Cani da caccia morti, il pm chiede la condanna per il figlio e l’assoluzione per il padre
I due setter avrebbero bevuto da un contenitore, con un antiparassitario, abbandonato vicino a un’azienda agricola. Il difensore: assolveteli, non ci sono prove che siano stati loro. Inoltre, è stato violato il diritto della difesa
Cinque mesi di condanna per il figlio, mentre l’assoluzione per il padre. E’ quanto ha chiesto il pm Giulio Massara, al processo per la morte di due cani. La sentenza sarà emessa il 22 febbraio dal giudice Ivan Borasi. Il difensore dei due, accusati di getto di getto pericoloso di cose e uccisione di animali, è l’avvocato Ettore Maini. Il legale ha chiesto l’assoluzione per entrambi, perché non ci sono le prove.
I due Setter morirono nel settembre del 2012 nella campagna di San Giorgio. Quel giorno si apriva la stagione venatoria e un cacciatore era uscito con la coppia di Setter (del valore ognuno di mille euro). I cani, secondo la ricostruzione degli agenti del Corpo forestale, avrebbero bevuto da un contenitore abbandonato vicino a una stradina, contenenti un antiparassitario (fitofarmaci). L’inchiesta portò alla denuncia di padre e figlio, proprietari dell’azienda agricola vicino alla strada di campagna.
Secondo l’accusa, che ha chiesto la condanna di uno dei due imputati, il responsabile sarebbe il figlio del proprietario. La difesa, invece, ha obiettato che non ci sono prove che siano stati i due a lasciare lì il contenitore, né è stata mai eseguita una perizia sulle sostanze contenute, né si è mai conosciuta la causa della morte dei cani. Il giudice, in una precedente udienza, aveva accolto un’eccezione dell’avvocato Maini che lamentava la violazione del diritto di difesa. Sui cani era stato eseguito un esame necroscopico, per risalire alla causa della morte. L’accertamento, però, non venne mai comunicato al difensore, per cui il giudice ha considerato nulla quella prova.
