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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

«Il suolo regionale minacciato dal cemento». Il dossier di Legambiente

“Troppe le aree a rischio cementificazione in Emilia Romagna. Sono necessari vincoli certi al consumo di nuovo suolo". Il report su Piacenza

LEGAMBIENTE PRESENTA IL SUO DOSSIER SUL CONSUMO DI SUOLO

Troppe le aree verdi nella nostra regione che corrono il rischio di essere coperte dal cemento, nonostante la crisi. Questa la fotografia del Dossier pubblicato oggi da Legambiente Emilia Romagna. Un documento che raccoglie molti casi emblematici, che vedono terreni vergini in procinto di essere urbanizzati o sotto minaccia di esserlo in breve tempo. Infrastrutture per la mobilità, insediamenti terziari, ampliamento di imprese esistenti e, soprattutto, molti centri commerciali: sono queste le tipologie tipiche del consumo di suolo di questi anni. Casistiche che in buona parte non rientrerebbero nei limiti posti alle nuove urbanizzazioni dalla proposta di legge urbanistica “Bonaccini”: una carenza normativa che il Dossier intende espressamente sottolineare.

Si va dal polo logistico di Piacenza che occuperebbe 1 milione di mq di suolo agricolo, ai progetti autostradali e al potenziamento dell'Aeroporto di Parma, passando per i grandi centri commerciali - presenti praticamente ovunque – per finire con le strutture turistiche che si vorrebbe realizzare in pieno Parco del Delta del Po. A questi interventi tematici si sommano le tante aree residenziali pianificate dai Comuni in aree agricole di pregio che potrebbero essere realizzate nei prossimi 5-6 anni. Non mancano poi interventi che scambiano cemento per nuovo cemento: allo scopo di realizzare complessi di utilità pubblica (è il caso di Fiorano Modenese) o interventi privata (è il caso della ristrutturazione dello Stadio Dall'Ara di Bologna, che si sosterrebbe con la "valorizzazione" di aree vicine). Oppure con le numerose opere di “compensazione” alle nuovr autostrade, costituite quasi sempre da altre strade di servizio.

Dopo l'ubriacatura immobiliare dei decenni pre-crisi, quindi, i tassi di consumo di suolo sono sì calati, ma non sono cambiate le logiche di fondo: lo dimostra il fatto che i Comuni continuano a facilitare qualsiasi nuovo progetto e a variare le destinazioni d’uso di aree, a seconda dei progetti che arrivano sul tavolo. “Purtroppo – sottolinea Legambiente - la proposta di legge non sembra tener conto di questo fatto, non ponendo limiti a buona parte degli interventi edilizi che oggi risultano essere attuali. Inoltre la legge garantisce ai Comuni un periodo compreso tra 5 e 6 anni per trasformare il proprio territorio senza particolari restrizioni. Una possibilità che, si vede bene nel Dossier, buona parte dei Comuni e dei gruppi economici interessati dalla rendita fondiaria intendono sfruttare ampiamente”. Tra il 1975 ad oggi il territorio urbanizzato della regione è più che raddoppiato, con oltre 100.000 ettari di campagna “consumata” e una perdita di produzione agroalimentare sufficiente a sfamare oltre 2 milioni di persone. Il territorio vergine è un bene ormai in via di esaurimento e ogni ulteriore consumo di suolo costituisce quindi una sottrazione al benessere delle generazioni che verranno, indipendentemente dalla velocità con cui avviene. Legambiente sollecita quindi la consapevolezza e l'impegno di tutti i cittadini per chiedere alle amministrazioni, dal livello comunale a quello europeo, di fermare l'emorragia di consumo di suolo. In questa direzione è d’esempio l’importante lavoro fatto dai cittadini di Reggio Emilia che lo scorso gennaio hanno presentato la "Mozione di iniziativa popolare per l’area di trasformazione ANS2-2b San Pellegrino Ti2-19-via Luxemburg (1° variante al POC 2013-2018), che mette in evidenza come l’area, attualmente inedificata ricada all’interno dei cosiddetti cunei verdi, ovvero aree di  protezione ecologica con funzione biologica che erano previsti nel Progetto preliminare di riordino urbanistico-ecologico. Lo studio preliminare al Piano regolatore comunale (PRG) indicava infatti come critica la situazione di saturazione edilizia nella parte sud della città. Tale studio è evidentemente rimasto sulla carta, alla luce di questo progetto edificatorio. “Proprio in quest’ottica – conclude Legambiente – stiamo lavorando per la mobilitazione tutti i cittadini della nostra regione, sia attraverso azioni di contrasto alla bozza di nuova legge urbanistica regionale, sia attraverso la firma della petizione “Salva il suolo”, per chiedere una direttiva europea che ponga un freno allo sfruttamento del territorio.”

Un milione di metri quadrati di cemento per il Polo Logistico a Roncaglia

A Piacenza un'area in piena campagna di quasi 100 ettari è a rischio cementificazione a causa della proposta di un’ulteriore enorme espansione dell’attuale polo logistico nella zona di Roncaglia. Una proposta avanzata da una multinazionale immobiliare controllata da un fondo di Singapore - probabilmente per conto di un grosso gruppo dell’e-commerce - che riguarda un'area di circa 960.000 mq attualmente agricola, e solo in minima parte prevista in espansione dagli strumenti urbanistici esistenti. Si tratta della cementificazione di un’area enorme, che da sola farebbe impennare il consumo di suolo di Piacenza e della Regione, che oggi fortunatamente viaggia a regimi ridotti rispetto al passato solo a causa del perdurante stato di crisi del comparto edile. Un'espansione che andrebbe a gravare ancor più sull'ampia distesa di capannoni oggi inutilizzati nell'esistente polo logistico.

