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Cronaca

«Aveva qualche cannetta ma è stato portato in questura perché è del Si Cobas»

Pallavicini: «Il movimento dei lavoratori del Si Cobas in questa città evidentemente ha pestato piedi troppo importanti. Se quanto detto dal 22enne egiziano fosse confermato saremmo davanti a una gravissima prevaricazione di carattere politico»

«E' stato portato in questura perché trovato in possesso di qualche cannetta e sopratutto perché aveva una bandiera del Si Cobas, ha raccontato. Se questo fosse confermato ci troveremmo davanti a una gravissima prevaricazione di carattere politico. Ha affermato di essere stato messo contro il muro da sei agenti e picchiato in questura. Se fosse dimostrato quanto da lui dichiarato sarebbe una violazione gravissima che va inserirsi in quel puzzle di attacchi di varia natura portati complessivamente contro il movimento dei lavoratori che in questa città evidentemente ha pestato piedi troppo importanti». Non usa mezzi termini Carlo Pallavicini, prima consigliere comunale di Sinistra per Piacenza e ora riconvertito sindacalista del Si Cobas e attivista del Collettivo ControTendenza, che ha dato la sua versione sulla vicenda dell'egiziano arrestato per resistenza e denunciato per detenzione di droga ai fini di spaccio, e denunciato poi due giorni dopo anche per minacce e tentate percosse nei confronti di uno dei poliziotti che lo aveva fermato.

carlo pallavicini-4Lo ha detto davanti alla Prefettura il 26 novembre mentre si protestava contro il Decreto Sicurezza e il ministro Matteo Salvini. Si riferisce al 22enne egiziano, iscritto al sindacato che rappresenta, che il 19 novembre è stato fermato dalle volanti in via Madre Teresa di Calcutta (e non viale Patrioti come scritto erroneamente da Repubblica.it), con un amico, un lodigiano di 26 anni. Entrambi avrebbero precedenti. Nell'auto erano stati trovati tre grammi di marijuana, chiusi in due piccoli barattoli, e un cacciavite di 17 centimetri (costato al 26enne alla guida la denuncia per porto di oggetti arnesi allo scasso) e una bandiera del Si Cobas. Portati in questura, secondo la polizia, il giovane avrebbe dato in escandescenze colpendo un agente con un pugno e un altro con un calcio, dopo aver scagliato una sedia ed era stato arrestato per resistenza. Entrambi i poliziotti, visitati al pronto soccorso, avevano riportato una prognosi di tre giorni. Ed entrambi gli amici erano anche stati denunciati per detenzione ai fini di spaccio. Secondo i due giovani però le cose sarebbero andate diversamente. 

Tuttavia al termine del processo per direttissima, dopo la convalida dell’arresto, il giudice Fiammetta Modica ha stabilito l’obbligo di firma per il 22enne, come chiesto dal pm Antonio Rubino. Il legale dell’egiziano, l’avvocato Eugenio Losco (Foro di Milano), aveva chiesto la non convalida dell’arresto e la remissione in liFullSizeRender (2)-2-12bertà. Prima dell'udienza e anche in aula lo straniero avrebbe sempre tenuto un comportamento aggressivo nei confronti dell'agente, cercando di raggiungerlo e riuscendo anche a prenderlo con forza per un braccio. Poi l'aggressione davanti all'ospedale. L'agente era libero dal servizio e stava andando a farsi refertare per la lesione al braccio (dieci i giorni di prognosi ricevuti) e ha incontrato lo straniero insieme ad un amico. Il 22enne lo avrebbe minacciato di morte, prima di cercare di scappare e di essere invece bloccato pochi minuti dopo dalle volanti. Davanti al tribunale il giorno della direttissima si erano radunati, vistosamenti infastiditi, alcuni amici e connazionali dell'arrestato: erano stati tutti identificati. Per l'episodio davanti al pronto soccorso il 22enne è stato comunque denunciato per minaccie e tentate percosse. 

L'egiziano - la cui posizione è ancora al vaglio per la partecipazione violenta al corteo del 10 febbraio: in via Sant'Antonino avrebbe lanciato sassi e sampietrini verso le forze dell'ordine - ha invece raccontato sia all'avvocato sia al giudice di essere stato picchiato, di aver chiesto più volte nella notte che ha passato nelle celle di sicurezza prima del processo, tra il 19 e il 20 novembre, di andare in ospedale dove poi è effettivamente dopo il processo. Ha avuto anche lui, al termine degli accertamentiCorteo contro Casa Pound: gli scontri ©Gatti-Bonetti/IlPiacenza, giorni di prognosi. Il 23 novembre, a Milano -  si legge in un articolo di Repubblica.it - i due ragazzi, assistiti dagli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini, «hanno ricostruito i fatti secondo la loro versione, molto diversa da quella riportata nel verbale di arresto redatto dalla Questura di Piacenza. Quello che raccontano i giovani è che il poliziotto a cui era rivolta la frase (contro un membro della famiglia dell'agente ndr) sarebbe scattato sulla sedia e avrebbe preso per il collo il ragazzo, scaraventandolo al muro e facendogli sbattere la testa. Da lì sarebbe partito un vero e proprio pestaggio, con calci e pugni a opera di sei persone, tutti contro l'egiziano. L'altro fermato sarebbe stato allontanato in un'altra stanza, "mentre sentivo le urla del mio amico e i calci e i pugni che gli sferravano", ha raccontato ai giornalisti (di Milano ndr)».

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