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Cronaca

I piacentini vivono di più ma hanno meno figli: presentato l'annuario statistico

La speranza di vita dei piacentini è aumentata rispetto al passato ma sono in diminuzione i matrimoni e il numero di figli per famiglia. La riduzione della popolazione sarebbe stata ben più forte di quella che si è avuta tra il 1975 e il 2000, se la tendenza non fosse stata arrestata dall'immigrazione dall'estero

La speranza di vita dei piacentini è aumentata rispetto al passato ma sono in diminuzione i matrimoni e il numero di figli per famiglia. La riduzione della popolazione sarebbe stata ben più forte di quella che si è avuta tra il 1975 e il 2000, se la tendenza non fosse stata arrestata dall'immigrazione dall'estero. Nella mattinata del 16 dicembre è avvenuta la presentazione dell’Annuario statistico del Comune di Piacenza. Erano presenti, l'assessora all’Innovazione e ai Servizi al Cittadino Giorgia Buscarini, il segretario generale Vincenzo Filippini e Enrico Fabrizi, docente di Statistica Economica presso la facoltà di Economia e Giurisprudenza dell'università Cattolica di Piacenza. L'obiettivo dell'annuario statistico è presentare alla comunità piacentina un insieme di dati utili per leggere il presente e riflettere sul futuro della città.

La popolazione

«Si vive più a lungo - spiega Enrico Fabrizi - In Emilia-Romagna la speranza di vita è 81.0 anni per gli uomini, 85.4 per le donne (dati Istat 2014). Quarant’anni prima, nel 1974, la vita durava in media 11 anni in meno per gli uomini, 9 in meno per le donne. Ed erano già cifre in netta crescita rispetto ai decenni precedenti. Ci sono più anziani tra noi: su 102.000 piacentini, 25.500 hanno compiuto i 65 anni, 8.200 gli 80. Nascono meno bambini: 866 nel 2014. Al culmine del baby-boom, nel 1964 i nati registrati all’anagrafe furono 1.623, quasi il doppio. Il tasso di fecondità totale, ovvero il numero medio di figli per donna, si è attestato nel 2014 a 1.46, ben lontano dal livello 2, che è quello che serve affinché una generazione sia in grado di sostituire la precedente».

«Se guardiamo all’evoluzione del numero di abitanti a Piacenza dal dopoguerra ad oggi - continua Fabrizi - possiamo distinguere tre fasi: una forte crescita nei primi tre decenni dopo il conflitto, con una popolazione che passa dai 70.000 ai quasi 110.000 raggiunti alla metà degli anni ’70: sono gli anni delle migrazioni campagna – città, dello spopolamento delle nostre montagne, dell’espansione economica e del baby boom. A questa fase segue un periodo di moderata contrazione che dura per il resto del secolo: nel 2001 Piacenza scende a 95.000 abitanti. A questa fase ne segue una di espansione anch’essa moderata, fino ai 102mila attuali. Possiamo identificare alcune grandi direttrici del cambiamento: l’allungamento della vita, la riduzione della natalità, l’immigrazione dall’estero, la crisi dell’istituto matrimoniale». 

«La popolazione invecchia: per ogni bambino piacentino (età 0-14) ci sono quasi due anziani (età >65). La bassa natalità - dice il docente - il saldo naturale (nati – morti) costantemente negativo, avrebbero comportato una riduzione della popolazione ben più forte di quella che si è dispiegata tra il 1975 e il 2000, se la tendenza non fosse stata arrestata dall'immigrazione dall’estero. Il numero di "stranieri residenti" registrati all’anagrafe è stato nel 2014 di 18.634; un numero che è cresciuto costantemente a partire dagli anni '80, in modo molto sostenuto nella prima decade del nuovo millennio, molto di meno negli ultimi anni, segnati dalla crisi economica. Gli stranieri residenti sono mediamente molto più giovani degli italiani. Gli immigrati hanno contribuito in modo considerevole alla natalità. Le comunità nazionali di stranieri a Piacenza sono moltissime, le più numerose sono quelle albanese (2.706), macedone (2.099), rumena (1.934); tra quelle di provenienza non europea le più importanti sono quella marocchina (1.693) ed ecuadoriana (1.678)».

I matrimoni

«I piacentini si sposano di meno - evidenzia il professore - e quando lo fanno hanno raggiunto un’età più matura rispetto alle generazioni precedenti al compimento dello stesso passo. Nel 2014 sono stati celebrati a Piacenza 238 matrimoni, un po’ più del minimo storico di 219 (2011) ma molti di meno dei livelli degli anni ’80 e ’90, sempre ben sopra i 300. A 35 anni di età, il 44.6% dei piacentini non ha mai contratto matrimonio (37.8% per le femmine, 51.1% per i maschi). Matrimoni tardivi hanno un effetto sulla fecondità, che ha meno tempo per dispiegarsi. Sono sempre meno i matrimoni celebrati con rito religioso: 90 nel 2014 (38%)».

