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Cronaca

Editoria e rivendita di giornali: «Solo un italiano su tre legge ogni giorno un quotidiano»

Samuelli (Confesercenti): «A livello locale abbiamo riscontrato una generale difficoltà a causa dell'intervento dell'agenzia che ha revocato tutti i conti deposito e ha mandato richieste per una copertura fideiussoria»

Il settore della rivendita dei giornali sta affrontando un momento molto difficile. Fenagi Confesercenti e Uiltucs Uil hanno deciso di presentare al dipartimento di editoria un documento nel quale viene esposto un progetto per riformare questo settore. Si propone il cambiamento radicale del concetto di rete di vendita unica e una suddivisione per canali in base alle caratteristiche delle attività stesse.

Al riguardo è intervenuto Fabrizio Samuelli, vicedirettore di Confesercenti Piacenza: «L’incontro di lunedì primo giugno si concentrerà anche sulla situazione  locale delle edicole. Abbiamo riscontrato una generale difficoltà attuale a causa dell’intervento dell’agenzia che ha revocato tutti i conti deposito e ha mandato richieste per una copertura fideiussoria. Non ci opponiamo alle richieste ma contestiamo il metodo: ci siamo trovati da un giorno all'altro in questa situazione. Il primo giugno comunicheremo formalmente all’agenzia le nostre controproposte. Senza il conto deposito si devono pagare gli estratti conto immediatamente e questo può essere un problema per i commercianti. A Piacenza sono presenti circa 180 rivenditori che operano in questo settore».

«Per quanto riguarda la situazione nazionale - continua - chiediamo che venga portata una modifica all’attuale normativa di questa categoria. Prima le uniche modalità d’informazione erano giornali e tv pubblica. Le normative degli anni ‘70/’80 volevano garantire a tutti i mezzi di comunicazione uguale diritto: ogni edicola doveva proporre la vendita di ogni giornale. Oggi la situazione è cambiata con internet: secondo noi dovrebbe essere la filiera a determinare che prodotto tenere, dovrebbe poter selezionare le testate da proporre. Sarebbe anche necessario evitare un ulteriore allargamento della liberalizzazione: ridurre i punti vendita non esclusivi come per esempio il bar che vende qualche copia di giornale ma che svolge questa attività soltanto per integrare il resto del suo commercio. Dovrebbero poi esserci incentivi per premiare la rete di vendita esclusiva. Con queste motivazioni e proposte abbiamo presentato un documento al sottosegretario Luca Lotti».

«Del resto il settore è in crisi e lo dimostrano i numeri: nel 2014 solo il 47,1% della popolazione dai sei anni in su - conclude Samuelli - ha dichiarato di leggere i giornali almeno una volta a settimana. Prima la percentuale era vicino al 60. Coloro che lo leggono almeno 5 giorni a settimana sono il 36,5%: questo significa che solo un italiano su tre legge costantemente il giornale. I ricavi della rete di vendita sono in diminuzione: -38% dal 2006 al 2012. Oggi abbiamo 30.000 punti vendita di questo settore in Italia. Erano 40.000 nel 2004».

Proposta unitaria Fenagi Confesercenti Uiltucs giornalai su riforma editoria-2

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