rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

«Il riordino della sanità è una scelta obbligata: il piano è razionale e coerente»

Azienda, medici, direttori, Ordine: tutti convinti dal piano di riorganizzazione della rete sanitaria piacentina. Pedrazzini: «Ci vuole senso di responsabilità». Cavanna: «Cambiano poco 15 minuti di distanza tra un ospedale e l'altro, l'importante è la qualità»

L’Ausl non molla di un centimetro. Il piano di riordino della rete sanitaria locale, per l’azienda, è corretto e va difeso. Per chiarire alla popolazione piacentina le ragioni e gli orizzonti che hanno portato i professionisti dell’Ausl di Piacenza a elaborare la proposta oggetto di esame, i primari e i rappresentanti dei medici di famiglia hanno illustrato nuovamente la propria posizione, a due giorni dal voto in Conferenza socio sanitaria. 

«Ci siamo confrontati per capire il contesto – ha ricordato l’iter del piano il direttore sanitario Guido Pedrazzini - e l’orizzonte della sanità piacentina. Lo abbiamo fatto in azienda, allargando il dibattito ai professionisti. Questo lavoro è durato un anno e mezzo e ha prodotto un’ipotesi di lavoro e riorganizzazione dei servizi sanitari, sia a livello ospedaliero che sanitario, al passo con i tempi. Siamo stati attori di un confronto importante con la Conferenza socio sanitaria e l’ufficio di presidenza».

Augusto Pagani, presidente dell’Ordine dei Medici, difende con forza il piano. «Sono convinto che sia giusto e doveroso prendersi una parte di responsabilità e dire pubblicamente come si pensa. La decisione che si deve prendere sul piano è quella di adesione al Comitato nazionale di bioetica in difesa del Servizio sanitario locale. È un documento serio che sancisce che, senza un impegno serio e partecipato di manager, operatori e cittadini, il sistema sanitario nazionale è a rischio. Non si può pretendere di avere tutto, non si può più pensare che tutto può essere erogato dal pubblico. Ci sono scelte da prendere con responsabilità, dopo aver analizzato vantaggi e svantaggi. Capisco che la rinuncia alle guardie mediche tempo fa abbia creato malumori, capisco la ventilata chiusura di ospedali possa provocare polemiche, ma quanto proposto dall’Ausl è del tutto razionale e coerente con una programmazione fatta nei tempi giusti. È ora di pensare alla rete di assistenza dei prossimi anni. La qualità dell’assistenza dipende dall’esperienza dei professionisti, dalla buona organizzazione, dalla tecnologia, dall’integrazione sanitaria e dalla mole di lavoro che i sanitari erogano. Bisogna che passi questo messaggio di serietà: questa è una scelta obbligata, è il momento giusto per decidere in questa direzione».

«Il dipartimento di medicina – ha dichiarato il professor Fabio Fornari, direttore di medicina - è l’unico di questa azienda che lavora nelle quattro strutture piacentine (Piacenza, Fiorenzuola, Castelsangiovanni e Bobbio). Nei quattro ospedali sono stati ricoverati in medicina nel 2016 ben 9mila pazienti.  Di questi, 8500 sono entrati dal pronto soccorso: pazienti che avevano un problema grave, acuto, che richiedevano un intervento internistico qualificato». «L’età media della nostra provincia – ha proseguito Fornari - tende ad aumentare ed è più alta rispetto alla media regionale. I pazienti over 75 hanno perciò più di un problema clinico quando arriva al pronto soccorso. Già da anni c’è un lavoro d’equipe tra i quattro ospedali: pazienti che rischiano la vita da Bobbio, Castello e Fiorenzuola vengono trasferiti a Piacenza per interventi di alta specializzazione come l’infarto acuto, l’incidente vascolare acuto. Poi ritornerà per la degenza nelle altre strutture, una volta che si è intervenuti. Periodicamente ci sono specialisti che frequentano gli ospedali del territorio. Questa è la visione del futuro: unire le forze e offrire qualità. Questa discussione è surreale: quello che facciamo tutti i giorni nel nostro lavoro, lo facciamo insieme ai colleghi di Fiorenzuola, Bobbio, Castello».

