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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

I dipendenti dell’Asp: «Non riusciamo a lavorare insieme alle cooperative»

In una lettera, 73 dipendenti "diretti" dell'Asp "Città di Piacenza" difendono la scelta dell'Amministrazione: «Giusto riaffidarci il servizio: due realtà differenti non possono lavorare insieme. In soli 10 mesi le cooperative hanno cambiato tutto quello che avevamo costruito negli anni»

Siamo gli Operatori di diversi ruoli professionali dell’Asp Città di Piacenza – scrivono in una nota 73 dipendenti dell’ASP Città di Piacenza - e dopo tanti articoli apparsi sulla stampa locale in questi mesi relativi alla gestione dei  servizi e ai problemi di bilancio dell’Asp abbiamo deciso di esprimere anche il nostro parere. Da lavoratori che ogni giorno ci rechiamo nella nostra Azienda a lavorare vogliamo esprimere ciò: fino al 31 maggio 2014 eravamo un’unica Azienda, lavoravamo, nel rispetto di ruoli diversi, insieme, e tutti spinti verso un obiettivo comune: il benessere dei nostri Ospiti. Dal 1 giugno 2014 tutto questo non c’è più; la struttura è stata divisa in due e sono nate due realtà veramente differenti che non riescono a lavorare insieme ma che convivono sotto lo stesso tetto. Abbiamo, a malincuore, accettato questa perdita, la scelta non dipendeva da noi, ma oggi vogliamo sostenere fermamente la nostra Amministrazione Comunale che vuole riaffidarci il servizio. Ora risulta chiaro a tutti che diminuendo servizi in gestione all’ASP e facendo convivere nella stessa struttura due realtà così diverse si creano più problemi finanziari all’Azienda, mettendone a rischio la sopravvivenza,  e si peggiora la qualità del servizio. Noi vogliamo che l’ASP sopravviva e cresca. Ci siamo spesso domandati perché non siamo riusciti a lavorare insieme nonostante la nostra volontà. La risposta la vediamo tutti i giorni. Ai nostri ex colleghi viene consigliata la “non collaborazione” in ragione di una “presunta superiorità gestionale”.

A noi non sembra proprio così. Sappiamo che un elevato numero di familiari ha espresso lamentele, anche formalizzate all’Amministrazione Comunale, sulla qualità del servizio erogato con gravi inadempienze nella cura degli Ospiti anziani e ha chiesto il trasferimento nei nostri Nuclei; sappiamo anche che le visite del gruppo di monitoraggio effettuate dall’Asp sul rispetto dei contenuti di quanto previsto nel Progetto gestionale e nel Contratto di servizio non hanno dato esito positivo; i nostri “ex colleghi” hanno manifestato, anche a mezzo stampa, criticità nel modello organizzativo dell’ATI. Noi, dall’interno, vediamo più di tutti le cose che non vanno e leggere nel comunicato stampa dell’Ati Coopselios- Aurora Domus del 25 marzo che afferma “di aver operato con l’analisi di eventuali problematicità e loro pronta risoluzione” ci lascia perplessi. In soli 10 mesi hanno cambiato tutto quello che noi avevamo costruito in anni (affermano di dover seguire un loro strumento di controllo qualità valido per tutte le strutture) e non hanno adottato nessuna azione di continuità di cura con il lavoro precedente creando a nostro avviso forti disagi all’utenza.

Nel comunicato leggiamo inoltre che riaffidare il servizio ad ASP sarebbe “ foriero di danni per l’Amministrazione Comunale, i cittadini e i lavoratori e che noi dipendenti pubblici abbiamo un maggior costo rispetto ai dipendenti privati  e che quindi aggraviamo i cittadini di Piacenza”. Affermiamo , essendoci documentati,  che il nostro costo orario è molto simile a quello dei dipendenti privati, la differenza sta nel fatto che l’Ente pubblico  paga più tasse sui dipendenti e si fa carico direttamente del costo delle assenze per malattia. Quindi che si tratti di minori introiti o costi sostenuti dall’INPS sempre di denaro pubblico si tratta. Nel comunicato leggiamo inoltre che l’ATI è “estremamente  preoccupata per il destino dei circa 80 lavoratori assunti”, anche questo ci lascia perplessi e spieghiamo ciò: Asp ha sempre tutelato i propri dipendenti e anche i “non propri”, infatti quando ci fu la risoluzione del contratto con dimensione Sociale, Asp ha assunto, tramite agenzia interinale, tutti i dipendenti rimasti senza lavoro, sia quelli a tempo indeterminato che quelli a tempo determinato operando con efficaci variazioni organizzative al fine di garantire continuità nel servizio per l’utenza e posto di lavoro per tutti. Quando Ati ha iniziato il contratto aveva l’obbligo di assumere i lavoratori che erano in forza ma cosa ha fatto: ha assorbito i tempi indeterminati e ha lasciato a casa i tempi determinati (che solo grazie ad Asp hanno trovato un po’ di lavoro nel periodo estivo per sostituzione ferie tramite l’agenzia interinale).

E’ vero che Asp dovrà fare una selezione pubblica per assumerli ma siamo certi che tutelerà al massimo gli attuali dipendenti di Ati nel rispetto delle normative. Inoltre vogliamo specificare che Ati ben sapeva che il contratto aveva la durata di un anno essendo un accreditamento provvisorio e non automatico il passaggio all’ accreditamento definitivo. Infine, vogliamo sottolineare che sono mesi che dall’esterno la nostra Asp è ritenuta un carrozzone, che crea un bilancio “profondo rosso” e che quindi sarebbe meglio smembrarla; siamo ben consapevoli che un’Azienda non può lavorare in perdita ma che deve attuare strategie per affrontare questi deficit ma dall’altra parte non vogliamo accettare questa definizione perché veramente irrispettosa. Abbiamo la testimonianza di centinaia di famiglie che in questi anni ci hanno conosciuto, hanno provato la nostra professionalità e umanità, ci hanno affidata la cura dei loro cari e che ci hanno dichiarato di essere un servizio eccellente; tutto questo che si è detto va a discapito dei nostri ospiti che hanno diritto di essere protetti e noi lo abbiamo sempre fatto. E se è vero che ci sono costi aggiuntivi pensiamo che Asp, in accordo con il Comune, abbia il dovere e la libertà di investire nella qualità del servizio, servizio erogato ad un’utenza debole che necessita del massimo possibile nella cura negli ultimi anni di vita».

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