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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Detenuto aggredito nella sua cella alle Novate: due condanne e un rinvio a giudizio

Si è conclusa l'udienza dal giudice Gianandrea Bussi per l'aggressione in carcere a un detenuto, che era stato brutalmente pestato nel luglio di due anni fa. Il giudice ha derubricato, però, il reato originario di tentato omicidio in lesioni volontarie gravissime

Due condanne e un rinvio a giudizio. Si è conclusa così l’udienza dal giudice Gianandrea Bussi per l’aggressione in carcere a un detenuto, che era stato brutalmente pestato nel luglio di due anni fa. Il giudice ha derubricato, però, il reato originario di tentato omicidio in lesioni volontarie gravissime.

Un ecuadoriano di 24 anni è stato condannato a tre anni, un marocchino di 38 a due anni e 8 mesi, mentre un agente della polizia penitenziaria è stato rinviato a giudizio per lesioni e falso. Il pubblico ministero Ornella Chicca aveva chiesto pene di sei anni. I due imputati stranieri hanno scelto il rito abbreviato.

Soddisfatti i legali degli imputati che hanno visto cadere l’accusa di tentato omicidio. Piero Spalla e Paolo Lentini, che assistevano l’ecuadoriano, hanno detto che leggeranno le motivazioni della sentenza e valuteranno il ricorso in appello. Ipotesi che dovrebbe essere considerata anche dall’avvocato Wally Salvagnini, difensore del marocchino.

Il detenuto picchiato, un 45enne ligure, si è visto risarcire il danno con una provvisionale di alcune decine di migliaia di euro. L’uomo, che si era costitutio parte civile con l’avvocato Paolo Cattadori, aveva riportato seri traumi, era stato operato e aveva avuto danni permanenti che gli hanno causato un’infermità.

Nella scorsa udienza, alla fine di giugno, si era svolta l’udienza dove era stato ascoltato il perito del giudice, il medico Tiziana Folin, che aveva esaminato le lesioni. Anche qui, difese e parte civile si erano divise sui risultati – “quelle lesioni potevano uccidere; non è vero non erano mortali” – sostenendo o meno la validità dell’imputazione di tentato omicidio.
Diversa, invece, la strada percorsa dell’assistente della polizia penitenziaria, difeso dagli avvocati Benedetto Ricciardi e Luigi Alibrandi. I legali hanno scelto di andare in dibattimento, perché il loro assistito non ha partecipato al pestaggio né lo ha coperto, essendo in un punto del carcere in cui non poteva vedere cosa stava accadendo.

Il detenuto pestato - finì in ospedale per un mese e riportò fratture anche al volto - venne trasferito in un altro carcere. A scatenare la violenza, secondo le indagini, sarebbe stata l’abitudine del genovese a “parlare troppo”. Secondo le indagini della Squadra mobile, mentre i due detenuti lo pestavano con brutalità, l’agente della penitenziaria avrebbe fatto finta di non vedere standosene in disparte.

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