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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

«Ddl Cirinnà, alla faccia di Mattarella e della Corte Costituzionale»

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Livio Podrecca, presidente dell’Unione giuristi cattolici piacentini

«Una coppia di coniugi. Lui a un certo punto si scopre diverso e cambia chirurgicamente il proprio sesso, come consente la legge 164/1982. Evirato per legge, sempre per legge  scatta il divorzio e viene meno il matrimonio, istituto non previsto dalla Costituzione tra persone dello stesso sesso. Tutto regolare? Macché. I coniugi ricorrono contro la sentenza che dispone, d’ufficio, la dichiarazione di scioglimento del vincolo coniugale e la relativa comunicazione all’ufficiale dello stato civile. A loro dire, così ricostruita, grosso modo, la vicenda, anche se adesso essi hanno legalmente lo stesso sesso, precisamente femminile, il matrimonio deve continuare. Se ne deve dedurre che uno dei due, essendo biologicamente maschio, dentro di sé si sentiva lesbica. E così pure la moglie. Sicché, a loro dire, senza bisogno di una legge, nel matrimonio omosessuale già bell’e confezionato loro ci si trovano, per così dire, già dentro. Un vero coniglietto dal cilindro del prestigiatore LGBT. Tuttavia perdono l’appello, e ricorrono in Cassazione, dove invece alla questione viene riconosciuto un certo grado di ragionevolezza e viene quindi sollevata la questione di legittimità costituzionale della norma che dispone lo scioglimento automatico del matrimonio in caso di cambio chirurgico di sesso. Si riunisce quindi la Consulta, davanti alla quale tentano di intervenire, subito contrati, i potenti legali delle lobbies LGBT. Nel collegio deliberante anche il futuro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Siamo nel 2014.

Nel 2010 la Corte Costituzionale già aveva detto che unioni omo e matrimonio sono cose diverse che reciprocamente non c’azzeccano, e che il matrimonio previsto dalla Costituzione è quello tra un uomo ed una donna. Ma, aveva sentenziato la Corte, il legislatore, cioè il Parlamento, deve darsi una mossa e disciplinare le unioni tra persone dello stesso sesso, con una disciplina diversa, però, da quella del matrimonio. Non sovrapponibile. Che non crei confusioni. Anche le persone dello stesso sesso, infatti, dice sempre la Corte nel 2010, hanno un diritto fondamentale a vivere una condizione di coppia, e l’unione a cui esse danno origine non è, e non può essere, un matrimonio, ma è una formazione sociale, prevista all’art. 2 della Costituzione. Tra parentesi anche la ‘Ndrangheta è una formazione sociale, ma per scolpirne le differenze bisognerebbe fare un ragionamento sui cosiddetti diritti fondamentali, e qui non è, evidentemente, né il momento né il luogo. Nel 2014, ecco dunque che ci risiamo. Ancora due che si ritrovano ad avere lo stesso sesso dentro un matrimonio che era partito regolare, con i due sessi maschio e femmina, che dopo il cambio evirativo rivendicano di essere dentro un matrimonio.

Ci risiamo, dice la Corte. Lo abbiamo già detto nel 2010 che non potete essere un matrimonio. Però un po’ di ragione ce l’avete, dice la Corte con dentro anche Sergio Mattarella. Infatti non siete un matrimonio ma, come abbiamo detto nel 2010, una formazione sociale, e lo Stato Italiano è ora che si svegli e faccia una legge per voi e le vostre unioni. Quindi voi non siete un matrimonio ma la norma che avete impugnato è incostituzionale laddove non prevede che la vostra formazione sociale di cui fate parte abbia una sua autonoma disciplina, diversa da quella del matrimonio, secondo quello che aggraderà al legislatore inventarsi. Anche la Corte di Giustizia e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, cazziando variamente e ripetutamente l’Italia, da un po’ di tempo suonano al legislatore italiano la stessa musica. Regola ‘ste unioni omo, fa’ come ti pare ma datti una mossa e vara una normativa. ‘Sti cazzi!, dice il governo. Allora il Partito Democratico prende Tonini, la Cirinnà e Lumia, li chiude un una stanza e dice, adesso scrivetemi la legge sulle unioni civili. Attenzione, che sia una legge che regoli le unioni come formazioni sociali dell’art. 2 della Costituzione, e non come matrimoni. L’ha detto la Corte con dentro Mattarella che adesso è pure Presidente della Repubblica e se la legge non è come deve va a finire che non la promulga. Sì sì, fa la Cirinnà, tranquillo.

Ci pensiamo noi. E salta fuori il didielleCirinnà. Un matrimonio sputato, con dentro pure i figli e le adozioni. Ma ci siete o ci fate? Niente. Da come la difendono, quelli del PD e del M5S, giovani turchi e vecchi mamelucchi, pare che nessuno l’abbia letto, ‘sto didielle. Altrimenti non si spiega.Allora adesso viene spontaneo chiedersi, ma per fare una unione civile omo che non sia un matrimonio cosa e, soprattutto, come bisogna fare? Cioè, se una unione civile omo è intrinsecamente, per una sua logica e natura interna evidentissima, una imitazione del matrimonio, anzi un matrimonio fatto e finito, come dice Scalfarotto e come vorrebbe la Cirinnà, come si fa a dare una disciplina diversa? Che cosa piffero ci si può, cioè, inventare, affinché sia diversa? Ormaisull’orlo di una crisi di nervi, si aspetta che qualcuno ce lo spieghi! La Cirinnà ci ha provato ed ha scritto, pari pari, un matrimonio. Una scopiazzatura indegna, senza fantasia. Alla faccia di Sergio Mattarella e della Corte Costituzionale! Intanto, mentre ci si occupa dei figli delle coppie gay e i media ci seppelliscono sotto struggenti immagini di uomini villosi che, neonati in braccio, si fingono mammi, i morti hanno superato i nati. Lo stordimento collettivo sotto il mantra incalzante e, sia detto con tutto il rispetto, demenziale del “love wins!”copre la violenza su bambini progettati e comprati orfani, e si spalma come una lozione emolliente sulla umiliazione profonda della ragione e della dignità della persona umana.Una società che ha legalizzato l’aborto e ucciso cinque milioni di innocenti e sancisce la legittimità e anzi la onorabilità della rottura del patto coniugale, dove alle giovani coppie, sistematicamente distrutto il matrimonio, è stato rubato il sogno di un futuro, non merita, forse, altro.Ciononostante, continuiamo a sperare che Qualcuno sia mosso a pietà, e ci risparmi il peggio. Amen». 

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