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Cronaca

Codogno così vicina, così lontana. Una domenica spettrale nel cratere di Covid-19

A Codogno strade deserte, poche persone per le strade e qualche mascherina. Impressiona vedere la cittadina chiusa e blindata

Una tranquilla domenica di febbraio in un pezzo di Pianura Padana che è diventata “zona rossa”. Chiusa. In entrata e in uscita. Lo ha deciso il Governo per circondare la zona più a rischio d’Italia. E’ carnevale, ma non si sente. Il cratere dove si è sviluppato Covid-19, e poi diffuso a gran velocità, è semideserto. Lasciata Piacenza, dal ponte sul Po a Codogno si incontrano pochissime auto. Il sole c’è, ma è stemperato da quella leggera foschia che aleggia in pianura. Codogno così vicina, così lontana.

La tangenziale è semideserta, così come la strada bassa che porta a Fombio e i lunghi viale che immettono a Codogno. Sulle ampie piste ciclopedanali si cominciano a vedere le prime persone. Qualcuno ha la mascherina. Non due genitori che accompagnano i figli sulle piccole bici e su uno skateboard. Codogno è a poche centinaia di metri.

Arrivati nella cittadina lodigiana, sul lungo viale Risorgimento pochissime auto e rari pedoni sui marciapiedi ai lati. In centro, dove non si vede un negozio aperto, pochi passanti e poche mascherine. Qualche scatto dall’auto. Prossima tappa, il centro. In genere, la domenica mattina piazza Venti Settembre è affollata. Lì c’è la chiesa della Beata Vergine Immacolata e la parrocchia di San Biagio. Portone sbarrato, piazza vuota. Stessa scena nella vicinissima, e ampia, piazza Fratelli Cairoli. Il vicino Corso non dà segni di presenza umana. In una delle strette vie centrali s’avanza un pedone con una mascherina. Giù il finestrino, una foto con il cellulare e via. Il pedone guarda noncurante.

Il virus fa paura, genera tristezza e, di sicuro, rabbia nei codognesi preoccupati di come risolvere le incombenze quotidiane. E la spesa è fra le principali. Alla radio parlano di un supermercato, quasi di fronte all’ospedale, aperto per qualche ora e preso d’assalto con lunghe code. Gli ascoltatori telefonano a raffica. Verso mezzogiorno il supermarket è chiuso, come l’ospedale quasi dirimpetto. Inversione di marcia. Sono passati quindici minuti dall’ingresso a Codogno. Direzione Piacenza, ripercorrendo le stesse strade. Intanto, la radio parla di come uno studente di Sondrio sia risultato positivo: studiava all’istituto agrario di Codogno. Piove sul bagnato.

Far riferimento ai tanti film, e libri, catastrofici e legati ai contagi e ai virus sarebbe facile. Per fortuna, nulla ricorda scene tragiche e drammatiche descritte o portate sullo schermo. Qui si pensa a come fare per organizzarsi, riempire il frigorifero e avere a disposizione gli oggetti della vita quotidiana. Anche qui, come a Piacenza, ci sono i problemi legati alle mancate risposte al telefono. Persone lasciate in attesa, risposte dopo ore… quando ci sono. L’ansia di avere informazioni supera la paura del contagio.

Coronavirus, Codogno città fantasma © Gisimage

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