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Cronaca

Bando per l’accoglienza dei richiedenti asilo, i gestori: «A queste condizioni non ci stiamo»

La maggior parte degli attuali gestori delle strutture di accoglienza disertano il bando della prefettura: «Impossibile garantire alfabetizzazione e assistenza medica, diventiamo solo un dormitorio, non c’è integrazione»

«Il bando bisogna riaprirlo, il sistema diventa fragile e non risponde alle esigenze del fenomeno. Questa posizione deve allargarsi, i comuni piacentini devono farsi sentire e denunciare il fatto: il Decreto Sicurezza non risolve il problema, sposta solo i termini dell’accoglienza. E si sta scaricando tutto sugli enti locali». Lino Anelli, referente del Gap (gruppo di acquisto solidale) di Piacenza, è tra i più accaniti critici del bando indetto dalla prefettura per l’accoglienza dei profughi sul territorio piacentino. Sulla revisione dei termini dell’accoglienza – in particolare la riduzione del contributo per ogni ospite, da 35 euro a 21,5 – sono anche intervenuti con una mozione i gruppi consiliari del Pd, del Movimento 5 Stelle e di Piacenza in Comune. «Come Gap – prosegue Anelli -, Fabbrica e nuvole e “Arcangelo Di Maggio” onlus ci stiamo impegnando per dare una prospettiva futura. La chiusura di molti centri di accoglienza del Lino Anelli-2Piacentino rischierebbe di buttare al macero un impegno di anni. Stiamo pensando a come rispondere per garantire quei servizi che potrebbero venire meno: assistenza medica, percorsi scolastici e lezioni, per aiutare nell’emergenza».

QUELLI CHE HANNO DETTO “NO” AL BANDO

Dei 21,50 euro, 19 andrebbero alle strutture, e 2,50 come pocket money ai richiedenti asilo. Solo quattro hanno accettato di proseguire alle nuove condizioni. «Da oggi – spiega Ivana Gracchi della cooperativa Quadrifoglio - non avremmo più obblighi e doveri nei confronti della prefettura, ma continueremo ad ospitare i richiedenti asilo, fornendo vitto e alloggio e gli stessi servizi. È chiaro però che abbiamo bisogno di avere risposte dalla prefettura, ci deve informare sul futuro. Ci è stato dato un cenno su una possibile ulteriore proroga per ricontrattare e permetterci di mantenere i servizi. Per questo non abbiamo partecipato al bando. Adesso siamo alla cieca, andiamo avanti per senso civico e di responsabilità. È chiaro che non siamo però enti di beneficenza, non lo possiamo fare per sempre. Io sto ospitando ragazzi che lavorano a Travo e Fiorenzuola, lavori stagionali nei campi, o i lavapiatti, anche al sabato e alla domenica. Si chiedono il perché di questo cambiamento. Nel bando ci sono anche regole molto restrittive per la libertà personale degli ospiti che trovo non giuste, non sono mica delinquenti. Dovevano firmare anche per andare a prendere un gelato. È una umiliazione, non sono carcerati, non sono in stato di detenzione».  I gestori fanno sapere che nel decreto sicurezza e nel bando è stato predisposto anche un menù con specifiche indicazioni, vincolanti. «Per fare un esempio si chiede di dare a loro le fette biscottate, a persone che per cultura non le mangiano…Così mi troverei costretta a comprare “tot” fette biscottate che poi non so cosa farmene». Gli operatori contestano in diversi punti il bando. «È offensivo e lesivo – continua la referente del Quadrifoglio - anche per la dignità umana. Ci viene detto di utilizzare solo carta e plastica a tavola, come se ci fossero dei problemi di igiene o epidemie. Non siamo mica al Cas di Lampedusa, non abbiamo questi problemi. Non sono sporchi, lavano e si lavano».

«SOLO MANGIARE E DORMIRE, NIENT’ALTRO…»

«Non dovrebbe essere così, c’è un vuoto – spiega Giuseppina Schiavi della Protezione della Giovane -. Perché comunque non tutti potranno essere ospitati, visti i numeri. Le ragazze che ospito chiedono che sarà di loro, hanno già detto che altrimenti sono pronte a scappare all’estero, dove poi saranno forse respinte. Aiuterò le donne lo stesso a partorire in questo periodo di “vuoto” però occorre intervenire».  «Noi continuiamo con i termini precedenti per il momento – spiega anche l’operatore Pier Paolo Tassi - in attesa della nuova aggiudicazione del bando». «È un bando soltanto di tipo “alberghiero” – aggiunge un altro gestore -, che non tiene conto di nient’altro. Solo il cibo e il letto, tutto il resto manca. Mangiare e dormire ce la facciamo a fornirli con quella cifra, ma tutto il resto…no».

Tra i quattro gestori che hanno invece presentato la propria domanda di prosecuzione del servizio di accoglienza c’è anche la “Confini Azzurri Srl”. «Voglio lanciare un messaggio – spiega un referente della società - uguale nei contenuti, ma diverso nella forma. Partecipo al bando perché voglio dire che non lascio in strada nessuno. Però è chiaro che a quella cifra non riesco ad accogliere. Ho 9 famiglie con bambini tra Besenzone, Borgonovo e Caorso da gestire, i figli vanno a scuola. Non ce la farà a quelle cifre, con meno di venti euro. Mi sono proposto ma poi non firmerò l’aggiudicazione. Con questi soldi non c’è integrazione, non vado da nessuna parte. Nel 2018 ho speso per medicine qualcosa come 17mila e 800 euro. Porterò queste fatture in prefettura al momento dell’aggiudicazione».

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