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Cronaca

Ex Enel, la delusione del comitato: «Ancora diversi punti poco chiari»

Il comitato di liberi cittadini, associazioni culturali e ambientaliste, replica alla Soprintendenza a due giorni dall'incontro di Bologna che ha evidenziato «l'assoluta trasparenza, coerenza e legittimità delle procedure» di costruzione del nuovo edificio sull'area di Palazzo ex Enel

Il comitato di “Palazzo ex Enel” (composto da una rete di associazioni culturali, ambientaliste e liberi cittadini) difende le sue ragioni, a due giorni dall’incontro che si è tenuto martedì 9 giugno a Bologna, nella sede della Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna, tra il soprintendente Luigi Malnati e tre rappresentanti del gruppo d’opinione. Nel corso dell’incontro, il sopraintendente Malnati ha chiarito «l’assoluta trasparenza, coerenza e legittimità delle procedure seguite dalla Soprintendenza. È stato spiegato – informa un documento della Soprintendenza stessa - che la trasformazione dei manufatti in sito musealizzato e fruibile dal pubblico è impraticabile». «Avevamo chiesto spiegazioni alla Soprintendenza – commenta l’architetto Manrico Bissi del Comitato - per approfondire le motivazione della concessione alla costruzione. Martedì abbiamo avuto un colloquio: finalmente dopo 13 mesi di lotta, le istituzioni competenti hanno consentito un incontro e sono state almeno ascoltate le motivazioni della protesta. Risultato piccolo però: la promessa di un vincolo di tutela, dobbiamo essere realistici, non è arrivata e perciò non siamo totalmente soddisfatti. Non abbiamo ottenuto risposte alle nostre domande. Volevamo informazioni sul solettone di cemento armato, ma non sono sicuri di avere un progetto al riguardo».

«Abbiamo chiesto il verbale dell’ultimo sopralluogo di novembre al solettone di cemento – precisa Bissi - e ci è stato detto che non è stato effettuato. Su che basi la Soprintendenza parla del solettone se non è andato sul posto a verificarnee le condizioni? Ci hanno detto che di aver ricevuto una documentazione fotografica: è come se un medico giudicasse lo stato di salute di un paziente senza vederlo. Ci sono aspetti che non sono stati risolti e spiegati. Hanno inoltre mosso l’osservazione che conservare questi resti ha costi elevati: se il Comune scontava gli oneri di urbanizzazione alla proprietà, magari poteva utilizzare questi fondi per la conservazione. Reinterrare le opere non è il modo per far arrivare e vedere alle prossime generazioni – come dicono loro nel documento – questi resti». Comitato Ex enel-2

«Non stiamo dichiarando guerra a nessuno – aggiunge Bissi - chiediamo solo che i cittadini abbiano un ruolo attivo e partecipativo nelle scelte. Tutte le volte che i cittadini parlano si parla di conflitto, guerra…Lo Stato sono i cittadini, e questi stanno chiedendo informazioni. Vogliamo risposte. Siamo contenti delle proposte che fanno a Piacenza, ma devono diventare progetti, non opere di conservazione. Deve servire per una futura progettazione di qualità».

«Se è giusto conservarli per le prossime generazioni, perché non possiamo conservarli per noi?», chiede Anna Lalatta. «Non si può demandare sempre al futuro. Direi che la procedura dimostra che qualcosa è successo: se devono essere conservati per le generazioni future – come dice la Sopraintendenza - qualche sbaglio è stato commesso. Devono fare chiarezza su questo. I comitati sorgono non solo per avere vittorie, ma anche per capire in realtà i processi di questi iter. Se ci sono cose che non funzionano, cambiamo procedure in futuro. Speriamo che l’esperienza acquisita, in futuro, non permetta che ricapitino situazioni del genere. Altrimenti rischiamo di lasciare queste opere alle prossime generazioni di talpe, nutrie, pantegane».

«Sono rimasto esterrefatto dalla riunione – ha dichiarato Artemio Cavagna -, le nostre osservazioni sugli studi della professoressa Mirella Milani Calvani del 1981 – che ritenevano i reperti di grande valore - sono stati liquidati con un “forse si era sbagliata”. Teniamo inoltre conto che lì vicino ci sarebbe anche Palazzo Farnese: il passaggio da pubblico a privato di Palazzo ex Enel andava analizzato fin dal principio dalla Soprintendenza. Si sono arrabbiati durante il nostro incontro perché dicevano che gli unici vincoli che possono fissare sono per reperti storici e archeologici. Non è vero, la Costituzione prevede anche “ragioni culturali”. E così avremo a breve un condominio all’ingresso nord della città, invece che lasciare la massima libertà d’immaginazione a ciascuno di noi». Cavagna è preoccupato per un’altra zona della città che nasconde reperti storici di un certo rilievo. «Anche l’area Camuzzi è piena di reperti. Il Soprintendente ci ha assicurato che farà sopralluoghi sul posto. Tutto quel comparto, se si continua ad andare avanti a costruire, rischia di essere rovinato».

«In futuro sarà impossibile – ha concluso Stefano Benedetti - trattare con tanti proprietari: prima almeno c’era l’Enel, società pubblica, con cui si poteva dialogare e imporre qualcosa. Ora avremo tanti proprietari di appartamenti, che hanno fatto un investimento. Io spero che la Soprintendenza riesca ad imporre comunque un passaggio, un cunicolo in modo di arrivare ai reperti. Suggerisco di iniziare a pensare da oggi al recupero dell’area Camuzzi».

Palazzo Ex Enel-8

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