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Cronaca

Gli recapitano cartelle di Equitalia con la sua firma falsa ma deve pagare, l'odissea di un imprenditore

Cartelle di Equitalia scadute con firme false riconosciute tali da una corposa perizia calligrafica, denunce ai carabinieri, la procura che riconosce il reato ma che non può procedere perché è tutto in prescrizione e migliaia di euro che devono essere pagati: la storia di un imprenditore piacentino

Cartelle di Equitalia scadute con firme false riconosciute tali da una corposa perizia calligrafica, denunce ai carabinieri, la procura che riconosce il reato ma che non può procedere perché è tutto in prescrizione, migliaia di euro che devono essere pagati e la netta sensazione di essere impotente e non tutelato. Questi gli ingredienti della storia di un imprenditore piacentino che sta combattendo, da qualche anno, contro i mulini a vento di Equitalia. Una burocrazia cieca, stupida e sorda. E se qualcuno avesse dei dubbi sulla necessità di una radicale riforma del Fisco, continui a leggere questa storia.

Tutto inizia nel 2014, quando si vede recapitare trenta cartelle di Equitalia per circa 20mila euro, alcune (10 per circa 10mila euro) che risalgono al 1992, 1993 e al 1996 quindi prescritte per legge, quattro delle quali presentano la sua firma falsa. L’uomo commissiona una perizia calligrafica che dimostra la falsità delle firme, poi insieme ai suoi avvocati si rivolge alla procura della Repubblica di Piacenza che si esprime: il reato c’è, ma non si può risalire all'autore perché tutto è caduto in prescrizione.

A quel punto procede, d'accordo con il suo avvocato, e si impronta un pagamento rateizzato perché "altrimenti mi pignorano l'azienda, continuo a pagare e non rinuncio alla causa". Presentano un ricorso all'Agenzia delle entrate per le cartelle che hanno la firma falsa (addirittura presenta tratti femminili), e accertata la nullità delle notifiche le cartelle si dovrebbero estinguere ma da allora, circa venti giorni fa, non hanno ancora saputo nulla. Presentare il ricorso, per l'avvocato Antonio Di Pasqua (Foro di Milano) non è stato facile, anzi: «Le mail Pec corrette alle quali spedire i documenti non vengono indicate, seguono telefonate ma gli indirizzi ogni volta si scoprono scorretti. Per un cittadino non è facile fare ricorso, anzi è quasi impossibile perché si viene messi nelle condizioni di non capire cosa sta succedendo e cosa si può fare e quel punto si molla il colpo e vincono loro». L'imprenditore e il suo avvocato, fanno ricorso alla Direzione di Agenzia delle Entrate e Riscossione, e chiedendo la sospensione delle cartelle nuovamente notificate. Nei giorni scorsi è stata nuovamente presentata una denuncia alla procura della Repubblica di Piacenza.

«E' frustrante per una persona onesta e un lavoratore scontrarsi con una burocrazia mastodontica che non tutela i cittadini ma che li porta all'esasperazione. Mi auguro - ha dichiarato l'imprenditore - che ci sia un magistrato che si prenda a cuore quanto mi è successo, e che faccia giustizia, restituendo la dignità a me a tutte quelle famiglie che hanno subito il medesimo trattamento vigliacco». 

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