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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

I profughi: «Ascoltateci, siamo cittadini a tutti gli effetti. Troppe bugie su di noi»

I ragazzi sgomberati dal Ferrhotel scrivono alla città: «Siamo tutti profughi, siamo in regola e con il permesso di soggiorno. Vorremmo avere uguali possibilità rispetto alle altre persone. Chiediamo di essere ascoltati e di essere considerati cittadini a tutti gli effetti. In molti hanno mentito su di noi»

Riceviamo e pubblichiamo integralmente una lettera dei ragazzi sgomberati lunedì scorso al Ferrhotel. Il gruppo composto da 26 persone aveva protestato poi in piazza Cavalli accampandosi sotto i portici del municipio.

 

«Da lunedì 1 Luglio il Ferrotel di Piacenza è stato sgomberato dalle forze di polizia a seguito della decisione della Prefettura. A una settimana, ci troviamo nuovamente ospitati in una struttura provvisioria (Circoscrizione n° 2), ricevendo pasti da alcuni amici che ci sono venuti in aiuto, ma, soprattutto, senza avere una certezza su quella che sarà la nostra sorte. In quest'ultima settimana è venuta alla luce una situazione che dura oramai da due anni e mezzo. Tutti ne erano a conoscenza: Prefettura, Comune, Provincia, cittadini; ma ora sembra essere una novità per tutti».

«Veniamo da diversi Paesi dell'Africa. In tutti questi Paesi la situazione politica e sociale è tale per cui i diritti umani e l'integrità della persona non sono rispettati. Molti di noi, già in Libia, godevano dello status di rifugiato per la legge di quel Paese. Siamo, poi, arrivati in Italia a causa della guerra che l'Europa ha mosso contro il governo di Gheddafi.

«Abbiamo rischiato la vita prima sotto le bombe e poi per attraversare il mare ed arrivare a Lampedusa. Siamo stati ospitati chi nel Ferrotel di Piacenza, chi in altre strutture della Provincia. In questo tempo ci siamo dati da fare per imparare la lingua (abbiamo frequentato corsi d'italiano nelle scuole e nel sindacato), abbiamo fatto qualche lavoretto saltuario. Innumerevoli volte abbiamo chiesto di poter imparare un mestiere, di poter fare una scuola per imparare un lavoro. Abbiamo sempre detto che eravamo tenuti a mangiare, dormire e oziare nelle strutture che ci ospitavano. Non siamo mai stati contenti di questa situazione, ma sempre ci veniva risposto dagli assessori di Comune e Provincia che non ci era permesso accedere ad alcun servizio. Tutti noi abbiamo famiglie che non vediamo da molto tempo, che quando ci contattano sempre ci chiedono quando torniamo per vedere le nostre mogli e i nostri figli; noi non sappiamo cosa rispondere. Non ci siamo macchiati di alcun crimine. Ci teniamo, tuttavia, che emerga la verità delle cose, convinti che le bugie e il pregiudizio portano allo scontro ed alla incomprensione«.

«Nel momento dello sgombero erano presenti nel Ferrotel molte persone che nulla avevano a che fare con l'emergenza umanitaria in Libia. Molti di loro erano Magrebini in Italia da diverso tempo (soprattutto Marocchini e Tunisini) che, vedendo che la struttura non era più sorvegliata da nessuno (completamente abbandonata dalle istituzioni), vi avevano trovato alloggio. Queste persone non c'entrano niente con noi. Ma chi dice che noi proveniamo dal Marocco, dice una cosa non giusta. Nessuno dei 26 ragazzi che attualmente sono alla Circoscrizione n° 2 proviene dal Marocco! E i magrebini che stavano al Ferrotel non sappiamo più dove siano. D'altronde non eravamo noi né proprietari né custodi della struttura lasciata abbandonata».

 «Va inoltre precisato che tutti noi siamo in regola con il permesso di soggiorno. Nessuno di noi è clandestino! Nessuno di noi merita, a norma di legge, il rimpatrio come alcuni politici pretendono. Tutti noi abbiamo il permesso per soggiornare in Italia: chi perché gode della protezione internazionale garantita dalle Nazioni Unite e recepita dall'Italia con d. lgs. 251/2007; chi perché, beneficia di un provvedimento della Questura di Piacenza per motivi umanitari. Le commissioni territoriali del Ministero dell'Interno con sede a Torino e a Bologna hanno ascoltato le nostre storie, visionato i nostri documenti, chiesto informazioni alle strutture sovranazionali sulle condizioni dei nostri Paesi d'origine e, in base alla legge, hanno riconosciuto o meno la protezione internazionale nella duplice spicie di asilo politico oppure protezione sussidiaria. Chi non ha ottenuto il parere positivo della commissione è stato esaminato dalla Questura di Piacenza, la quale, ha rilasciato un permesso di soggiorno per motivi umanitari ai sensi del d. lgs. 25/2008 art. 32. Alcuni di noi, con il permesso di soggiorno in scadenza, ne hanno chiesto ed ottenuto il rinnovo».

