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Cronaca Caorso

Il futuro? E’ già qui e lo si sperimenta all’Istituto Italiano di Tecnologia

L'incontro con il vicedirettore Giorgio Metta "papà" di iCub nell'ambito degli incontri "A cena con la scienza", all'agriturismo "Boschi Celati" di Fossadello di Caorso

“Il futuro? E’ già qui e non bisogna averne paura, se tutto ciò che viene scoperto rimane sempre al servizio dell’uomo”. Parola di Giorgio Metta, vicedirettore  dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, intervenuto presso l’agriturismo “Boschi Celati” di Fossadello di Caorso nell’ambito del ciclo di incontri “A cena con la scienza” organizzati da Confagricoltura Piacenza con l’attenta regia di Michele Lodigiani, nominato proprio di recente membro dell’Accademia dei Georgofili. L’argomento previsto negli incontri di quest’anno “Il futuro non è più quello di una volta”, non poteva avere proscenio più accattivante: l’incontro con Giorgio Metta, direttore dell’ iCubFacility all’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), dove guida lo sviluppo del robot umanoide iCub, un’eccellenza tutta italiana” con l’auspicio- ha sostenuto Metta- che saremo noi italiani a gestire la “piattaforma umanoide”, annunciando per fine anno una nuova versione di questo robot, con superiore capacità di movimento e con immagini diverse”.

Lodigiani ha ribadito che la scienza è dispensatrice di speranze e che la paura del futuro non è buona consigliera. “Pre-occuparsi- ha specificato- significa occuparsene prima e lavorare per un futuro migliore”. Ha poi brevemente ricordato l’eccezionale curriculum di Metta che è laureato con lode in Ingegneria all’Università di Genova nel 1994. Quindi consegue il Dottorato in Ingegneria elettronica nella stessa Università nel 2000. Tra il 2001 e il 2002 lavora all’AI Lab del MIT di Boston come “postdoctoral associate”. Le sue attività di ricerca riguardano la robotica umanoide bioinspirata, con particolare attenzione verso lo studio e la realizzazione di sistemi artificiali dotati di capacità di apprendimento automatico. Svolge l’attività scientifica con team interdisciplinari: neuroscienziati, psicologi, informatici e robotici. Autore di oltre 200 pubblicazioni, Metta è anche Professore di Robotica Cognitiva all’Università di Plymouth (UK) dal 2012, e DeputyDirector con delega per i finanziamenti europei e internazionali all’IIT di Genova. Inoltre Metta è stato responsabile di numerosi progetti europei e consulente come esperto di robotica nell’ambito dei programmi della Commissione Europea. 

Il protagonista della serata ha brevemente spiegato che cosa è l’ Istituto Italiano di Tecnologia, una Fondazione istituita da una legge del 2003 con lo scopo di promuovere lo sviluppo tecnologico del Paese e l'alta formazione tecnologica, favorendo così lo sviluppo del sistema produttivo nazionale. La ricerca effettuata nell'Iit punta soprattutto all'innovazione e alla creazione di brevetti per finanziare ulteriore ricerca e rafforzare il sistema di produzione nazionale in accordo con le politiche nazionali e a favore del progresso della scienza e della tecnologia. Le attività sono finanziate da contributi di enti pubblici e di privati, oltre che da mezzi propri della fondazione il cui patrimonio gode di apporti dallo Stato, soggetti pubblici e privati. La modalità di lavoro, e quindi di finanziamento degli studi, prevede sistemi molto rigidi di controllo nell'avanzamento dei progetti da parte dei ricercatori.La logica di lavoro è basata sul merito e la selezione degli studiosi arruolati è basato su meccanismi di trasparenza. L'Iit dispone di propri laboratori, ma collabora anche con altri gruppi di ricerca nazionali e internazionali e incoraggia una cultura basata sulla condivisione dei saperi e la valorizzazione dei risultati ottenuti sia in ambito di ricerca che produttivo soprattutto in settori strategici per la competitività del sistema di produzione nazionale. L'Istituto italiano di tecnologia attira e riunisce ricercatori che lavorano in diversi istituti di ricerca e genera collegamenti con centri d'eccellenza. 

“Si occupa dunque di nano scienze, scienze dei materiali, neuroscienze e robottica, la cui applicazione è la riabilitazione. Si punta ad una interazione tra robot e macchina robottica, una serie di macchine dalla pianta, all’umanoide gigante. Nel primo caso, mette radici nel terreno e fornisce informazioni sull’ambiente. Quello gigante ha forza notevole ed opera nei disastri, per esempio in una centrale atomica come Fukuschima o nei terremoti. E poi c’è iCub, il robot umanoide più avanzato al mondo. Soprattutto, è la combinazione tra capacità motorie, sensoriali e computazionali che rende questo robot unico, una piattaforma ideale per lo studio dell'intelligenza Il principio di base è che operano tutte al servizio dell’uomo; pensiamo al progetto con Inail per una mano derivata dal robot o un esoscheletro per camminare. Il futuro sarà con macchine che guardano da sole, con motori di ricerca con cui parlare e dispositivi con cui colloquiare.  Sull’intelligenza robottica “colossi” come Google, Toyota, Facebook, Softbanc stanno investendo con forza, ma l’auspicio- ha detto- è che siamo noi italiani a gestire queste innovazioni”.

Ma cosa c’è nei robot? Le mani, prima di tutto, poi tanti sensori, elettronica avanzata. ”Una piattaforma aperta dove operano tanti scienziati. I Cub, per esempio costa 250.000 Euro. La pelle? Tessuti conduttivi, materiali soffici, elettrodi. Insomma, grosso modo, lo stesso principio del touch screen. La ricerca -ha detto Metta- rimane difficile, fare software è complicato, dobbiamo capire come procedere ed in che ordine perché la realtà e le aspettative non sono ancora unificate, ma i progressi sono numerosi e veloci. Il futuro punta sui materiali, sull’intelligenza artificiale, sull’energia per il funzionamento e sul cluod, ovvero la capacità di connessione remota. Il fine? Mettere insieme ed introdurre gradualmente sul mercato e nelle case questi robot, quando saranno meno costosi”.

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