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Cronaca Ponte dell'Olio

Frane, la Valnure sbriciolata, tra detriti e fiumi di fango che scorrono da anni

Strade interrotte, smottamenti vicino alle case, fiumi di fango che scorrono da anni. E ancora, campi divelti, canali d'irrigazioni zeppi di detriti. Sono le conseguenze delle frane nella Valnure. Ve le raccontiamo in immagini, con una gallery fotografica d'eccezione

Prendi un pomeriggio qualunque, e decidi di uscire dal mondo. A Piacenza si può, senza andare tanto lontano. A pochi chilometri da Ponte dell'Olio, per l'esattezza. Fuori dalle arterie stradali che pulsano tra l'alta Valnure e la Pianura, fuori dal traffico, fuori dall'ordinario ticchettio della quotidianità. Si respira antico, in cascine che vivono della terra, e dove la modernità balbetta qualcosa solo dalla parabola satellitare. Qui, così distante e così vicino a Piacenza, il suolo sta cedendo. Si sgretola, si gonfia, si rivolta, diventa fango e acqua. Non si contano più le frane e franette degli ultimi 5 anni. Abbiamo provato a immortalarle. Questo è il risultato.

CANALI OSTRUITI, FANGO SULLE CASE - Cominciamo in località Molino Croce, a pochi chilometri da Ponte, sulla strada che, anticamente, portava a Bettola. Qui la terra ha ruggito, sbranando un intero boschetto. Un muretto di massi cerca di riparare alla furia dell'acqua: la strada è al sicuro, ma non c'è più un canale di scolo. Proseguiamo per Rio Cadì e Biana, sulla medesima via, e ancora ci troviamo di fronte alla stessa scena: una radura spazzata via dal fango a ridosso delle abitazioni, un palo della luce divelto e sprofondato nella terra, canali ostruiti. E l'asfalto lì, nel mezzo, in balìa delle prossime piogge. 

Frane Valnure


MURLO: UN'IMPRESSIONANTE MURAGLIA DI FANGO - Ci spostiano al di là del Nure, sull'altro versante. La strada, nei pressi di Missano, è oramai una mulattiera, impraticabile senza vetture 4x4. Scorgiamo alcune coltivazioni completamente devastate, come se la natura avesse deciso, in proprio conto, di arare i campi. Buche, rigagnoli da ogni parte, l'asfalto che non c'è più. Nei pressi di Murlo, poi, la frana forse più impressionante del Piacentino: un enorme fiume di fango - lento, inesorabile, gonfio, mastodontico, triste - che ha travolto il collegamento per Bettola, e scava da anni e anni, da monte a valle, un solco sempre più profondo. "E' così quasi da sempre - dice un residente -: sarebbero dovuti venire i militari per sanare la situazione, ma non si è mai visto nessuno".

IL CERRO DEVASTATO - Imbocchiamo la statale, su per Bettola. C'infiliamo sui tornanti del Cerro. La strada regge, seppur con grosse buche che la devastano come gruviera. Dopo pochi chilometri, l'asfalto ha completamente ceduto: cartelli d'emergenza segnalano il pericolo, ma fa impressione quella voragine, quello squarcio proprio sulla carreggiata. E se fosse passato qualcuno senza segnalazione? Arriviamo in alto, fino a Leggio: qui un altro rigagnolo di sassi è sceso da monte, la strada è stata pulita, ma passare nel bel mezzo di una frana non è idilliaco. E ancora, scorgiamo canali di scolo sporchi, intasati, zeppi di detriti, foglie marce, terriccio. Inverno 2010, la Valnure è così. Ritorneremo, sperando di non dover documentare le stesse immagini.


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