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Cronaca Caorso

Razzie nelle case e truffe agli anziani, la procura chiude l’indagine sui nomadi

Operazione Tower, il sostituto procuratore Centini: associazione per delinquere per 25 dei 39 arrestati, per lo più nomadi sinti. Gli arresti scattarono il 15 marzo. Il presunto capo dell’organizzazione accusato anche di aver minacciato il sindaco Battaglia, di Caorso

La procura di Piacenza ha chiuso l’inchiesta Tower, quella che ha portato alla luce un’associazione per delinquere finalizzata soprattutto a furti e truffe e che vede tra le tante persone coinvolte numerosi appartenenti all’etnia sinti che risiedono nei campi nomadi di Caorso e Torre della Razza.

Il sostituto procuratore Matteo Centini ha, infatti, chiuso l’inchiesta e inviato le notifiche alle 39 persone che erano state arrestate - poi rimesse in libertà dal Tribunale della libertà che aveva anche fatto cadere il reato di associazione per delinquere - 25 delle quali devono rispondere, a vario titolo, di furto, riciclaggio, furto in abitazione, estorsione, truffa, ricettazione. C’è, in un caso, anche il reato di minacce a un organo amministrativo: il sindaco di Caorso, Roberta Battaglia. Altri ancora devono rispondere del reato di uso indebito di mezzi di pagamento elettronici (bancomat carte rubati nelle case e poi utilizzati per ritirare soldi). Al termine dei venti giorni previsti dalla legge - in cui gli indagati possono avanzare una difesa con memorie, interrogatori o la richiesta di altre indagini - la procura, quasi certamente, chiederà il rinvio a giudizio per tutti.

Il blitz dell’Arma scattò il 15 marzo di quest’anno. Dopo lunghe indagini, i carabinieri del Nucleo investigativo e dei colleghi di alcune stazioni avevano scoperto che un gruppo di sinti (imparentati tra loro) ma anche non di etnia nomade, sia maschi sia femmine dai 25 e 49 anni, agivano tutti con un preciso ruolo e con specifiche competenze. Un sodalizio criminale con a capo una figura carismatica, il 52enne Rocco Bramante, che, secondo gli inquirenti, aveva a disposizione una squadra ben rodata e altrettanti canali di ricettatori che per anni hanno compiuto raid sul territorio.

Una delle attività da cui il gruppo traeva sostentamento è il commercio di materiale ferroso che veniva venduto a due ditte piacentine: Cartocast e La Recuperi, i cui vertici sono stati indagati. Nei giorni scorsi, dopo un approfondimento della procura, per altre 81 persone è stata chiesta la chiusura delle indagini. Tutti sono accusati di ricettazione, per aver trasportato e rivenduto centinaia di tonnellate di materiali ferrosi alle due aziende piacentine. Si tratta di nuovi nomi venuti alla luce dal certosino lavoro di analisi della documentazione delle ditte.

Un episodio inquietante riguardò il sindaco di Caorso. Bramante, ritenuto appunto il leader del gruppo, era solito andare alla discarica di Caorso prelevare i metalli che poi rivendeva. Il Comune mise un guardiano. L’uomo venne intimidito da Bramante, il quale, secondo le indagini, si presentò poi nell’ufficio del sindaco dicendole: «Tu, donna, non puoi impedirmi di fare quello che voglio» e puntandole contro il dito. Un gesto che, disse Centini, era la dimostrazione di un «comportamento tipico della criminalità organizzata».

Dalle tantissime intercettazioni telefoniche, eseguite dai carabinieri, emerse uno spaccato del modus operandi di tante persone, la cui giornata era scandita dal compiere furti, organizzare razzie, procurarsi soldi. In alcuni casi, le persone intercettate parlavano di aver scambiato armi, presumibilmente rubate, in cambio di cocaina.

Il gruppo di sinti, secondo gli inquirenti, operava in diversi fronti: dai furti nelle abitazioni a quelli sulle auto, ai portafogli nei bar, ma anche alla ricettazione di ferro, alluminio e rame di illecita provenienza. Insomma, “un’azienda” strutturata con a capo il manager Bramante, che decide chi ruba, chi ricetta, chi valuta la refurtiva, chi gestisce le donne che vanno a rubare o irretiscono uomini anziani con la promessa di favori sessuali per poi depredarli. Furti di qualsiasi cosa avesse un valore, di corrente elettrica dalle centraline Enel, di cibo e altri generi nei supermercati, di richieste di assistenza al Comune di Caorso e alla parrocchia.

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