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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Arte, la "Madonna dei fusi" trasferita a Tokyo per la mostra dedicata a Leonardo

Nel pomeriggio del 9 dicembre è stato prelevato il dipinto leonardesco raffigurante la Madonna dei fusi da palazzo Costa per essere trasferito a Tokyo per la mostra dedicata alla figura di Leonardo da Vinci

Nel pomeriggio del 9 dicembre è stato prelevato il dipinto leonardesco raffigurante la Madonna dei fusi da palazzo Costa per essere trasferito a Tokyo per la mostra dedicata alla figura di Leonardo da Vinci.

La Madonna dei fusi della Fondazione Horak, normalmente collocata nelle sale espositive di palazzo Costa, era stata esposta a Palazzo Farnese al posto del "Tondo" di Botticelli nella primavera 2015, quando il Tondo si trovava a Tokyo per la mostra dedicata al Rinascimento italiano.

La mostra all'EDO-Museum di Tokyo, che si terrà dal 16 gennaio al 10 aprile 2016 è di grande importanza sia per il tema (la figura di Leonardo da Vinci) sia soprattutto perché finalizzata a celebrare i 150 anni di rapporti diplomatici fra Italia e Giappone.

Scheda descrittiva dell’opera:

Madonna dei fusi, bottega di Leonardo da Vinci

Olio su tavola trasportato su tela, cm. 50 x 63 ca.

Luogo di esposizione:  Piacenza, Museo Palazzo Costa – Fondazione Horak. La Madonna dei fusi è universalmente considerata come uno dei più enigmatici e misteriosi modelli pittorici leonardeschi, infatti nessuna delle diverse versioni conosciute può essere ritenuta pienamente autografa di Leonardo da Vinci. Non si può pertanto da escludere che una Madonna dei fusi dipinta interamente da Leonardo non sia mai esistita e che quelle realizzate siano quindi le versioni dei suoi collaboratori, in alcuni casi con interventi diretti del maestro. Sembra, infatti, che alla realizzazione delle varie versioni note possano essere intervenuti il Salai (Gian Giacomo Caprotti, 1480-1524, detto appunto Salaino, ma anche Salaì o Salaij, ossia "il diavolo", nel gergo del tempo) ed altri discepoli che frequentavano la bottega di Leonardo, fra i quali in particolare Francesco Melzi. Detta considerazione, ormai condivisa dalla maggioranza degli studiosi, trova pure riscontri in una lettera che Frà Pietro da Novellara, vicario generale dei carmelitani, spedì il 14 aprile 1501 a Isabella d'Este, per conto della quale ricopriva l'incarico di agente artistico a Firenze.

Pietro da Novellara descrive molto accuratamente la Madonna dei Fusi  iniziata da Leonardo per il segretario del re di Francia Florimond Robertet. Il dipinto è conosciuto in diverse versioni, fra cui quella piacentina della Fondazione Horak esposta a palazzo Costa. Le più note fra tali versioni sono quella presente in una collezione privata di New York, già collezione Lansdowne e quella della collezione del duca di Buccleuch, attualmente esposta alla National Gallery di Edimburgo (si tratta delle versioni che presentano la qualità esecutiva più elevata, tanto che secondo l’opinione di diversi studiosi non sono da escludersi interventi diretti di Leonardo, la cui entità non è comunque quantificabile). Tuttavia, entrambe tali celebri versioni non corrispondono alla descrizione di Pietro da Novellara in un dettaglio importante: Gesù Bambino non poggia affatto il piede in un cesto pieno di fili, come aveva espressamente scritto il frate carmelitano. E' proprio questo particolare a rendere interessante sotto il profilo iconografico la Madonna dei fusi della Fondazione Horak a palazzo Costa perché la stessa è tra le poche versioni a presentare il particolare del cestino intrecciato (in questo caso ricolmo soprattutto di fiori), mentre nei due dipinti più noti, così come in altre versioni meno conosciute, non vi è traccia della presenza del cestino, particolare specificatamente ricordato da Pietro da Novellara nella lettera a Isabella d’Este.  La presenza del cestino rende pertanto la versione piacentina di grande interesse per lo studio della Madonna dei fusi, ma vi è un altro importante aspetto iconografico da segnalare: il paesaggio non si presenta come nella variante newyorkese, che si caratterizza per uno sfondo roccioso che ricorda quello del ritratto di Monna Lisa, e neppure come nella versione Buccleuch, caratterizzata da uno sfondo marino, ma presenta alla destra della Madonna una piccola scena con tre personaggi, probabilmente Maria con la madre Sant’Anna e San Giuseppe intento a costruire una sorta di "seggiolone" o "girello" destinato al Figlio adottivo, anch’Egli presente in fasce.

E' importante segnalare che la scena descritta si ritrova pure in quello scozzese della collezione del duca di Buccleuch, ma al di sotto delle massicce ridipinture di epoca posteriore che caratterizzano il paesaggio, come risulta dagli esami di laboratorio eseguiti sull'opera e consistenti in riflettografia all'infrarosso ed indagini ai raggi x. Analogamente anche nella versione newyorchese, al di sotto del paesaggio roccioso, si presenta una scena del tutto simile a quella della versione piacentina, scena resa visibile pure in questo caso attraverso la riflettografia all’infrarosso. Tra le varie versioni note della Madonna dei fusi, quelle che più si avvicinano sotto il profilo iconografico alla variante piacentina sono probabilmente quella proveniente dalla Wood Prince Collection e battuta da Christie's New York il 28 gennaio 2009 e quella di proprietà della National Gallery of Scotland di Edimburgo. 

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