L'istruzione

Il futuro della città è strettamente legato alla sua capacità di accogliere e formare le nuove generazioni. Per questo l'Annuario dedica un capitolo all'Istruzione.

«Partendo dalla prima infanzia - afferma Fabrizi - possiamo notare come 601 bimbi piacentini frequentino un asilo nido. Si tratta del 23.1% dei bimbi nella fascia d’età 0-2, percentuale un po’ più bassa della media regionale dell’Emilia-Romagna (24.4%) di cui però va detto che è la più alta d’Italia. Scuole materne ed elementari accolgono rispettivamente 2570 e 4347 alunni. Gli alunni stranieri sono il 28% degli alunni delle materne e il 26.5% di quelli delle elementari. Riguardo alle scuole superiori, gli studenti che le hanno frequentate nell’anno scolastico 2014/2015 sono stati 9.356, provenienti non solo dal Comune di Piacenza ma anche dal circondario. Gli studenti dei licei sono il 38.4% del totale; se ad essi sommiamo l’11.1% di quelli dell’Istituto Magistrale, il loro numero pareggia sostanzialmente quello di tecnici e professionali che si dividono il rimanente 50.5% (29.5% ai tecnici, il 21% ai professionali). Le scelte dei ragazzi piacentini non sono lontane dalle medie nazionali e si discostano un po’ dalle medie del Nord Italia, dove i tecnici raccolgono percentuali leggermente più elevate. Gli studenti stranieri nelle scuole secondarie sono complessivamente il 14.1%; decisamente più rappresentati negli istituti professionali (30.2%) rispetto a tecnici (15.9%) e licei (5.5%). Sul territorio del comune sono presenti le sedi staccate di due atenei: il Politecnico di Milano e l’Università Cattolica del S. Cuore. Insieme offrono un ventaglio di scelte abbastanza ampio per il proseguimento degli studi dopo il diploma per gli studenti della città, oltre ad attrarre numerosi studenti da altre province e regioni. A livello di lauree triennali, tra le possibilità offerte dai due Atenei, la più popolare è Economia Aziendale (683 iscritti nel 2014/2015) seguita da Ingegneria Meccanica (315). Tra le magistrali è ancora la laurea economica in Gestione d’Azienda (361 iscritti) ad essere la più popolare».

La sicurezza

«Il numero di reati denunciati a Piacenza nel 2014 - sottolinea Fabrizi - è stato di 7.085, in calo del 12% rispetto al 2013 che però aveva fatto registrare il valore più alto degli ultimi 10 anni (i dati sono disponibili dal 2004). Tra i reati dominano i furti, circa il 60% del totale. L'incremento di questo tipo di reati negli ultimi anni ha destato allarme e preoccupazione nella popolazione. I furti denunciati nel 2014 sono stati 4.267, nettamente meno dei 4.936 dell'anno precedente, ma sempre ad un livello ben più elevato degli anni immediatamente precedenti e soprattutto degli anni prima del 2011 quando, con l'eccezione del 2007, il numero di furti si attestava sotto la soglia 3.000. Un discorso analogo, con numeri per fortuna ben minori, può essere ripetuto per le rapine. Sempre in tema di sicurezza, notizie ben migliori arrivano dai dati sugli incidenti stradali. Ancorché il periodo di osservazione sia relativamente limitato, è confermata per Piacenza la tendenza ad una riduzione sia del numero degli incidenti, sia delle gravità delle loro conseguenze. Nel periodo 2010-2014, il numero degli incidenti si è ridotto del 20% e quello dei feriti del 25».

L'ambiente 

«L'ambiente suscita preoccupazione - conclude il professore - soprattutto a causa dell’inquinamento. Piacenza si trova al centro della Pianura Padana, una zona densamente popolata, caratterizzata da elevati livelli di produzione agricola ed industriale. Le condizioni climatiche favoriscono l'accumulo di sostanze inquinanti nell’aria. Se consideriamo la concentrazione di particolato PM10 nell'aria, possiamo vedere come essa abbia superato la soglia di 50ug/m3 in 38 giorni nella stazione di traffico di via Giordani, 44 e 50 volte nelle stazioni periferiche di via Ceno e di Gerbido. Valori tutti al di sopra del tetto di 35 superamenti annui previsto dalla legge. Si tratta di valori per fortuna di molto inferiori a quelli, abbastanza drammatici, registrati fino a pochi anni fa: nel 2011, per le stesse centraline e lo stesso inquinante i superamenti erano stati rispettivamente 81, 74 e 79. Qualcosa è sicuramente stato fatto in tema di riduzione delle emissioni, ma occorre sempre cautela nell’interpretare i trend evolutivi delle concentrazioni di inquinanti: esse dipendono da molteplici fattori e le condizioni climatiche generali giocano un ruolo determinante». 

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