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Cronaca

Buco da un milione di euro, amministratore di condominio finisce in carcere

E' stato arrestato e portato in carcere l'amministratore di condominio 67enne che dovrà scontare 3 anni 2 mesi e 4 giorni di reclusione - pena patteggiata nel maggio di quest'anno - per truffa e appropriazione indebita. Avrebbe creato un buco da circa un milione di euro relativamente alla gestione di 73 condomini in città negli scorsi anni

E' stato arrestato e portato in carcere nella tarda mattinata del 24 novembre l'amministratore di condominio 67enne che dovrà scontare 3 anni 2 mesi e 4 giorni di reclusione - pena patteggiata nel maggio di quest’anno - per truffa e appropriazione indebita. Avrebbe creato un buco da circa un milione di euro relativamente alla gestione di 73 condomini in città negli scorsi anni. In tutto ne amministrava 120 tra Piacenza e provincia. Le indagini sono scattate nell'autunno 2013 dopo che alcuni inquilini si erano insospettiti, anche perché in qualche caso sarebbero arrivati i tagli di luce e gas da parte di Enel. Inizialmente anche l’Agenzia della Entrate di Piacenza ha svolto accertamenti, ma quando si sono profilate all’orizzonte le prime ipotesi di reato, tutto è passato nelle mani della magistratura. 

Il 18 maggio 2016 l'amministratore, Enrico Ferrari e il figlio Alessandro di 32anni (era stato indagato anche lui), avevano patteggiato la pena davanti al giudice per l’udienza preliminare Giuseppe Bersani. Per Enrico, la pena è stata di 3 anni 2 mesi e 4 giorni, mentre per il figlio di un anno e nove mesi (per quest’ultimo la pena è stata sospesa). Per entrambi, le accuse erano di appropriazione indebita e truffa. E’ caduto, invece, il reato di falso in scrittura privata per tutti e due, perché depenalizzato. 

Enrico era difeso dall’avvocato Monica Magnelli, mentre Alessandro da Massimo Brigati. Resteranno senza un risarcimento, invece, i condomini che hanno perso il denaro, in quanto con il patteggiamento vengono escluse le parti civili. Semplici le modalità del raggiro, secondo i carabinieri della stazione Principale di Piacenza che avevano condotto l'indagine con la sezione di Polizia giudiziaria della Procura della Repubblica, che hanno svolto le indagini coordinate dal sostituto procuratore Roberto Fontana. Secondo le accuse, i due avrebbero redatto un falso verbale delle assemblee di condominio nel quale gli abitanti davano a padre e figlio la delega di poter richiedere a una banca uno “scoperto di conto corrente”.

Cominciavano così le operazioni sui conti, e i funzionari della banca non si sarebbero accorti di nulla, anche perché sarebbe stata loro mostrata la delega a operare sui quei conti. In diversi casi, poi, la coppia si sarebbe appropriata - quasi sempre sarebbe stato il figlio a compiere le operazioni bancarie e a prelevare il denaro - anche delle somme dei condomini. Il format studiato era perfetto e avrebbe funzionato per alcuni anni, a partire dal 2011 anche se in alcuni casi le operazioni sospette risalgono al 2006. E così, quando i condomini si sono resi conto di essere andati in rosso sono cominciate a fioccare le denunce e i ricorsi agli avvocati. Nella rete di padre e figlio sarebbero finiti, tra gli altri, 31 condomini nel comune di Rottofreno (per lo più San Nicolò), 21 di Piacenza, 7 di Carpaneto, 4 di Gragnano oltre ad altri di Castelsangiovanni, Gazzola, Agazzano, Podenzano.

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