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Cronaca

«L'ispettore Anastasio è una persona onesta e ha servito lo Stato. Va assolto»

Arringa difensiva di due ore nell'ultima udienza del processo che vede l'ispettore capo Claudio Anastasio, ex sezione narcotici della Squadra mobile, sul banco degli imputati per reati di droga, favoreggiamento della prostituzione, utilizzo indebito di carte di credito e altri

«L'ispettore Claudio Anastasio va assolto perché non è un criminale. Ha sbagliato soltanto a fidarsi del collega Paolo Bozzini, ma è mancata ogni volontà di delinquere». Lo ha detto l'avvocato Pietro Porciani al temine dell'arringa difensiva durata due ore nell'ultima udienza del processo che vede l'ispettore capo Claudio Anastasio, ex sezione narcotici della Squadra mobile, sul banco degli imputati per reati di droga, favoreggiamento della prostituzione, utilizzo indebito di carte di credito e altri. L'avvocato Porciani ha prima esaminato davanti al collegio presieduto da Italo Ghitti una lunga serie di intercettazioni telefoniche finite nell'indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo di Piacenza, cercando di far emergere come l'imputato fosse in buona fede nei suoi rapporti con il collega Paolo Bozzini (condannato di recente a 9 anni di reclusione). La setneza è prevista per le 13 del 27 marzo.

«Mancano coscienza e volontà di delinquere - ha detto Porciani - L'amicizia con Bozzini? Anastasio si fidava ciecamente del suo collega, quindi ci stava. Ma tra essere amico e collega, a permettere di fare i traffici illeciti ne passa. L'ispettore era già in una posizione apicale della sua carriera. Quindi cosa ci avrebbe guadagnato? Quali ragioni lo avrebbero spinto? Sbagliare è un discorso, delinquere è un altro. Claudio Anastasio ha sbagliato a fidarsi, e basta. Lui si è fatto dirigere da Bozzini in questa vicenda. Chi comandava la sezione non era lui, ma un altro che aveva una personalità maggiore. Bozzini era lì da sempre, era lui che aveva rapporti con i confidenti e il territorio, e quindi si fidava di lui. Non ci sono coscienza e volontà di commettere reati».

«Oggi - ha concluso l'avvocato rivolgendosi al collegio - avete nelle vostre mani la responsabilità del futuro di una persona che, come voi, ha messo la sua vita al servizio dello Stato. Il potere giudicante e quello inquirente devono avere comprensione per chi sbaglia in buona fede. Siamo davanti a una persona onesta che ha servito con coerenza interna e onestà le nostre istituzioni. Anastasio non è un criminale. È stato superficiale perché qualcuno gli ha permesso di esserlo». Il pubblico ministero Michela Versini aveva invece chiesto la condanna a 16 anni e mezzo.

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