Il sindaco Paolo Dosi scrive un posto sul social network più utilizzato, “Facebook”, per lanciare un messaggio a una testata editoriale locale (“Libertà”) e alla sua rubrica, lo “Sportello dei reclami”. Il post, dal titolo “Reclami”, è stato pubblicato nel pomeriggio del 15 ottobre.

«Quesito – scrive il sindaco - agli amici giornalisti: un noto quotidiano locale, all'interno della neo nata rubrica "Lo sportello dei reclami", pubblica la lettera di un cittadino che accusa il sindaco e la giunta di avere usato i soldi delle merendine pomeridiane delle scuole materne per pagare le nostre vacanze in Trentino. La lettera è pubblicata integralmente, "sine glossa". Eppure lo stesso quotidiano ha più volte, probabilmente suo malgrado, chiarito che, come sempre accaduto, le cosiddette vacanze in Trentino non sono altro che l'annuale ritiro di programmazione che l'Amministrazione organizza e che, sindaco e assessori, pagano (e ci mancherebbe altro!) di tasca propria. Come più volte scritto ed evidenziato dallo stesso giornale. Ora mi chiedo: il diritto alla parola, alla critica, al reclamo o alla informazione comprende anche il diritto alla menzogna? Poco importa se scritta in buona o malafede. Menzogna è e menzogna rimane. Ed è conosciuta dallo stesso giornale come tale. Si è consentito di pubblicare una notizia falsa, manifestamente e consapevolmente falsa. E allora chiedo agli amici giornalisti: un giornale che consente di pubblicare una lettera o una notizia falsa non avverte la necessità di postillarla con una precisazione, un distinguo, una garbata correzione? Cosa dice in proposito il Manuale Deontologico del Perfetto Giornalista? Attendo, fiducioso, le risposte».