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Cronaca Montale / Via Bartolomeo Riva

«Era coricato sull'asfalto e abbiamo cercato di fermare il tir urlando»

Entra nel vivo il processo nei confronti del camionista imputato di omicidio stradale per aver, secondo le accuse, provocato la morte dell’egiziano Abd El Salam, il 14 settembre 2016, l’operaio che lavorava alla Gls. In aula parlano i poliziotti e gli agenti della polizia locale

E’ entrato subito nel vivo il processo nei confronti del camionista imputato di omicidio stradale per aver, secondo le accuse, provocato la morte dell’egiziano Abd El Salam, il 14 settembre 2016, l’operaio che lavorava alla Gls. Il camion guidato da Alberto Pagliarini sta uscendo dall’azienda di via Riva e gli sarebbe passato sopra dopo che l’uomo si era posto davanti al mezzo pesante. In aula, c’è subito stata una raffica di domande ai testimoni sulla dinamica dell’incidente, la velocità e la distanza del camion dall’operaio. Particolari fondamentali per capire se l’autista avesse potuto vedere o meno quell’uomo davanti al suo tir. All’udienza, presieduta dal giudice Gianandrea Bussi, erano presenti alcuni familiari che si sono costituiti parte civile, tra cui la moglie. L’avvocato Antonio Salerni assiste la consorte e un figlio, l’avvocato Mario Angelelli altri due figli, mentre Augusto Cornalba difende la madre e 5 tra fratelli e  sorelle. Il pm Emilio Pisante, il difensore di Pagliarini, l’avvocato Romina Cattivelli e quelli di parte civile hanno posto numerose domande ai membri delle Forze dell’ordine intervenuti quella sera.

IL PROLOGO Quella sera, ha raccontato Michele Rana, dirigente della Squadra Volante, era in atto un presidio all’esterno del magazzino della logistica Gls. Venti, trenta, persone erano su un marciapiede con alcune bandiere, senza bloccare l’ingresso dei camion. Insomma, una situazione tranquilla. La polizia pattuglia comunque la zona. Alcuni sindacalisti dell’Usb chiedono un incontro con i dirigenti della Gls e della cooperativa che forniva personale alla Gls. Altri iscritti del Sì Cobas, però, protestano e la polizia decide di spostare quell’incontro in un bar a poche centinaia di metri di distanza.

Dopo un po’, Rana viene avvertito che è accaduto qualcosa e che servono rinforzi. Il dirigente, con uomini della Digos, torna all’ingresso della Gls e vede un Tir fermo e un uomo a terra. Nel frattempo, la polizia interviene per evitare incidenti e porta via l’autista del camion. Il mezzo, infatti, era stato preso di mira da altri operai che avevano lanciato sassi e uno di loro aveva divelto un cartello stradale con cui stava per colpire la cabina. La tensione è alle stelle. Arrivano altre pattuglie, i carabinieri del Radiomobile, la polizia locale per i rilievi. Pagliarini viene portato in ospedale per il prelievo di sangue (finalizzato ad accertare la presenza di alcol o droga), per accertare il suo stato quando era alla guida, ma l’esame è risultato negativo. Rana racconta di aver visionato dei video. Dalle immagini si nota un operaio che si sposta davanti al Tir, poi non si vede cosa accade dopo. La zona era illuminata - qualche teste però parlerà in seguito di una zona dove non si vedeva bene, vicino al presidio dei lavoratori sul marciapiede - e l’ingresso della Gls non era bloccato, ha concluso il dirigente.

L’INCIDENTE Il sovrintendente Graziella Guasti, a bordo della volante, era stata dirottata in via Riva. Alle 22.40, ha raccontato, i camion uscivano ed entravano regolarmente. La situazione era di normalità e alcuni lavoratori in presidio erano fermi su un marciapiede. A un certo punto - tutto avviene in una manciata di secondi - la poliziotta vede un uomo sdraiato in mezzo alla strada davanti al Tir. Il mezzo pesante si muove. Lei, lo stesso farà il collega Giuseppe Borrelli, urla e si sbraccia per fermare il camion. L’uomo, secondo la donna, era steso “a croce” sull’asfalto. Il camionista, però, non si accorge dei segnali e prosegue lento la manovra: da via Morello svoltava a destra in via Riva. L’uomo a terra alza una gamba per dare un calcio al paraurti «poi scompare sotto al Tir». I poliziotti vedono l’egiziano senza vita e alcune voci gridano «l’hanno ammazzato». Comincia il parapiglia e i poliziotti prendono l’autista e lo portano subito via. Gli avvocati incalzano la poliziotta sulla distanza. Lei dice di essere stata a 4 o 5 metri dal tir e di aver visto l’uomo steso davanti. La Volante invece era parcheggiata a pochi metri dal camion, rispetto alla posizione degli agenti. Una posizione diversa dell’egiziano, invece viene descritta da un altro poliziotto della Volante. Secondo l’agente, l’egiziano era seduto con le gambe incrociate, di fronte al muso del camion. Il poliziotto lo vede alzare una gamba e poi finire sotto il Tir. La distanza tra la Volante e il Tir - e quindi dall’operaio - indicata dall’agente è stata di 10-15 metri.

LE MISURE Dati più certi sono stati portati dalla Polizia municipale e dalla Squadra mobile. Il sovrintendente Giuseppe Boselli, della Municipale, ha rilevato i dati del cronotachigrafo ed eseguito la planimetria per i rilievi. Centrali sono le registrazioni degli ultimi secondi. Al 25esimo secondo il Tir si muove a 3 chilometri all’ora, poi accelera fino a 11 km/h al 28° secondo. L’impatto viene ipotizzato al 28° secondo, cioè con una velocità compresa fra 6 e 11 km/h avendo percorso 3,8 metri. Alla velocità massima di 11 km/h il mezzo aveva percorso 6,7 metri. Un altro poliziotto, William Garione, della Squadra mobile, ha eseguito rilievi sul Tir per cercare di stabilire il campo visivo del conducente. Sotto il parabrezza all’altezza del cruscotto, ha detto, c’erano delle scritte con adesivi e ventose. E’ stata poi simulata la presenza di un uomo davanti al camion, sia in piedi sia seduto. Con gli specchietti (“targa”) laterali sopra il finestrino a lato dell’autista la visuale è risultata di 1,75 metri - senza - e di 3 metri con lo specchio.

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