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Cronaca

Si ricaricava il cellulare con i telefoni dei pazienti, patteggia un anno

Ricaricava il proprio cellulare utilizzando i telefoni di alcuni ambulatori, ma anche quelli dei pazienti che andava ad assistere. E tra loro ci sono molte persone poi decedute per la malattia. Un infermiere ha patteggiato un anno

Ricaricava il proprio cellulare utilizzando i telefoni di alcuni ambulatori, ma anche quelli dei pazienti che andava ad assistere. E tra loro ci sono molte persone poi decedute per la malattia. In un caso, l'infermiere scorretto, aveva composto il proprio numero di cellulare dal telefonino di un malato che poche ore dopo era deceduto. L'uomo, un 38enne di Podenzano ha patteggiato un anno, la sentenza è arrivata nella giornata dell'8 ottobre. L'infermiere era stato denunciato per peculato (mentre lavorava infatti aveva la qualifica di incaricato di pubblico servizio) e furto al termine di una indagine della Polizia municipale.

Operazione "Cella" ©Londra/ilPiacenza

LE INDAGINI -  L'indagine era partita in febbraio, quando una donna aveva denunciato che dal proprio cellulare, ricaricato la sera prima, erano spariti 10 euro di traffico. Il numero verso cui erano partite le telefonate era sconosciuto. I due vigili urbani si mettono all'opera e richiedono i tabulati telefonici degli ultimi nove mesi. Selezionano le telefonate e considerano solo quelle superiori ai 16 minuti. Ne emergono 3.300. Di queste 95, in totale, segnano il numero dell'infermiere. Identificando al cella telefonica, gli investigatori della Municipale notano che chiamante e ricevente sono agganciati alla stessa cella, quindi si trovano vicinissimi o nello stesso posto.

E i luoghi da cui il presunto ladro di ricariche agiva erano una clinica piacentina, tre ambulatori nei Comuni di Podenzano, Vigolzone e San Giorgio e alcune abitazioni private, dove l'infermiere andava a prestare assistenza, persone di cui l'uomo godeva fiducia. Con una scusa si appartava e componeva il numero del proprio cellulare usando il telefonino del malcapitato. Tanti i casi, in cui si trattava di telefonini di malati terminali. I vigili hanno accertato che, solo per quel riguarda i casi da loro trattati - che potrebbero essere anche di più - il 38enne aveva incamerato ricariche per oltre 300 euro, facendo però spendere agli ignari malati oltre 3.300 euro di telefonate. In un caso, l'infermiere, tra le 20 e le 21, ha lasciato il telefono di un malato terminale collegato per un'ora e 5 minuti. Il paziente non è sopravvissuto alla notte. Già in marzo, dopo aver scoperto il primo collegamento, l'uomo era stato denunciato alla procura per peculato. Poi, si è aggiunto anche il furto ritenuto aggravato dalle minorate condizioni psicofisiche dei malati.

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