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Cronaca

Espulso dall'Italia "per terrorismo", l'ex imam di Piacenza: «Non era radicalizzato»

Mohammed Ibrahim, imam del Centro di cultura islamica di Ferrara difende Sajmir Hidri, l'imprenditore 34enne albanese residente nel Ferrarese ed espulso dall'Italia "in considerazione del particolare suo profilo di pericolosità sociale". E' stato per un periodo imam al centro di via Caorsana a Piacenza

«Non era radicalizzato. In Italia non è vietato informarsi o curiosare su internet, anche andando a consultare quei siti dove si propagandano messaggi estremi. Che male ha fatto e a chi? Non si può prendere una decisione così drastica senza sentire cosa dice la persona "sospettata"». A dirlo a La Nuova Ferrara del 12 agosto, Mohammed Ibrahim, imam del Centro di cultura islamica di via Traversagno. Prima di arrivare nella città estense è stato per un periodo imam al centro di via Caorsana a Piacenza. 

Mohammed Ibrahim si riferisce a Sajmir Hidri, l'imprenditore 34enne albanese (titolare di “Alba Costruzioni 1999”) residente nel Ferrarese, a Vigarano, che è stato espulso e ora non potrà più rientrare nel nostro paese per almeno 15 anni  «in considerazione del particolare suo profilo di pericolosità sociale», scrive il ministero dell’Interno. "Il documento notificato dalla Digos lo bolla come «pericoloso per la sicurezza» del Paese. In un’altra parte del decreto si entra più nel dettaglio spiegando i motivi per cui l’imprenditore è considerato una minaccia. Sajmir, nato a Kruje (Albania), in Italia dal 2002, precisa il decreto, «nel settembre del 2014 ha mutato drasticamente il suo stile di vita, iniziando a rispettare rigorosamente i precetti coranici»." si legge sul sito de La Nuova Ferrara. 

«Sajmir Hidri non era il presidente di questo Centro di cultura islamica, era un fedele come tanti che ci ha aiutato in molte occasioni, facendo dei lavori qui dentro e mettendosi a disposizione di altri fedeli che avevano bisogno (...). Si discuteva sui precetti islamici, su come interpretre alcuni passi del Corano. Non gli ho mai sentito dire nulla che potesse indicare che aveva intrapreso la strada del fanatismo, che volesse violare le leggi di questo Paese», dice Mohammed Ibrahim e ancora: «Sajmir Hidri è una persona irreprensibile che non conosceva bene la religione islamica perché l'aveva abbracciata solo da qualche anno e faceva fatica a cogliere tutti i possibili punti di vista. Preferiva privilegiarne uno e non abbandonava facilmente la posizione che aveva scelto». 

"Secondo il ministero  - continua l'articolo del quotidiano di Ferrara - ha avuto rapporti «con soggetti noti per avere assunto posizioni religiose radicali in favore del jihad, alcuni dei quali già espulsi dall’Italia per motivi di sicurezza dello Stato» e «ha avviato una scalata ai vertici del Centro di cultura islamica di Ferrara (via Traversagno, ndr), assumendone la presidenza (circostanza smentita però dal presidente, Osama Murshed, e dall’imam, Mohammed Ibrahim), una deriva che avrebbe fatto emergere segnali di «“fanatismo”». Al suo avvocato, Alberto Bova, ha spiegato che sui siti web «cercava di sentire un’altra campana». Curiosità intellettuale. Ma per il ministero è un altro indice del percorso di radicalizzazione che lo ha portato «alla continua e frenetica consultazione on line ai fini della successiva condivisione di contenuti riferibili all’autoproclamato Stato Islamico ed a manifestare insofferenza nei confronti di tutto ciò che contraddistingue il mondo e la cultura occidentale» non essendo fra l’altro «inserito nel contesto sociale di riferimento». Circostanza - quest’ultima - che stride con le opinioni raccolte in sedi istituzionali e nell’ambito professionale che lo indicano come un imprenditore stimato e apprezzato. Non è la prima volta che il giudizio espresso dal Ministero dell’Interno nell’atto d’espulsione si scontra con opinioni discordanti emerse da amici, collaboratori e conoscenti del destinatario del decreto".

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