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Cronaca

Botte per un debito di 5 euro, assolta una 66enne

Denunciata da due ragazzine immigrate. Prima gli insulti con messaggi su Whatsapp, poi l’aggressione. Opposte le versioni. La difesa: la donna era stata operata e non si muoveva senza stampelle, come poteva picchiarle?

Era accusata di aver picchiato e minacciato due ragazze africane. Alla base un prestito di 5 euro, non restituito, tra alcune ragazzine. Il pm Antonio Rubino per lei aveva chiesto la condanna a 5 mesi, ma il giudice Fiammetta Modica ha assolto E. B., 66 anni, dalle accuse di lesioni (il fatto non costituisce reato) e minacce (tenuità del fatto) nei confronti di due ragazze. La donna era difesa dall’avvocato Eleonora Carini, che aveva chiesto l’assoluzione, mentre le due giovani si erano costituite parti civili con gli avvocati Antonella Dallavalle ed Elisabetta Soavi le quali avevano chiesto un risarcimento per le loro assistite.

avvocato eleonora carini-2La vicenda era iniziata nel settembre del 2016, in un condominio nella zona della stazione. Tutto parte da una serata che tre ragazzine avrebbero trascorso insieme. Una di queste, una 14enne moldava ospitata da B., va con le due ragazze, di 14 e 16 anni, a mangiare un panino. Sta di fatto che la moldava presta 5 euro a una delle due. Dopo alcune settimane dice a B., che lei chiama zia, che non le sono stati restituiti 5 euro. Partono diversi messaggi whatsapp e si alza la pressione. Insulti dalle ragazzine, “spacco le gambe a tua nipote”, “no le gambe ve le spacco io” avrebbe risposto la donna e poi anche un audio con tanti insulti. Fino a che un giorno, secondo la versione della donna che ha parlato in aula, le due ragazze si presentano alla porta e l’aggrediscono, colpendola con un telefonino alla testa e mordendole un dito. Opposta la versione delle ragazze e di alcuni testimoni che avrebbe detto che a colpire le giovani (hanno riportato prognosi di 12 giorni) sarebbe stata la donna con la stampella. Altri testimoni hanno detto di aver sentito dai balconi - una al quarto piano - urla e insulti razzisti.

La difesa ha portato il referto del pronto soccorso e alcune foto che dimostrano le ferite della 66enne, il morso al dito («ho tolto la mano di scatto e la ragazza si è fatta male ai denti») e una cicatrice al braccio («l’altra ragazza mi aveva piantato le unghie nel braccio per trattenermi»). E’ impossibile, ha sostenuto Carini, che la donna abbia potuto reagire, viste le sua condizioni fisiche: era stata operata e cammina con le stampelle. Inoltre, c’è chi dice di aver visto qualcosa dall’alto: è impossibile perché al primo piano, sopra la porta d’ingresso della mia assistita, c’era un grande tendone, come si vede nelle foto.

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