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Cronaca

«Ha vissuto intensamente, amando la musica, la moto e il mare»

Piero Prati nel ricordo dei suoi più cari amici che gli sono stati accanto fino alla fine: grande professionista, ma aperto alla vita condita con ironia, eleganza, curiosità, arte

“Aspice sidera mundum inlustrantia”. E’ una delle frasi che, in gioventù, Piero Prati ripeteva spesso quando si studiava insieme filosofia. La grandezza e bellezza del mondo nelle parole di Seneca lo affascinavano, così come facevano parte della sua vita l’arte e la musica. La moto e il mare erano due punti cardinali che hanno sempre indicato la direzione della sua vita. Diversi i viaggi in moto fatti con lui, legando l’esperienza del viaggio a film e libri famosi. Fino a poco tempo fa, ancora ricordavamo insieme la bellezza dell’incipit del libro “Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta”. Un inno alla libertà e all’avventura. Ma non si pensi che Prati era solo un esteta. E’ un grande professionista, da sempre immerso nel mondo che era stato creato dalla sua famiglia: l’albergo. Una professione che lo ha portato a girare il mondo per poi far ritorno a Piacenza e gestire il mitico Albergo Roma. E’ morto nella notte Piero Prati, a dieci giorni dal 56° compleanno. Una inesorabile e lunga malattia lo ha portato via alla sorella Elena e ai suoi amati nipoti. E ai suoi più cari amici. Nel giro di pochi anni, Piero ed Elena avevano perso i genitori, prima il papà Ettore poi la mamma Mirta.

Una vita, quella di Piero Prati, che in parte ho condiviso, anche se lo zoccolo duro degli amici per la pelle, quelli con cui si cresce insieme, era composto da Alfredo Parietti, Alessandro Mazzocchi e Pierino Losi. Un quartetto inseparabile, da sempre. I tre amici lo hanno seguito fino alla fine, nel suo letto dell’Hospice, dal quale Piero continuava a ironizzare sulla vita. «Eravamo fratelli, ma eravamo quasi gemelli - ha detto la sorella Elena, alla quale è impossibile riassumere in poche parole una vita densa di emozioni - uniti dalla famiglia e dal lavoro. Piero era molto attaccato ai miei figli. Ci mancherà».

Terminate le superiori a Piacenza, Piero era stato indirizzato dal padre alla prestigiosa Ecole Hôtelièr di Losanna, in Svizzera. Una scelta che non lo aveva del tutto convinto, ma che poi risulterà vincente per il suo futuro. Terminati gli studi, aveva lavorato in alberghi a Londra e a Città del Capo, in Sudafrica. «Ho vissuto con lui - racconta Mazzocchi, Dedo per gli amici - per 50 anni. Eravamo insieme all’asilo, poi ci siamo ritrovati alle medie e non ci siamo più lasciati. Di Piero ricordo un tratto caratteristico: la sua ironia dissacrante, che lo ha accompagnato fino alla fine». Liti furiose sugli argomenti più disparati, interminabili partite a carte, birre bevute al pub alla sera intavolando ardui discorsi sul senso dell’esistenza, ma anche sulla politica, sui viaggi, sul lavoro, sul divertimento. «Se dovessi accostare Piero a qualcosa - continua Dedo - di sicuro ci sarebbero la moto, il mare, l’arte e la musica. Era sempre stato fiero, ad esempio, di aver fatto nascere la scintilla che avrebbe poi portato alla nascita del Jazz festival. Un’idea concepita e realizzata la settimo piano del Roma e che oggi è un appuntamento di successo». Piero era da sempre amante della musica, ma venne conquistato dal jazz e decise di cominciare a studiare il sax a 40 anni.

Mazzocchi, però, ricorda Piero come attaccato ai genitori e alla nonna. Suo nonno, ad esempio, veniva citato spesso da Piero come gestore della vecchia Croce Bianca. E qui cominciavano aneddoti sulla conduzione dell’albergo, sugli ospiti illustri che vi avevano soggiornato, fino alla fine della guerra. Una dinastia di albergatori cui lo stesso Piero ha dato lustro anche innovando. Sua l’idea del bistrot “Piccolo Roma”, un ristorante che proponeva solo menu realizzati con prodotti tipici, e di qualità del territorio: «Negli altri Paesi - diceva - ce ne sono tanti, qui da noi no. Perché non si può mangiare bene a un prezzo contenuto?».

Un altro ritratto, in parte inedito in parte che ricalca i tratti del Piero conosciuto da tutti, emerge da Alfredo Parietti. Un’amicizia nata all’età di 14 anni. «Un maestro di eleganza nelle relazioni con gli altri» esordisce Parietti. Una definizione che veste Piero come un abito di sartoria. «Abbiamo condiviso tanto insieme - ricorda Parietti - e tanto abbiamo vissuto. Le innumerevoli giornate, il divertimento, le goliarda, ma anche le discussioni e i viaggi, alcuni avventurosi. Piero era sensibile, aveva grande capacità di osservazione e capacità di pesare le persone». Parietti, però, sottolinea anche il Piero gran lavoratore, professionista, «rispettoso del lavoro, con attenzioni maniacali, frutto di una lunga tradizione, d’altronde era un figlio d’arte. Aveva un grande senso del dovere e una capacità di valorizzare i collaboratori». Ma il Piero che Parietti ricorda è quello della gioventù e poi della maturità, con pochi tratti che si scostavano tra le due età della vita. «Le risate, i viaggi - scandisce - le infinite discussioni, la sua ironia arguta e con una punta di cinismo, è quello che mi resterà più impresso».

L’amore per il mare, per la sua Marina di Carrara, ritorna nelle parole di Piero Losi: «Il suo desiderio, negli ultimi giorni, era quello di recuperare le forze per tornare a uscire in mare». Losi, ironizzando, ricorda il Piero conosciuto alle medie: «Era una brava persona, poi conobbe me e Dedo e si rovinò». Simpatico, molto sensibile, Prati «non concedeva facilmente l’amicizia, anche se era sempre cordiale e nascondeva la diffidenza dietro la scorza dell’ironia. Un’esperienza che lo aveva toccato molto fu la morte del fratello Alessandro». Il rigore professionale ritorna anche nelle parole di Losi: «Il lavoro lo aveva coinvolto totalmente, fin dalle esperienze e dagli studi giovanili. Era preparato, competente e ha diretto egregiamente per anni il primo albergo di Piacenza». Da ultimo, Losi vuole sottolineare anche l’eleganza formale che aveva contraddistinto Piero Prati. I funerali si svolgeranno giovedì mattina, 20 luglio, alle 11 nella parrocchia di Sant’Eufemia.

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