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Cronaca

«Maltrattata dai miei genitori perché volevo essere occidentale» ma in aula ritratta: «Ho esagerato»

Sembrava un inferno la vita di una giovane marocchina che lei stessa aveva descritto in un esposto alla procura nel 2015. La ragazza, però, ascoltata in aula davanti al giudice Fiammetta Modica, ha ritrattato buona parte delle accuse, di fronte ai genitori

Maltrattata dai genitori musulmani e molto tradizionalisti che non sopportavano il suo stile di vita troppo occidentale. Divieti di uscire, attenzione all’abbigliamento, ma anche un pugno sul naso davanti ad altre persone, la minaccia di essere mandata in Marocco per sposarsi e l’imposizione di prendere degli psicofarmaci. Sembrava un inferno la vita di una giovane marocchina che lei stessa aveva descritto in un esposto alla procura nel 2015. La ragazza, però, ascoltata in aula davanti al giudice Fiammetta Modica, ha ritrattato buona parte delle accuse, di fronte ai genitori che sedevano sul banco degli imputati. E lei stessa è stata ripresa più volte dal pm Antonio Rubino e dal giudice, che le ha ricordato come poco prima avesse giurato di dire la verità. E’ cominciato il 15 maggio, il processo nei confronti di due genitori accusati di maltrattamenti in famiglia. Entrambi sono difesi dall’avvocato Vittorio Antonini. Una situazione, quella creatasi dopo le sue dichiarazioni, che potrebbe farla finire nei guai. Al di là del lato giuridico, la 21enne - che oggi vive in Gran Bretagna - ha avuto il coraggio di dire che parte di quelle accuse erano false davanti a mamma e papà e al termine, la figlia e il genitori si sono abbracciati all’uscita dal tribunale. Un gesto di perdono e di distensione.

La vicenda risale al 2015. Lei, 18 anni, presenta un esposto alla procura di Milano e racconta la “tirannia” dei genitori contro una figlia «ribelle», come lei stessa si è definita. Una serie di vessazioni che avrebbe subito due anni prima, a Piacenza. Ma quando il pm ha posto le prime domande, e le ha ricordato i particolari che aveva detto alla polizia mentre stendeva la denuncia, le tante certezze sono cadute e lei stessa ha detto che non era vera l’imposizione di prendere psicofarmaci, che il pugno sul naso non lo aveva mai ricevuto. «Era un’esagerazione - ha detto - perché volevo uscire con gli amici di scuola, vestirmi alla moda. Comunque mi assumo tutta la responsabilità». Insomma, viveva i drammi di buona parte degli adolescenti. La giovane ha cercato di minimizzare sugli schiaffi e i capelli tirati dalla madre. Poi ha raccontato di essere tornata per un anno in Marocco, dalla nonna, perché non ce la faceva più a stare in quel clima. Il giudice ha sentito anche una testimone, una amica della ragazza. Anche la teste è stata ripresa dal giudice, perché ha infarcito le risposte di tanti “non ricordo”, quando nelle deposizioni alla polizia aveva raccontato molti dettagli. Nella prossima udienza, su richiesta della difesa, sarà ascoltato il medico di famiglia. L’obiettivo dell’avvocato Antonini è di dimostrare che nessuno ha mai prescritto psicofarmaci alla ragazza.

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