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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

«Ero l’uomo di fiducia di Arici e i soldi sul conto erano compensi per consulenze»

Gianni Salerno accusato di appropriazione indebita. Il racconto dell'ex segretario Cisl. Il pm: avvocato incompatibile. E Miglioli rimette il mandato di difensore

Colpo di scena al processo che vede imputato l’ex segretario Cisl, Gianni Salerno, accusato di appropriazione indebita. L’ex leader sindacale ha testimoniato davanti al giudice spiegando che sul conto Fim-Fiom-Uilm, riaperto da lui dopo essere stato chiuso, ha operato soltanto lo stesso Salerno e che lì ci sarebbero finiti i soldi per le consulenze rilasciate all’azienda Lpr in tanti anni: un totale di oltre 200.000 euro. Un rapporto talmente stretto, quello tra il patron Luciano Arici e Salerno, che quest’ultimo era arrivato a occuparsi quasi interamente dell’azienda. Un legame che sconfinava anche nella vita privata: “A volte andavo anche alle udienze dei figli di Arici” ha detto Salerno.

Inoltre, nella stessa udienza, l’avvocato Alessandro Miglioli ha rimesso il mandato di difensore di Salerno - che svolgeva insieme con l’avvocato Cosimo Pricolo, rimasto ora l’unico legale della difesa - perché potrebbe essere sentito come testimone. Il pm Antonio Colonna aveva sollevato i dubbi di compatibilità nella difesa di Salerno dopo il racconto fatto dall’ex sindacalista su una vertenza legale di alcuni lavoratori, che si erano rivolti a Miglioli come avvocato.

L’udienza, presieduta dal giudice Elena Stoppini, ha visto sfilare numerosi testimoni, la maggior parte dei quali ha confermato il ruolo di factotum di Salerno in Lpr, un ruolo ricoperto mentre era sindacalista della Cisl, ricoprendo negli anni i ruoli al vertici di diverse segreterie, fino a diventare, per pochi mesi, nel 2009 segretario generale Cisl. Una carriera stroncata dall’inchiesta che si era aperta su di lui, dopo la scoperta del conto segreto che portava la sigla di tre sindacati, anche se il nome non aveva nulla a che fare con loro.

SALERNO E ARICI. Lungo e dettagliato il racconto di Salerno. Conosciuto Arici nei primi Anni 90, quando nelle aziende del gruppo erano forti le tensioni sindacali, Salerno ne diventa prima amico e poi collaboratore. Due i punti che cementano il rapporto: Salerno convince Arici ad acquistare una ditta fallita, salvando così i posti di lavoro; il figlio di Arici, come obiettore di coscienza, svolse il servizio civile alla Cisl, alla Cinasca. A quel punto, l’imprenditore chiede a Salerno di collaborare, di aiutarlo e stabilisce un compenso: duemila euro al mese. A quell’epoca, esisteva un conto chiamato Fim-Fiom-Uilm, i sindacati metalmeccanici, che era dalla Flm (Federazione lavoratori metalmeccanici, poi sciolta alla fine del 1986). Il conto resta aperto per alcuni lavoratori, poi nel marzo del 2002 viene chiuso. Salerno, che non ha più incarichi sindacali nella Fim, chiede alla banca di riaprirlo in luglio, utilizzando i vecchi documenti, ma solo per lui.  “Nessuno ne sa nulla e ci opero soltanto io facendomi inviare la posta in una casella o a casa di mia madre” dice Salerno al pm Colonna. Il conto era utile per depositarvi i compensi di Lpr. All’obiezione del pm che sul conto operava anche Paolo Botti (il reato è stato prescritto per lui) Salerno risponde: “Botti non operava, ero io che gli versavo gli assegni”.  Oltre al compenso di Lpr, sul conto ci finiscono anche i rimborsi spese di Fertrans - un’azienda che aveva richiesto la consulenza di Salerno - e denaro legato alla vita personale (Salerno colleziona macchine fotografiche).

Per una ventina di giorni sul conto confluiscono anche i soldi di lavoratori, assistiti dall’avvocato Miglioli, che avevano vinto una causa di lavoro. Salerno dice che era un momento di confusione e di aver avvisato i lavoratori di versare i pagamenti all’avvocato sul conto segreto e di averli poi dati a Miglioli “perché quella era una vertenza legale, non sindacale”. Il racconto continua. “Io ritengo di aver aiutato Arici” afferma Salerno. Il rapporto era diventato sempre più pressante, impegnativo “ero diventato il suo punto di riferimento, mi chiamava anche 10 volte al giorno”. Salerno si occupava di investimenti sulla sicurezza, di consulenze del lavoro, di normative, di colloqui di assunzioni, dei disabili. Dopo l’inchiesta aperta nel 2009, Salerno si dimette: “A quel punto ero in azienda tutti i giorni. Poi, la rottura: “Non ce la faccio più” ammette Salerno. E finisce così un rapporto ventennale.

L’ex segretario generale racconta poi dei rapporti con Fertrans, azienda che gli venne segnalata da Antonio Filosa. Dapprima, Salerno dà consulenze legate al patronato, e sono tutte gratuite. Quando poi Fertrans chiede di occuparsi di altri problemi, l’azienda stabilisce un rimborso spese (2.500 euro l’anno). Una situazione confermata anche da Dario Cantarelli, altro ex sindacalista Cisl, che aiutava Salerno con Fertrans. Ad esempio, Cantarelli si era recato in Bosnia per un problema legato alla normativa degli autisti stranieri.

IL SINDACATO. In molte occasioni, il pm ha chiesto a Salerno perché non avesse mei fatto contratti regolari e lui ha risposto che non poteva perché era segretario Cisl. Insomma, non era opportuno che si sapesse che un segretario sindacale operava per un’impresa. E in questa ottica si è svolta anche la testimonianza di Marina Molinari, attuale segretario generale Cisl. Una situazione, quella descritta da Molinari, che ha affermato come non esista una regola che vieti a un segretario di avere un altro lavoro. Chi diventa segretario viene distaccato e percepisce una parte dello stipendio dal proprio datore e una parte dal sindacato. Molinari ha detto di non aver saputo nulla del conto Fim-Fiom-Uilm, fino all’arrivo dei carabinieri che chiedevano informazioni per l’indagine. Il giudice Stoppini ha allora chiesto a Molinari se esista un rapporto di esclusività per i segretari, se sia contenuto nello statuto o sia regolato in qualche modo: “Lo statuto non dice nulla sull’esclusività del rapporto e se uno svolge un’attività non deve nemmeno comunicarlo”. Insomma, un segretario sindacale, a meno che non sia un pubblico impiegato, può anche svolgere un’attività.

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