Anche Patrizio Capelli, direttore del dipartimento di Chirurgia, ha preso posizione. «Il lavoro di “Futuro in salute” – è intervenuto - ha posto due capisaldi. Il primo è che è necessaria una riorganizzazione della nostra azienda, per restare al passo con le più moderne metodologie d’Europa. E dobbiamo ripartire l’attività sui due presidi di chirurgia a Piacenza e Castelsangiovanni. Dovremo garantire un pool di specialisti in un ospedale centrale. Il tema della riorganizzazione va ad inserirsi proprio nel tema della competenza dei professionisti. Bisogna sviluppare le loro caratteristiche, per creare dei filoni di competenza più consolidati per proseguire una sana competizione con le strutture vicine della Lombardia».

Tema caldo della riorganizzazione è lo spostamento dell’unità spinale di Villanova.  «Abbiamo mantenuto un livello elevato – ha detto il prof. Giovanni Villani, direttore del dipartimento di emergenza e urgenza - ci sono soli due centri di unità speciale in Regione, ovvero noi e Montecatone (Bologna). L’unità spinale deve rimanere nella rete sanitaria di Piacenza. Dobbiamo pensare a cosa possiamo garantire e offrire al paziente nella riabilitazione. Ci vuole un corteo di competenze internistiche, diagnostiche vicine. Perciò abbiamo portato avanti una riorganizzazione incentrata sul paziente, che ha riflettuto sul mantenimento o meno del polo nella struttura di Villanova. Fra dieci anni l’unità spinale di Villanova deve essere adeguata a quello che c’è a Montecatone e al Niguarda di Milano».

D’accordo anche i medici di famiglia.  «Come medicina di gruppo – ha commentato la dottoressa Anna Maria Andena - abbiamo sviluppato che si è vincenti se ci si basa sulla stretta integrazione degli operatori nelle strutture. Integrazione e condivisione che è facilitata in una struttura unica e comune. Dobbiamo accogliere nuove prospettive e nuove sfide». «Insieme alla Casa della Salute – ha aggiunto Anna Buonaditta, medico di famiglia a Carpaneto - è partito un progetto regionale al suo interno, partecipativo. Professionisti e comunità sono stati coinvolti: la Casa della Salute non deve essere un poliambulatorio, ma promuovere salute sul territorio ai cittadini. La gente ha risposto bene: siamo partiti con focus che stanno suscitando interesse. Il cittadino deve trovare qua dentro tutte le risposte». Oltre a loro, erano presenti all’incontro anche i medici di famiglia Michele Argenti, Mauro Bonomini, Pasquale Romano e Daniela Serena, i direttori di dipartimento Giacomo Biasucci, Ermanno Bongiorni, Giuliano Limonta, Emanuele Michieletti, Massimo Nolli e Agostino Rossi, il direttore assistenziale Mirella Gubbelini, i direttori di distretto Manuela Buono, Rossana Ferrante e Piera Reboli, i primari Roberto Antenucci, Romeo Bocchi, Carlo Cagnoni, Andrea Magnacavallo, Pietro Maniscalco, Sergio Orlando e Tommaso Nicolotti, la responsabile dell’Oncologia territoriale Patrizia Mordenti.

Anche il direttore di Oncologia Luigi Cavanna ha risposto alle critiche dei comitati. «Si rischia di andare fuori strada: la crisi economica ha coinvolto anche il servizio sanitario. Le politiche d’austerità hanno messo in crisi la gratuità del sistema sanitario in Grecia, Spagna, Portogallo e probabilmente anche in Inghilterra. Piacenza è all’avanguardia, se un paziente della provincia deve essere sottoposto a un intervento chirurgico, viene predisposto nell’ospedale più vicino a lui, poi viene operato in città, e riportato nella struttura di provenienza». «Fiorenzuola e Castello sono a un quarto d’ora di distanza – sbotta Cavanna -, cerchiamo di essere pratici e poco provinciali. Non disperdiamo energie e risorse per contrastarci, dobbiamo unirci tutti per migliorare la sanità piacentina e portarla ai migliori livelli europei. Se facciamo una discussione del genere, ci facciamo del male. Il mondo va veloce e noi non possiamo rimanere indietro».

Il direttore Pedrazzini ha lanciato un appello. «Ci vuole senso di responsabilità. È evidente che c’è un percorso e delle scelte che impongono di fare un piccolo salto di qualche gradino. Noi ci mettiamo la faccia e l’impegno nel portare avanti questo piano. Lo facciamo per la qualità del servizio». 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

«Il riordino della sanità è una scelta obbligata: il piano è razionale e coerente»

IlPiacenza è in caricamento