Purtroppo, pur in mancanza di informazioni precise sul soggetto che effettivamente dovrebbe venire a avviare la propria attività nell'area il Comune, con amministrazione a fine mandato, ha manifestato il proprio interesse a valutare la proposta ma soprattutto sta di fatto sollecitando lo sviluppo in tal senso dell’area avendone inserito la destinazione strategica all’interno delle Linee Guida alla redazione del POC, il piano operativo comunale, recentemente approvate in Consiglio, che identificano Piacenza come Polo Logistico nevralgico del nord Italia.

Una scelta disastrosa che cozza contro gli slogan della politica che in teoria promette di ridurre il consumo di suolo e favorire la rigenerazione urbana, ma nella pratica avvalla ogni nuova occasione di espansione. Anche a livello di politiche regionali un intervento come quello avanzato non verrebbe contabilizzato rispetto al limite di consumo di suolo previsto dalla legge urbanistica in discussione in Emilia Romagna, sia perché presentato nel periodo iniziale di moratoria (di almeno 5 anni) sia perché interventi definiti di carattere "strategico" starebbero comunque fuori dalle limitazioni imposte dalla legge.  Consumo di suolo in Emilia-Romagna: le criticità che la proposta di legge regionale non risolve

Il Piano Operativo del Comune di Piacenza: un’espansione enorme

La scelta fortemente espansiva del Polo logistico è purtroppo, come si anticipava, in piena sintonia con le Linee Guida al nuovo POC (il piano operativo comunale), recentemente approvate. Tali Linee Guida, adottate dall’attuale Amministrazione quale strumento provvisorio in attesa delle indicazioni della nuova Legge Urbanistica, prevede la possibilità, se verranno avanzate concrete manifestazioni di interesse da parte degli operatori, di realizzare Piani Attuativi del Piano Regolatore vigente e nuove aree approvate nel corso dell’istruttoria delle osservazioni. Ad una sommaria analisi delle aree soggette a possibile manifestazione d’interesse si ritiene che Piacenza possa contare circa 5 milioni di metri quadri di nuove potenziali urbanizzazioni sia a carattere residenziale che industriale (esclusa l’espansione del Polo Logistico). Di queste aree circa la metà è su suolo oggi agricolo: aree spesso contigue alle frazioni e al limite fra l’abitato urbano e la campagna, quelle più appetite da un mercato immobiliare altrimenti affaticato. Si vede dunque come nei prossimi anni il comune di Piacenza metterà a disposizione possibità espansive, che se realizzate entro il 2022 non verrebbero contabilizzate nel limite della nuova legge urbanistica.

La restante parte riguarda aree ex-militari che costituiscono ad oggi un polmone verde della città. A tutto ciò vanno aggiunti oltre 6 milioni di metri quadri di territorio urbanizzabile a carattere prevalentemente residenziale inserito nei PSC e nei POC dei cosiddetti Comuni di cintura, che oggi si sta cercando di fare partire. Previsioni urbanistiche assolutamente in contrasto alla condizione di eccesso di offerta di patrimonio edilizio, come confermato dalle più recenti analisi sul patrimonio edilizio piacentino esistente e dalle rilevazioni ISTAT sugli andamenti demografici che disegnano una sostanziale stabilità da anni della popolazione residente (con tendenza al declino). Eccesso di offerta che, accompagnato al progressivo abbandono di alcune parti di città, ha portato negli anni al diffondersi di un degrado urbano dovuto alla riduzione di popolazione residente e delle attività commerciali di vicinato. Dunque dinamiche opposte a quelle utili alla rigenerazione urbana. Va ulteriormente evidenziato che al di là del dato quantitativo abnorme ed impressionante, le aree soggette a potenziale urbanizzazione sono aree molto significative sotto il profilo qualitativo. Tra queste aree di pregio occorre citare:

Orti di via Campesio

Uno degli ultimi polmoni di verde di 16 mila mq. Interno alla città, in un quartiere a ridosso del centro storico e caratterizzato da una forte urbanizzazione. Un’area da dedicare allo sviluppo degli Orti in città come momento di partecipazione attiva dei cittadini e di socializzazione. Consumo di suolo in Emilia-Romagna: le criticità che la proposta di legge regionale non risolve.

Le aree a Borgotrebbia contigue al Parco del Trebbia

70 mila mq. di terreno da salvaguardare dalle mire espansionistiche delle attività di cava e non solo. Aree che come si diceva sono contigue al neonato Parco del Basso Trebbia. Le aree nei pressi della Strada Malchioda 5 mila mq. di terra fertile ed agricola che oggi consente di mantenere un corridoio di verde nella periferia sud di Piacenza.

Aree delle frazioni, praticamente in piena campagna

Quasi 70 mila mq. di ulteriore potenziale impermeabilizzazione alla prima periferia della città. Consumo di suolo in Emilia-Romagna: le criticità che la proposta di legge regionale non risolve.

Un caso a parte, che non riguarda in senso stretto urbanizzazione di suolo agricolo, ma che tocca comunque il destino di un’importante area verde, quella della ex-polveriera Pertite. Area che sebbene da 8 anni soggetta ad una mobilitazione di massa della cittadinanza che ha obbligato l’Amministrazione a destinarla a Verde Pubblico è giornalmente fatta oggetto di interessi edificatori quanto mai vari, quali da ultimo come possibile area dove costruire il nuovo Ospedale cittadino. Un’area di 280 mila mq. in fase di acquisizione da parte del Comune dall’Amministrazione militare e che potenzialmente potrebbe diventare il terzo grande Parco Pubblico della Città.

questo link il Dossier integrale contenente la descrizione delle principali aree minacciate dal cemento in Emilia-Romagna.

questo link la mappa interattiva con le principali aree minacciate dal cemento in regione

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