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Cronaca

«Bonifica, oltre il 60% dei tributi serve per gli stipendi dei consorzi»

Soluzione all'Italia: la nuova legge regionale prevede che le case in città, se servite dalla fognatura, non pagheranno il tributo. Per assurdo a decidere quali saranno le abitazioni sarà il consorzio, sulla base di parametri regionali

«Il 62 per cento dei contributi di bonifica dei piacentini se ne va in spese di personale e costi amministrativi del consorzio. Così da bilancio previsionale 2012. Il taglio dei compensi del presidente - passato mercoledì 4 luglio in Consiglio regionale - è il primo passo. Ora andiamo avanti. Dopo la sforbiciata sui corrispettivi dei vertici ora non ci fermiamo. A giorni aspettiamo il prospetto dei costi sostenuti dagli otto consorzi della regione, compresi: indennità, compensi e rimborsi spese. Passeremo al setaccio ogni virgola».

Lo annuncia il consigliere regionale della Lega Nord, Stefano Cavalli, nel giorno seguente all'approvazione in Consiglio del suo emendamento alla legge di riforma dei consorzi di bonifica, emendamento che impone un netto ridimensionamento dei compensi di presidenti e vicepresidenti degli stessi consorzi. Ora, gli stipendi saranno parametrati a quelli dei sindaci dei Comuni ricompresi tra i 10mila e i 30mila abitanti. A Piacenza il provvedimento produrrà come effetto la riduzione del compenso del presidente da 85mila euro lordi a 50mila euro.

Decisa anche la presa di posizione dell’altro consigliere regionale piacentino, Andrea Pollastri (Pdl): «La peculiarità di Piacenza ha imposto il mio comportamento nettamente contrario», l'unico nella seduta dell'Assemblea Legislativa che ha approvato la legge "Disposizioni per la bonifica". «Come ho spiegato in Aula, fornendo la motivazione politica del mio dissenso - ha spiegato l'azzurro - il Comune di Piacenza ha più volte chiesto alla Regione di avere in gestione i due canali diversivi est e ovest. La gestione di questi due manufatti costa al Consorzio di bonifica 2 milioni di euro che attualmente vengono ingiustamente pagati dai proprietari di immobili: se invece si fosse assecondata la richiesta del Comune questa spesa inutile sarebbe stata risparmiata ed i cittadini sarebbero stati un po’ meno tartassati».

GLI IMMOBILI. Oltre la presa di posizione di Cavalli, stona, però, un aspetto della legge che tanto fa arrabbiare i cittadini. La vecchia querelle su chi deve pagare era centrata sul fatto che se una casa è già servita dalla fognatura pubblica non avrebbe dovuto versare il tributo (un aspetto sancito tante volte dalle Commissioni tributarie), nonostante questo i Consorzi hanno sempre inviato la tassa a tutti, ben sapendo che solo pochi cittadini avrebbero fatto ricorso. Nella nuova legge c’è un punto che equivale a chiedere a un tacchino se a Natale preferisca restare a casa oppure cambiare aria. Eccolo: per quanto riguarda le aree urbane, invece, il progetto di legge chiarisce chi dovrà pagare o meno il tributo di bonifica: non dovranno farlo gli immobili serviti dalla rete fognaria senza significative interconnessioni con la rete di bonifica, mentre pagheranno i proprietari di immobili che traggono un beneficio specifico e diretto, dalle opere di bonifica. Lo strumento che permetterà di individuare gli immobili esclusi o tenuti al pagamento è il "Piano di classifica degli immobili del comprensorio di bonifica", che dovrà essere predisposto da ogni Consorzio, sulla base di criteri definiti dalla Giunta regionale, dopo aver sentito una commissione tecnica composta da esperti di tutte le pari interessate. Insomma, sarà lo stesso Consorzio a decidere quale casa dovrà pagare e quale no, quale abitazione non potrà fare a meno dei benefici delle opere di bonifica. Da controllato, il Consorzio assumerà il ruolo di controllore. Senza dimenticare l’ennesimo trucco all’italiana: quando saranno definiti i criteri della Regione? Chi formerà e pagherà la commissione di esperti che definirà i criteri? Nulla di nuovo sotto il sole.

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(Stefano Cavali, consigliere della Lega)

I COSTI. E per mantenersi, ai Consorzi servono tanti soldi, come ha spiegato Cavalli: «Da bilancio, risulta che per l´esercizio previsionale 2012 il consorzio di Piacenza stima di incassare circa 9milioni e 95mila euro di contributi consortili (soldi versati dai cittadini). Di questi 4milioni e 19mila serviranno a coprire le spese del personale, un milione e 641mila euro, invece, i “costi amministrativi”. Ci chiediamo: può un ente spendere ben oltre la metà del proprio bilancio solamente per mantenere se stesso?»

LA NUOVA LEGGE. Dopo la legge che ha ridotto i Consorzi, la nuova norma introdotto diverse novità. Tra queste c’è il provvedimento relativo al pagamento del tributo di bonifica per i proprietari degli immobili situati nelle aree urbane, che non dovranno pagare se la rete fognaria è in grado di allontanare le acque meteoriche senza significative interconnessioni con la rete di bonifica, mentre in caso contrario il tributo è dovuto. E qui spuntano la classifica degli immobili, i criteri della Regione e gli esperti.Se in passato i proventi dei tributi di bonifica in montagna erano destinati a sostenere la sola attività di vigilanza, ora dovranno essere utilizzati per finanziare quegli interventi di manutenzione e di presidio del territorio, che sono più che mai strategici in queste aree del territorio regionale. La Lega aveva chiesto che la montagna fosse, in alcuni casi, esentata riguardo a terreni o case che non hanno un valore tale da pagare tassa.

Tra le novità del testo: l’obbligo a contribuire alle spese del Consorzio per chiunque, pur non associato, scarichi acqua nei canali consortili; la possibilità per il Consorzio di bonifica e il Servizio idrico integrato di accordarsi per una riscossione unitaria dei tributi e, in casi particolari, per una gestione concordata delle reti. Viene poi stabilito che i canali di bonifica potranno essere utilizzati anche per usi diversi da quello irriguo, come quello civile ed industriale. Si è inoltre intervenuto sui minimi contributivi stabilendo che i tributi di importo modesto, saranno riscossi ogni due o tre anni, al raggiungimento di una soglia minima in grado di giustificare le spese amministrative per la riscossione.

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