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Cronaca

«Ho cercato di chiedere scusa al questore, ma non ho mai avuto risposta»

In Tribunale parla il segretario del sindacato di polizia Siap accusato di aver diffamato l'ex questore. «Ho criticato solo le violazioni delle regole sindacali»

«Ho presentato più volte le scuse, anche in forma scritta, e anche all’udienza preliminare, ma non ho mai ottenuto risposta». Lo ha detto oggi, nell’aula del Tribunale, il segretario provinciale (e regionale) del Siap, Sandro Chiaravalloti, davanti al giudice Luca Milani (pm Sara Macchetta) nel processo che lo vede imputato di diffamazione nei confronti dell’ex questore Calogero Germanà. Chiaravalloti ha risposto alle domande del proprio avvocato difensore, Flavio Dallagiovanna, e di Giorgio Parmeggiani, l’avvocato che assiste l’ex questore, costituitosi parte civile.

Nel mirino delle domande dei legali il comunicato con cui, il 6 ottobre 2014, Chiaravalloti chiese il commissariamento della questura. Nel testo c’era scritto che la questura doveva essere commissariata «per attitudine pericolosa (del questore, ndr) a violare le Leggi dello Stato - contratti di lavoro - con conseguente compressione dei diritti dei lavoratori e dell’attività del sindacato».

Parmeggiani ha chiesto come mai il segretario ritenesse il questore uno che violava le leggi. Chiaravalloti, sottolineando come avesse rispetto («mi inchino») per la carriera e le capacità professionali del questore - Germanà rimase ferito in un attentato mafioso nel ’92 in Sicilia ad opera di mafiosi del calibro di Bagarella e Messina Denaro - ha risposto che il capo della polizia piacentina non aveva più convocato i sindacati, ricordando le tensioni dell’epoca in questura. Il sindacalista ha sottolineato più volte come i suoi interventi fossero, comunque, legati solo al proprio incarico di rappresentante sindacale. Chiaravalloti ha detto anche che, proprio per la statura professionale del questore, era riuscito a organizzare incontri in cui si parlasse di mafia anche a Piacenza.

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