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Cronaca

«Lo Stato non vuole fare nulla per arginare i pericoli del gioco nei bar»

Il commento di Pollastri (Pdl) alla risposta dell'assessore regionale al Commercio: «La Regione dà risposte solo di tipo socio-sanitario mentre si moltiplicano le iniziative dei Comuni contro le macchinette»

Sulla scorta di una ricerca di Mef, Aasc e Agcos da cui risultava che Piacenza, 61ma nella graduatoria nazionale, spende da sola 241.687.413, corrispondenti ad 893 per cittadino, ossia il 2,96% del PIL provinciale in giochi d’azzardo, il consigliere regionale piacentino Andrea Pollastri (Pdl) aveva chiesto all'assessore regionale al Commercio Maurizio Melucci, tramite un'interrogazione, informazioni circa la presenza nei bar delle macchinette per il gioco d'azzardo.

Pollastri, in particolare, chiedeva lumi sulle possibilità dei Comuni di vietare queste attrazioni e si lanciava la proposta alla Regione di dar vita, insieme alle principali associazioni di categoria, ad un codice etico per sostenere, far conoscere e promuovere l’azione dei baristi che hanno spontaneamente rifiutato i dispositivi per il gioco d’azzardo nei loro locali. L’assessore ha così risposto: «Sotto il profilo della legislazione commerciale si rileva che il D.L. 223/2006 (decreto Bersani) all'art.38, c.1 lett.b), al fine di contrastare la diffusione del gioco irregolare ed illegale, l'evasione e l'elusione fiscale nel settore del gioco, nonché assicurare la tutela del giocatore ha disposto che la disciplina dei giochi di abilità a distanza con vincita in danaro doveva essere individuata con regolamenti statali da emanarsi entro il 31 dicembre 2006. Il recente D.L. 98/2011 (convertito con legge 111/2011) ha confermato l'attribuzione all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS) di rilevanti compiti di ordine amministrativo nonché ha attribuito all'amministrazione dei monopoli la competenza ad irrogare sanzioni per la violazione alle disposizioni rilevate, comprese quelle relative al gioco da parte dei minori di anni 18, precedentemente affidati all'autorità di polizia. In merito a quanto sopra giova ricordare che la Corte Costituzionale (sent. n.237 del 2006), seppure con riferimento al contingentamento, aveva statuito "che i profili relativi all'istallazione degli apparecchi e congegni automatici da gioco presso esercizi aperti al pubblico, sale da gioco e circoli privati afferiscono alla materia di ordine pubblico e sicurezza che l'art. 117. comma 2 lett. h della Cost. riserva alla competenza esclusiva dello Stato".»

«Per le ragioni rappresentale - prosegue l'assessore - sfugge a questo assessorato un puntuale monitoraggio del settore in argomento, atteso altresì che l'autorizzazione amministrativa per l'installazione degli apparecchi era prima rilasciata dal questore oggi sindaco (ora sostituita da Scia) per gestire un pubblico esercizio in cui sì somministrano vino, birra, liquori ed altre bevande anche non alcoliche o si praticano giochi leciti, ivi inclusi i circoli privati. La seconda è concessa solo dal questore per l'esercizio delle scommesse esclusivamente a soggetti che sono muniti di concessione rilasciata dall'AAMS o ad altri soggetti Incaricati dal concessionario. L'Assessorato alle Politiche per la Salute, nella consapevolezza dell'entità del problema, ha messo in atto azioni tese a verificare la diffusione della dipendenza da gioco d'azzardo nella popolazione regionale. I dati raccolti sulla popolazione assistita dimostrano numeri in incremento esponenziale, ma si stima che il fenomeno sia molto maggiore (dieci volte tanto) rispetto a quanto intercettato dai Servizi delle Aziende Usi (Salute Mentale e Dipendenze Patologiche)».

«Oltre la metà dei casi - afferma -riguarda la dipendenza da videopoker e simili. Accanto alla presa in carico delle persone con dipendenza da gioco d'azzardo l'Assessorato alle Politiche per la Salute ha promosso alcune azioni rivolte alla prevenzione e alla riduzione dei rischi per evitare che il gioco occasionale si trasformi in dipendenza. Dal 2008 è attivo un gruppo tecnico di professionisti del settore per supportare i servizi sanitari delle Aziende UsI. E' in fase avanzata di studio un modello di intervento nelle scuole; attraverso la formazione degli insegnanti si propone un approfondimento attraverso le discipline: Matematica/calcolo delle probabilità, in modo accattivante e comunicativo».

Così replica Pollastri:«Dalla risposte emerge che le competenze, relativamente alla limitazione, sono unicamente dello Stato, il quale non ha alcuna volontà di arginare il problema. La Regione dà risposte solo di tipo socio-sanitario. Mente si moltiplicano, da Vicenza a Cosenza ad Arezzo, oltre a Pavia e Verbania, le iniziative dei Comuni contro le macchinette, nulla si dice se possano o meno muoversi in tal senso e non si dà riscontro alla mia proposta di un codice etico per la limitazione volontaria del fenomeno: evidentemente neppure alla nostra Regione interessa troppo contenerlo, meglio gli affari delle persone che vanno si rovinano».

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