sigaretta, un dettaglio portato a alla dalle indagini dei carabinieri di Bobbio. E sempre il Dna inchiodò il presunto capo della gang di albanesi che, nel 2006, venne condannato a 13 anni di reclusione a Parma: l’uomo fu rintracciato grazie a un capello trovato dagli investigatori in un cappellino perso durante la fuga.
Nel dicembre del 2004, l’albanese penetrò nell’abitazione con i complici e, sotto la minaccia della pistola, costrinse la famiglia a consegnare loro circa 10mila euro e altri gioielli. La banda a cui apparteneva in quegli anni divenne tristemente famosa, perché compì molti assalti nelle ville isolate usando anche violenze fisiche sugli ostaggi.