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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

«La salma di mio fratello lasciata in una stanza a marcire»

La denuncia dei parenti di un 36enne di Fiorenzuola trovato morto in garage il 6 febbraio. Il cadavere, in attesa dell'autopsia, sarebbe stato lasciato in una stanza col termosifone acceso invece che nella cella frigorifera

Un’immagine orribile. Una situazione limite che si aggiunge al dolore per la perdita di un congiunto, di un ragazzo di 36 anni. Sono stati minuti di sconcerto, disgusto e rabbia quelli provati dai familiari dell’uomo morto il 2 febbraio a Fiorenzuola, in un garage, quando si sono recati all’obitorio comunale, al cimitero di Piacenza, per il riconoscimento prima dell’autopsia disposta dalla magistratura. “Ho riconosciuto mio fratello solo da alcuni abiti che gli avevo prestato qualche giorno prima della morte. E’ indegno quello che è accaduto”. I parenti hanno presentato una denuncia ai carabinieri e si sono rivolti a un avvocato, valutando una richiesta di danni al Comune di Piacenza che, attraverso Iren, gestisce i servizi funebri e il personale dell’obitorio.

Con lui, il 6 febbraio, data dell’autopsia, c’era anche la moglie del defunto. Uno choc anche per lei. “Nonostante tutto - ha continuato il fratello - ci tenevo a dargli l’ultimo saluto, perché eravamo molto legati. Per fortuna, mia madre non è venuta. Se fossimo rimasti a Fiorenzuola, forse tutto questo non sarebbe accaduto. All’ospedale di Fiorenzuola c’è un nuovo obitorio, ma non è ancora aperto per motivi burocratici”.

A causare il disservizio, se così si può chiamare, sarebbe stato il caldo. Il corpo, per alcuni giorni, è stato lasciato in una stanza con il termosifone acceso e non in una cella frigorifera. Una situazione che ha provocato una rapida decomposizione del corpo fino a renderlo irriconoscibile. Ma non solo. Il medico legale, trovando il cadavere in quelle condizioni ha  eseguito l’autopsia con difficoltà. Un fatto avvenuto davanti a parecchi  testimoni.

Secondo Iren, invece, le cose sarebbero andate in modo diverso. La salma è stata portata - ha spiegato l’ufficio pubbliche relazioni - all’obitorio alle 21.30 del 2 febbraio, su richiesta dei carabinieri che avevano avvertito la procura. Il cadavere, come prescrive il regolamento di polizia mortuaria è stato sistemato in sala osservazione, dove deve rimanere per almeno 24 ore. E in quella sala non c’è alcun termosifone, ha sottolineato Iren. Il 4 febbraio, il corpo del 36enne è stato messo alle 8 di maatina in una cella frigorifera e il 6 febbraio è stato svolto l’esame autoptico. “Per Iren - conclude la multiutility - le operazioni si sono svolte rispettando la normativa”.

In passato, però, l’Ausl aveva già svolto alcune ispezioni contestando alcune difformità. E il servizio, tempo fa, era stato criticato da un’impresa di servizi funebri. Dopo essersi lamentata dell’operato di alcuni dipendenti di Iren, la multiutility aveva segnalato l’impresa alla procura. I magistrati, però, chiusero il fascicolo non trovando addebiti nei confronti dell’impresa piacentina. Iren, però, ha detto che i regolamenti vanno fatti rispettare per dare ordine al servizio.

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