«Si è inoltre affermato che solo dieci persone fra noi apparterrebbero al nucleo originario di persone mandate a Piacenza dalla protezione civile all'inizio della crisi nord africana. Anche questa è un'inesattezza grande. Da quello che abbiamo visto la lista di 10 persone che il Comune possiede contiene nomi di persone che non sono più a Piacenza (e alcuni nemmeno più in Italia) da tanto tempo. Alcuni poi, chi facendo il venditore ambulante, chi chiedendo l'elemosina per la strada, hanno avuto la possibilità di trovare una stanza ed ora vivono per loro conto. Sappiamo, però, che la legge non consente di vendere senza l'autorizzazione e non vogliamo prendere multe».

«Molti, inoltre, considerano irrispettoso chiedere l'elemosina, perché abbiamo sempre lavorato e non eravamo abituati a queste cose nemmeno nel nostro Paese. La lista, invece, non contiene i nomi proprio di persone che sono presenti a Piacenza dall'inizio dell'emergenza e che attualmente sono alla Circoscrizione n° 2. Abbiamo già segnalato al Comune questa cosa. Ma non sappiamo perché si continua a dire che solo 10 di noi sono profughi “piacentini”».

«Siamo ben consapevoli che non si possa avere la medesima soluzione ed applicarla a tutti e 26 i ragazzi. Nessuno ha mai chiesto questo. Sappiamo che il lavoro è pochissimo e che tanti sono i disoccupati italiani e stranieri a Piacenza. Ciò che vorremmo è ciò che chiediamo ormai dall'inizio della nostra vicenda: avere uguali possibilità rispetto alle altre persone. Abbiamo frequentato di nostra iniziativa corsi di lingua italiana. Alcuni hanno imparato meglio, altri meno; tutti hanno preso il diploma. Abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere la possibilità di fare corsi-scuole professionalizzanti: scuola di panificazione, scuola di saldatore o meccanica ecc. qualsiasi cosa per poter avere una, seppur minima, professionalità. Gli assessori ci hanno sempre negato questa possibilità. Noi non avevamo diritto; prima perché non avevamo il permesso di soggiorno definitivo, poi perché i soldi non erano sufficienti per attivare corsi per noi. Sappiamo che il lavoro manca per tutti e che se avessimo fatto una qualche scuola non cambierebbe molto; ma almeno non avremmo passato così tanto tempo a oziare»

 «Vogliamo concludere facendo chiarezza sulla vicenda dei 500 euro che ci sono stati dati 4 mesi fa. La decisione è stata presa dal Governo italiano, non abbiamo chiesto noi questi soldi. Ci trovavamo da tre giorni senza più acqua e luce al Ferrotel. La mensa era stata chiusa tre giorni prima e non avevamo più niente da mangiare. Come facevamo ad andare avanti ? Nella struttura non c'era più nessuno delle persone che ci erano state vicine. Molti di noi pensavano di poter diventare autonomi con quei soldi. Non sapevamo che quei soldi ci sarebbero bastati a mala pena per un mese. La prefettura ci aveva consigliato di andare verso altri Paesi europei (Francia, Belgio, Germania...) ma chi di noi è andato, ha trovato che la situazione non è diversa dalla nostra e molti sono stati rimandati indietro perché “l'Italia è il Paese che vi ha accolto e che vi deve ospitare».

 «Sappiamo che la situazione non è semplice, che molte persone si sono impegnate e si impegnano per trovare una soluzione ai nostri problemi. Ci sono, però, persone che non dicono parole vere. Non sappiamo il motivo ma non vogliamo che le bugie dividano e ci mettano gli uni contro gli altri. Nessuno ci guadagnerebbe. Siamo disposti ad ascoltare e a lasciarci consigliare. Chiediamo di essere ascoltati e di essere considerati cittadini a tutti gli effetti quali, effettivamente, siamo».

I ragazzi dell'ex Ferrotel di Piacenza, attualmente domiciliati alla sede della Circoscrizione n° 2

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