rotate-mobile
Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

«Il perdono è l'alternativa e la soluzione ai nostri conflitti di ogni giorno»

Lo psichiatra piacentino Corrado Cappa e la giornalista e scrittrice milanese Elena Parasiliti ospiti in piazza Sant'Antonino per la seconda serata della grande Festa della Famiglia

Il perdono è un'arte che si può imparare. Questo forse il messaggio più importante che le molte persone presenti in piazza sant'Antonio la sera del 12 settembre hanno potuto portare a casa al termine del secondo incontro della "Grande festa della famiglia", in programma in questi giorni a Piacenza. "Il male e una speranza possibile: dal conflitto al perdono", questo il titolo della serata che la moderatrice Barbara Sartori ha condotto attraverso una serie di domande rivolte ai due ospiti presenti: lo psichiatra piacentino Corrado Cappa, e la giornalista e scrittrice milanese Elena Parasiliti. 

Punto di partenza sono  stati i numerosi fatti di cronaca recenti che hanno portato alla luce atti di violenza molto duri: "i quotidiani purtroppo molto spesso parlano di gesti di follia – ha sottolineato Cappa, intervenuto per primo – mentre in realtà è importante non dare sempre la colpa degli atti violenti e sconsiderati alle malattie mentali. Spesso si può dire: "io non farò mai questo", mentre bisogna vedere il nostro rapporto con la nostra capacità di compiere atti violenti. Tutti siamo capaci di compiere atti violenti". E proprio da questi gesti è voluta partire la giornalista Parasiliti nel suo libro "Ti chiamo per nome. Storie di riconciliazioni possibili", nel quale senza ideologie previe, appunto, ha cercato di raccontare storie ed esperienze concrete dove si apre una via nuova di fronte ad un atto, ad una situazione di violenza: "il perdono è una possibilità – ha raccontato la Parasiliti – è un 'alternativa. Nel mio libro ho cercato di raccontare storie concrete di riconciliazione. Da dove nasce il titolo "Ti chiamo per nome"? Da una semplice considerazione: spesso notavo che le vittime parlavano dei loro carnefici chiamandoli per il loro nome e da lì mi rendevo conto veramente che il perdono era qualcosa di vero, di profondo. Di fatto il nome è quello che ci caratterizza, che ci da identità, è quello che ci rende persona".

La vicina di casa che denuncia per un insulto, la madre che maltratta duramente la figlia, il libro della Parasiliti è ricco di storie difficili che attraverso un percorso, spesso non semplice, però si è aperto verso una realtà nuova, quasi sempre insperata, il perdono. "Il nostro cervello ha una forte componente empatica – ha continuato Cappa – per questo penso sia importante investire nell'educazione e nell'appoggio alle famiglie in questa direzione. E' logico che un contesto socio-culturale che ti aiuta ad entrare in empatia con gli altri, nelle loro gioie e sofferenze, aiuterà la persona a non sviluppare quei comportamenti aggressivi che possono portare anche ad atti criminali. Certo, c'è una forte componente di responsabilità personale, di atti ripetuti quotidianamente che fanno nascere e sviluppare una crescente indifferenza nei confronti degli altri. Bisogna per questo diffondere la cultura dell'empatia".

Perché il perdono è possibile solo se in realtà ci si conosce a fondo e si conosce la persona che si ha davanti: "di fronte al cammino che ho fatto scrivendo questo libro – conclude la Parasiliti – mi porto a casa il valore dell'ascolto. In fondo la speranza che cos'è? E' mettersi in ascolto attivo dei segni dei tempi, degli altri. E' attesa attiva della bellezza di una certezza che c'è e che sai che arriverà". Parole complicate per dire che la genetica e la cultura della società mai potranno spegnere la piccola fiamma della speranza, che cioè di fronte ad una violenza subita si può rispondere in modo diverso. Che un'alternativa c'è.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

«Il perdono è l'alternativa e la soluzione ai nostri conflitti di ogni giorno»

IlPiacenza è in caricamento