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Cronaca

Lanciò un paio di mutande sporche nel giardino del vicino: 50enne condannato

Screzi di vicinato durati anni e culminati nel lancio di spazzatura e uova nel giardino dei vicini fino a terminare con il lancio di un paio di mutande, per di più sporche. Un 50enne, residente nella zona di Alseno, è stato condannato a 5 giorni e al pagamento di un risarcimento

Screzi di vicinato durati anni e culminati nel lancio di spazzatura e uova nel giardino dei vicini fino a terminare con il lancio di un paio di mutande, per di più sporche. Un 50enne, residente nella zona di Alseno, è stato condannato, con l’accusa di getto pericoloso di cose, questa mattina dal giudice Ivan Borasi a 5 giorni di arresto (convertiti in pena pecuniaria) e al pagamento di 500 euro a testa alle tre vittime, una famiglia composta di padre, madre e figlia. La pena è stata sospesa. Il pubblico ministero Antonio Rubino aveva chiesto la condanna a 10 giorni. Il giudice, inoltre, ha restituito gli atti alla procura ipotizzando il reato di falsa testimonianza nei confronti della moglie dell’imputato. L’uomo è stato difeso dall’avvocato Giorgio Parmeggiani.

La famiglia, assistita dall’avvocato Graziella Mingardi, aveva denunciato ai carabinieri le continue molestie e quando era terminata l’inchiesta si era costituita parte civile. Nel 2012, dopo mesi di “dispetti”, il gesto che ha convinto la famiglia a denunciare l’uomo: un paio di mutande trovate nel giardino e lanciate da un camion - ripreso dalle telecamere dell’abitazione - che aveva la scritta dell’azienda di ortofrutta dell’uomo.

La parte civile ha detto che la famiglia è stata offesa e che l’imputato, nonostante si fosse cercato di arrivare a un accordo, ma non si è mai presentato al processo né ha mai accettato di dialogare cosa che avrebbe permesso di evitare spese inutili per un processo. Il difensore, invece, ha detto che non esiste la prova che a lanciare le mutande dal camion fosse stato l’imputato anche perché l’uomo sapeva di essere ripreso dalle telecamere. E la moglie, poi, aveva sostenuto che a essere lanciato era stato uno straccio con cui si puliva il camion. Inoltre, secondo il legale si era trattato di un gesto inconsulto e non premeditato.

La famiglia, invece, aveva fotografato e repertato l’indumento intimo finito nel giardino e aveva consegnato tutto ai carabinieri. Alla base di questa guerra legale, come spesso accade, un motivo futile: la figlia era stata accusata di aver parcheggiato la vettura troppo vicino a uno dei garage dell’uomo che avrebbe deciso di far valere le proprie ragioni modo suo.

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