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Bitumificio, il Comitato: «Fermiamo lo scempio ambientale al Parco del Trebbia»

Presentato, insieme a Legambiente, il ricorso in appello per l'annullamento della sentenza emessa dal Tar relativamente all’autorizzazione concessa all’installazione di un impianto di produzione di conglomerati bituminosi al Parco del Trebbia

«Si fa presto a parlare di lotta ai cambiamenti climatici e all’inquinamento: la cosa importante sarebbe iniziare dal proprio territorio, quello che si chiama spesso in maniera dispregiativa il proprio giardino. Il parco del Trebbia è il nostro giardino, e vorremmo iniziare da qui ad ottenere risultati che possano positivamente contaminare l’intero territorio».

A distanza di tre anni dall’autorizzazione concessa all’installazione di un impianto di produzione di conglomerati bituminosi in pieno Parco del Trebbia, nonostante una sentenza di primo grado avversa al proprio ricorso pronunciata dal tribunale amministrativo regionale per l'Emilia Romagna - Parma, sezione 1 lo scorso 11 gennaio, il comitato spontaneo di cittadini di Gossolengo “No al Bitume – Si al Parco del Trebbia” ha deciso di continuare nella propria azione di lotta a difesa del Parco del Trebbia.

Nella mattina del 14 aprile, nella sede di Legambiente Piacenza, è stata presentato il ricorso in appello al consiglio di Stato per l'annullamento o la riforma della sentenza emessa dal Tar, che rappresenta "l’ennesimo tassello di questa spontanea e civile iniziativa di semplici cittadini nel tentativo di rivendicare per il Parco del Trebbia e il suo delicato ecosistema un futuro sostenibile, oltre a salvaguardare il diritto delle persone di vivere in un ambiente sano e finalmente restituito alla natura dopo decenni di sfruttamento e sviluppo di tipo industriale", si legge in una nota.

«Questa lotta va avanti da ormai tre anni contro lo scempio ambientale che si sta verificando al neonato parco del Trebbia, che va cresciuto e protetto. Partiamo da una situazione che ci ha visti soccombere nella prima istanza del nostro ricorso, ma nessuna sentenza può interrompere la nostra lotta alla difesa del parco», introduce Giovanni Toscani, portavoce del comitato. «Ci preme sottolineare che quello del ricorso al consiglio di stato è un passo importante, meditato e sofferto, ma che testimonia la determinazione dei cittadini a far valere i propri diritti e verso la difesa di un bene pubblico contro interesse privati».

Fondamentale per la perseveranza dimostrata dai componenti del comitato è stata senza dubbio la grande risposta avuta da parte della cittadinanza, soprattutto dopo la sentenza del Tar, che ha mosso nella popolazione un supporto ancora maggiore verso le associazioni.

Legambiente maglietta ricorso tar 2018-2«Nulla sarà come prima a Gossolengo: si è rotto irreparabilmente quel meccanismo per il quale si pensa che chi amministra non debba rispondere ai cittadini puntualmente e costantemente ma che aspetti esclusivamente le elezioni per essere giudicato. Le amministrazioni locali devono coinvolgere i cittadini nelle decisioni che impattano così gravemente sul territorio, così come le aziende che operano nel territorio non potranno più adagiarsi nella convinzione di controlli sempre meno efficienti e frequenti», continua Toscani. «Su 36 aree di cava presenti in provincia nessuna ha visto il piano di riqualificazione ambientale completato in tutti i suoi aspetti, anzi, la maggioranza non l’ha neanche visto iniziare. Questo è uno scandalo, un vergogna e deve finire. Pensiamo che la nostra azione, insieme a Legambiente, sia uno stimolo affinché anche su questi temi venga posta maggiore attenzione».

In futuro, le associazioni hanno intenzione di organizzare serate e visite guidate al parco per riscontrane le grandi potenzialità economiche, sociali e turistiche come porta verso l’area ben più conosciuta dell’alta valle, dove il turismo ha un impatto notevole. Le iniziative, chiaramente, hanno come scopo anche quello di raccogliere fondi per sostenere la lotta legale che presenta costi notevoli, intorno ai 30mila euro.

«Qui ci sono persone che, oltre alla faccia, hanno messo la firma sul ricorso e si trovano sulle spalle una responsabilità economica seria. Contiamo, quindi, sul supporto anche economico che ci sta arrivando dalla cittadinanza, in quanto la battaglia legale si preannuncia dura e lunga». Anche Stefania Massari, presidente del comitato, lancia un appello a tutti coloro che amano frequentare il Trebbia, piacentini e non: «Vorrei chiedere di partecipare anche economicamente alla nostra battaglia, di fare un investimento che non ha un ritorno di interessi ma di migliore qualità della vita. Dieci euro sono pochi ma per noi possono essere tanti, se li mettono mille persone. Basta poco, tutti insieme possiamo farcela».

Per trattare la raccolta fondi con attenzione e trasparenza, verrà utilizzato un sistema che darà costantemente evidenza alla cittadinanza di quanto si è raccolto e con quale finalità. «Speriamo di ottenere ragione al consiglio di stato, in modo che i soldi che stiamo accantonando anche nell’eventualità di dover pagare le spese legali, possano invece essere utilizzati in un’iniziativa da fare nel parco del Trebbia».

Per ultimo, il comitato coglie l’occasione per associarsi a Legambiente e alle altre associazioni ambientaliste presenti nel Piacentino nella richiesta di un piano territoriale del Trebbia - promesso da anni e giacente nella indifferenza dell’ente Parco e delle amministrazioni comunali che su quell’area insistono - che possa definire le strategie e gli indirizzi di sviluppo dell’area in senso di sua salvaguardia e riqualificazione ambientale.

Chi volesse sostenere la raccolta fondi, può farlo versando un contributo sul c/c 302847/06 c/o Cariparma a Gossolengo intestato a «Comitato no al bitume sì al parco del Trebbia» - Codice Iban IT25K0623065320000030284706 o partecipando agli eventi di raccolta fondi che verranno organizzati.

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