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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

«I figli progettati non sono il frutto dell'amore», grande successo per la Festa della Famiglia

Massimo Gandolfini, neuropsichiatra e vicepresidente di "Scienza e Vita" ospite insieme allo storico Francesco Agnoli alla Festa della famiglia: «Si sta cercando di costruire un uomo nuovo figlio dell'ideologia e, come la storia ci insegna, l'ideologia sfocia nella violenza, principalmente violenza della realtà»

Qual è la vera natura dell'uomo? Questa è la domanda che ormai da secoli è al centro del pensiero filosofico, culturale e religioso e che è stato anche alla base dell'ultimo e più importante incontro della "Grande festa della famiglia" che si è svolta questa settimana a Piacenza.

"Tsunami antropologico: tracce di speranza", questo il titolo dell'appuntamento. La prima risposta è arrivata da un'esperienza, concreta e molto diretta, di Silvia Gandolfini, moglie di Massimo Gandolfini, neuropsichiatra e vicepresidente di “Scienza e Vita” ospite insieme allo storico Francesco Agnoli: "Ogni storia è speciale - ha raccontato Silvia Gandolfini - La mia è caratterizzata da mio marito Massimo e da un avvenimento molto concreto: a pochi mesi dal matrimonio abbiamo scoperto che non potevamo avere figli. E' stata un'esperienza di grande sofferenza, una forte sensazione personale di inutilità ed ingiustizia. Presto mi sono chiesta: se Dio è buono perché succedono a me queste cose? Da lì grazie ad un cammino di fede ho scoperto che Dio esisteva e che stava guidando la mia vita. Così ci siamo aperti alle adozioni e nel tempo abbiamo accolto sette bambini. Che cosa ho imparato da questa storia? Un forte senso di inadeguatezza, la sensazione di non poter far affidamento solo sulle nostre forze, ma nello stesso tempo la presenza forte di Dio che ci ha sempre preceduti dipanando nodi e provvedendo in tante situazioni. Poi ho capito un’altra cosa fondamentale: che la felicità viene dal donarsi agli altri. Vale la pensa lanciarsi, anche essere un po’ incoscienti e rischiare: nella vita ci sono sempre sofferenze quindi è meglio soffrire per qualcuno. Oggi posso dire che ci sentiamo molto amati dai figli".

C'è una battaglia culturale in atto, una battaglia per tornare alla ragione, una battaglia per far tornare l'uomo a se stesso e aprirgli una promessa di pienezza e felicità. "La mia missione è quella di evangelizzare come riesco il mondo della cultura - ha sottolineato il dottor Gandolfini - Per questo ci vuole tempo e l'appoggio di mia moglie. Appoggio affettivo, materiale ed anche il fatto che mi tenga con i piedi per terra. Credo che l'insulto più grande oggi non è alla fede, ma verso la ragione. C'è sempre più spazio all'ideologia che distorce la realtà e non vuole dimostrare razionalmente quello che afferma”.

Il punto di partenza è stato una frase sempre più ricorrente: in fondo quello che conta è solo l'amore e cioè che il bambino nel suo sviluppo psicologico non abbia bisogno di due genitori differenti, maschio e femmina. “Quello che sappiamo per certo è che il bambino si forma attraverso delle relazioni, con i genitori in primis. I processi di strutturazione della personalità di fatto si basano sulle relazioni e sulla intersoggettività. Quello che non si dice è che le relazioni non sono solo sentimentali ma anche biologiche, cioè che hanno una base naturale ed oggettiva. Di fatto l'uomo è un lettore della mente, è un animale empatico a differenza degli altri animali che sono solo lettori del comportamento. Per esempio la scoperta dei neuroni specchio da parte dell’Università di Parma ci dimostra come effettivamente il nostro sistema nervoso sia strutturato per entrare in funzionamento solo dopo e attraverso il comportamento altrui. Come si può pensare che il corpo umano non conti niente? Noi non abbiamo un corpo, siamo un corpo”.

L'ultima parola è stata per lo storico, insegnante ed educatore Francesco Agnoli: "I figli progettati orfani di padre o di madre sono dentro ad un progetto di non amore che viene purtroppo chiamato amore. Nascono dalla volontà di creare una relazione che nasce dalla paura di un'altra relazione, dal timore di affrontare una persona differente da te. Si sta cercando di costruire un uomo nuovo figlio dell'ideologia e, come la storia ci insegna, l'ideologia sfocia nella violenza, principalmente violenza della realtà”.

Di fatto il relativismo nasce qui: la realtà com’è non ti interessa più. “Se non si ama qualcosa - ha rimarcato con forza Agnoli - se non ci interessa davvero qualcosa allora essere relativisti è più facile, perché c'è una profonda insensibilità verso la realtà. Di fatto ti va bene tutto perché fondamentalmente non stai amando nessuno". Come profonda è stata la riflessione sul tempo: "C'è una certezza che nasce dalla fede: il tempo che ci è dato da vivere ha senso. Spesso si vive solo pensando all'oggi, come se non ci fosse un passato né un futuro. Si vive solo l'istante come se fosse l'unico e l'ultimo. Il Cristianesimo ha dato una spiegazione al tempo, alla storia, ha reso tutto più bello, perché c'è un senso. Per questo ci si può lanciare, si può essere un po’ incoscienti, perché esiste la provvidenza divina. Non esiste modo di costruire a priori la vita come vogliamo, dobbiamo viverla. La sofferenza, la croce si incontrerà sempre, la differenza è come la si porta. Per questo siamo chiamati all'obbedienza, altra parola impossibile oggi. Soprattutto obbedienza rispetto alla realtà. E’ il primo modo per affidarsi: un'obbedienza dinamica, attiva, umile e fedele". “Non lasciamoci rubare la speranza” è il titolo della Grande Festa di quest’anno: dopo questi incontri effettivamente una speranza c’è. Dobbiamo proteggerla.

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