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Cronaca Caorso / Via Roma

«Caorso non potrà mai diventare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi»

Sogin organizza l'Open Gate nelle quattro centrali nucleari italiane per informare i cittadini. L'Ad Casale: «Entro giugno pronta la mappa con i potenziali siti in Italia per la realizzazione del deposito». Il direttore del deposito: «Caorso non avrebbe mai le caratteristiche idonee»

Operazione trasparenza in casa Sogin, la società statale che dal 1999 è proprietaria delle centrali nucleari italiane, e che si occupa del decommissioning, ovvero dello smantellamento degli impianti dopo che l’Italia ha detto no al Nucleare nel corso degli anni.
«Sappiamo che la gente ha la curiosità di sapere come è fatta all’interno una centrale nucleare - spiega Riccardo Casale, amministratore delegato di Sogin - per questo abbiamo deciso di aprire per due giorni i cancelli dei quattro siti italiani, tra cui anche Caorso».
La demolizione di Caorso - che ha toccato i suo apici negli ultimi 8 anni con la spedizione in Francia delle barre di combustibile irraggiato per essere riprocessate e con lo smantellamento della turbina - prosegue giorno dopo giorno, in attesa però che venga sciolto il vero nodo cruciale che porrà la parola fine all’esperienza nucleare nel nostro Paese: la realizzazione del sito nazionale di stoccaggio permanente dei rifiuti radioattivi.

Spiega l’Ad di Sogin: «L’avvio del deposito è slittato al 2025, ma siamo già partiti con il progetto. Abbiamo inviato all’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) la mappa con i siti potenzialmente idonei in Italia, ora stiamo integrando i commenti che Ispra ci ha restituito. Entro giugno restituiremo la mappa definitiva ai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico».
Top secret, ovviamente, le località italiane su cui è caduta la scelta di Sogin.

Open gate alla centrale Nucleare di Caorso ©Bisa/ilPiacenzaLa seconda fase sarà poi quella della partecipazione «con il seminario nazionale, un dibattito pubblico in cui tutte le associazioni di categoria, ambientaliste, dei cittadini, scientifiche e le istituzioni potranno partecipare per porre ogni genere di quesito a cui noi risponderemo in maniera del tutto trasparente. Dopo vi sarà la fase auspicabile di una candidatura spontanea: riteniamo che l’Italia sia un moderno e maturo Paese europeo. Negli altri Paesi del continente è successo così, con candidature spontanee e addirittura competizioni tra i territori. Non siamo ingenui: sappiamo che il nostro è un Paese più complicato e complesso, ma è necessario che anche l’Italia faccia questo ulteriore passo verso la consapevolezza e la maturità grazie a queste procedure partecipative».

Il calendario prevede le fasi di dibattito e approfondimento fino al 2020. «Identificato il sito nazionale - prosegue Casale - dovrebbe iniziare la realizzazione e dal 2025 l’esercizio del deposito. Solo a quel punto potranno fare ritorno in Italia le scorie che a suo tempo abbiamo inviato all’estero per il riprocessamento.

«Il progetto preliminare di deposito che stiamo realizzando prevede lo stoccaggio di circa 90mila metri cubi di rifiuti a media-bassa attività. Quindi molto pochi. Il layout progettuale è invece molto semplice, a multibarriera. I fusti saranno inseriti all’interno di moduli annegati in malta cementizia particolare. Questi moduli verranno poi inseriti in celle ulteriormente sigillate».

Il messaggio importante che Sogin vuole far passare è che il deposito nazionale di stoccaggio non è un’infrastruttura nucleare ma un’infrastruttura ambientale che deve durare nel tempo e che deve essere inserita in un ambiente geologico idoneo. «A garanzia di questo, un geologo ne è il direttore».

Ed è proprio il geologo Fabio Chiaravalli, direttore del deposito, a entrare nel tecnico. «Ci sono zone in Italia escluse da principio. Ad esempio, nessuno dei siti Sogin ha le caratteristiche per poter diventare deposito nazionale. Quindi Caorso è sicuramente escluso. E’ evidente, perché le caratteristiche sono opposte. I depositi che sono attualmente sui siti, sono assolutamente temporanei e in nessun modo diventeranno definitivi. Il deposito nazionale sarà una struttura che ospiterà perennemente i rifiuti attualmente presenti sui siti. Cambia proprio la logica di individuazione. Il punto qualificante del deposito nazionale è la caratteristica del territorio dal punto di vista fisico e idrogeologico: è il dove sarà ubicato che ne garantirà la sicurezza. E queste caratteristiche sono diverse da quelle di una centrale nucleare, la quale ad esempio, deve necessariamente stare vicina a grossi corpi d’acqua, mentre il deposito nazionale deve starne lontano».

Open gate alla centrale Nucleare di Caorso ©Bisa/ilPiacenza

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